sabato 30 luglio 2011

... RIVOLUZIONE ...

E' da tempo che continuo a domandarmi come si possa spiegare l'apparente incongruenza che noto frequentando il mondo virtuale (Internet), sempre più popolato da persone che inneggiano alla protesta contro le caste, e quello reale, popolato da gente che apparentemente se ne frega di ciò che le succede intorno, ma anzi tira a campare, incazzandosi certo, ma non facendo seguire all'arrabbiatura alcuna azione concreta.
In più, mi chiedo sempre più spesso se l'oggetto dello sdegno sia poi così importante da meritare tutta l'attenzione che le viene dedicata.
Da mesi, ma anche da anni, il mondo della politica è sicuramente quello che suscita maggiore sdegno nei cittadini, sia per i costi molto elevati, sia per quell'aura di impunità e irraggiungibilità che lo circonda.
In giro sentiamo spesso parlare male di tutti i politici, senza eccezioni, ed il qualunquismo del sono tutti uguali, sono tutti ladri si spreca. Beninteso, non si può certo dire che la casta (come ormai viene generalmente definita) faccia qualche cosa per smentire questa opinione comune.
Comunque, ho deciso di verificare cifre alla mano quanto ci costa questa combriccola di spreconi, che i media e la gente comune additano come la causa di tutti i nostri mali: il totale dei costi della politica, tra diretti e indiretti (cioè persone che lavorano per "l'indotto") è di 24 miliardi e 700 milioni di Euro.
Una bella cifra, non c'è che dire. Tagliare su questi costi porterebbe già un piccolo beneficio.
Adesso, leggete questa cifra:

DUECENTOSETTANTAMILIARDIDIEURO

è la media dell'imponibile evaso in un anno. Molto, molto più elevata. Come mai di questo ultimamente non si parla? Semplice: perché non si tratta di una casta, ma di un numero non meglio precisato di cittadini che non pagano del tutto o in parte le tasse. Molti di questi, magari, faranno parte di quelli che si indignano per i costi della politica.
Verrebbe da dire da che pulpito...

(...continua...)

venerdì 29 luglio 2011

NOI NON SIAMO ZAPATERO

Il premier spagnolo Zapatero in una conferenza stampa ha oggi indetto nuove elezioni per il prossimo Novembre, perché "in Spagna c’è bisogno di un governo stabile eletto dalle urne, che si faccia carico di tutto il piano economico e politico del 2012".
Travolto dalla crisi economica, dunque, il governo in carica fa un passo indietro per non essere stato capace di arginarla.
Zapatero non si presenterà alle prossime elezioni.
In Italia il Senato ha approvato la fiducia sulla legge "allunga processi", che permetterà alle difese di presentare elenchi infiniti di testimoni a discarico per far durare ogni singolo processo per i secoli a venire. Una norma che evidentemente sarà utilissima, qualora la nostra classe dirigente(?) venisse chiamata a rendere ragione delle proprie malefatte.
Ad abundantiam, è stato presentato il progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina.
Noi non siamo Zapatero, purtroppo.

NON HO BISOGNO




Da oggi, sappiamo che Berlusconi controlla parte della Guardia di Finanza e la usa per controllare, spiare, pedinare chi dissente da lui.
Lo dice il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che per questo motivo ha deciso da due anni di non vivere più nelle caserme della GdF quando si trova a Roma. Per questo, e solo per questo, il povero Giulio ha accettato l'offerta del suo stretto collaboratore Milanese, indagato, di trasferirsi a scrocco in un appartamento di cui parrebbe aver pagato metà dell'affitto mensile.
Per dimostrare a noi che questa vicenda che lo ha coinvolto non è un episodio di corruzione, ma una semplice ingenuità, Tremonti ha prodotto il classico alibi a prova di bomba, imitando in ciò le granitiche giustificazioni di quegli esponenti di governo implicati prima di lui in altri scandali. Potendo scegliere tra un'ampia rosa di spiegazioni, alla fine ha optato per il metodo Scajola-Bertolaso. Del primo ha utilizzato la beata ingenuità, la buccia di banana, che non gli ha consentito di accorgersi che l'appartamento che abitava costava molto di più di quanto lui pagasse. Dal secondo ha ripreso l'elevata classe sociale per spiegare che non ha bisogno di rubare perché, guadagnando già 5 milioni di Euro all'anno, è ricco.
Come tutti i suoi predecessori, neppure lui è stato sfiorato dal pensiero di affermare che non ruba perché è onesto.

giovedì 28 luglio 2011

BERLINGUER TI VOGLIO BENE






Il 28 Luglio di trent'anni fa Enrico Berlinguer rilasciò questa intervista ad Eugenio Scalfari.


La passione è finita?

Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora...

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.

È quello che io penso.

Per quale motivo?

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.

E secondo lei non corrisponde alla situazione?

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.

La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.

Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.

In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.

Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura?

Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?

Veniamo alla seconda diversità.

Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.

Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.

Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant'anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.

Non voi soltanto.

È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?

Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un'offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.

Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s'intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l'occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.

Dunque, siete un partito socialista serio...

...nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo...

Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?

No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c'è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.

Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c'è o no?

Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c'è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.

Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?

La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d'accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l'inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell'obiettivo. È anche lei del medesimo parere?

Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.

Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell' "austerità". Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito...

Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati -di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati.

E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?

Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.
«La Repubblica», 28 luglio 1981

Leggetela e poi trasportatela ai giorni nostri: non è ancora incredibilmente attuale?

mercoledì 27 luglio 2011

IL PENSATOIO

Mi ero ripromesso, dopo averne parlato una volta, di dedicare alla questione dei ministeri leghisti a Monza il giusto interesse: coiè nulla.
In questi giorni, quindi, non mi sono minimamente interessato all'ennesima pagliacciata in camicia verde, finché non ho trovato su YouTube questo stupendo filmato


A questo punto, lo confesso, anch'io ho sentito la necessità di informarmi su come era andata a finire questa boiata pazzesca e, devo dirlo, non sono rimasto più che tanto stupito dal fatto che le sedi appena inaugurate siano già chiuse (dicono che apriranno a Settembre), che il ministro Brambilla si sia imbucata alla festa rivendicando una scrivania o che la Digos e i carabinieri siano stati utilizzati come vigilanza privata per garantire il successo della pagliacciata.
Ho letto con piacere che la Corte dei Conti si sta interessando alla vicenda per verificare che la per ora finta apertura degli uffici non comporti un aggravio di spesa per le casse dello Stato, cosa che pare essere impossibile a meno che gli uffici in questione rimangano sprovvisti di personale.
Mi ha però colpito molto una frase del ministro Calderoli, che ha definito i 150 metri quadri di villa rapinati alla collettività "un pensatoio".
Ho cercato di immaginarmi lui, Bossi, Tremonti e la Brambilla seduti alle loro scrivanie, assorti in profondi pensieri e, a parte l'enorme sforzo di immaginazione che ho dovuto fare, mi sono chiesto in che modo i parti di queste menti sopraffine possano giustificare la funzione di questo sportello aperto al pubblico.
Voi l'avete capito?

martedì 26 luglio 2011

DOBBIAMO ESPORTARE LA DEMOCRAZIA IN NORVEGIA ?

Adesso è ufficiale: l'autore della strage di Oslo in Norvegia è una sola persona, autoctona, xenofoba, leggermente neonazista e, soprattutto, fondamentalista cattolico.
L'opinione pubblica occidentale, finalmente, può tirare un meritato sospiro di sollievo: niente islamici, nè cellule di terroristi, anche se l'arrestato continua a sostenere di far parte di una cellula terroristica.
Noi Occidentali, da anni, abbiamo intrapreso una missione di esportazione della democrazia (non chiamiamola guerra, per carità), proprio a seguito di una serie di attentati terroristici in Usa, Spagna e Inghilterra, per combattere e sconfiggere il fondamentalismo islamico, spacciatoci come il nemico del nuovo millennio: in pratica, noi che siamo i buoni abbiamo dichiarato guerra alla cattiveria (ops: l'ho chiamata guerra).
In tutto questo tempo ci è stato continuamente ripetuto che la nostra era ed è tutt'ora una battaglia di civiltà, contro l'arretratezza culturale di questi nuovi barbari, che uccidono perché inferiori.
Oggi scopriamo che il fondamentalismo non esiste solo nel mondo Arabo, ma anche nel nostro: siccome però noi rappresentiamo il bene, dobbiamo sostenere che qui da noi un episodio del genere deve per forza essere opera di un singolo folle traviato, perché altrimenti si potrebbe dubitare delle motivazioni dei nostri interventi militari.
Quindi, molto meglio continuare a definire questa strage "opera di un folle",mentre i bombardamenti con vittime civili "effetti collaterali", perché, se no, dovremmo parlare di guerra, non più di missioni umanitarie, con tutto ciò che comporterebbe.
Per questo, se in Libia i raid aerei sono "appoggio agli insorti", a Oslo la strage è un "crimine contro l'umanità". Altrimenti, dovremmo iniziare ad esportare la democrazia anche in Norvegia.

lunedì 25 luglio 2011

UN POSTO ALLA REGIONE




Prima ha detto che non si sarebbe dimesso.
Poi, si è autosospeso.
Oggi, finalmente, Filippo Penati, detto “il leghista di sinistra”, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vice presidente del consiglio regionale lombardo e da tutti gli incarichi all'interno del Pd.
Si chiude così questa specie di soap opera politico istituzionale, che ha avuto sui media un grande risalto e che è stata presentata come un gesto molto nobile, cosa rara in un periodo in cui i politici raggiunti da avvisi di garanzia spacciano come regola di vita la presunzione di innocenza e si scagliano contro fantomatici complotti orditi da magistrati comunisti.
Questa sceneggiata per fortuna in questo caso ci è stata risparmiata, occorre riconoscerlo a Penati, anche se il passo più importante, le dimissioni, sono giunte alla fine del teatrino descritto sopra.
Tutta questa vicenda, però, spiegherebbe anche come mai in questi anni non ci sia stata una dura battaglia all'interno della regione Lombardia per denunciare gli scandali che si sono succeduti, dall'arresto dell'assessore Prosperini alla tutt'ora scandalosa presenza in consiglio di Nicole Minetti, solo per citare due esempi. Parrebbe cioè che l'opposizione, chiamiamola così, non voglia fare la voce grossa, non avendo provveduto preventivamente a togliere i propri scheletri dagli armadi.
In più, è vero che Penati si è dimesso da vice presidente, ma rimane tutt'ora un consigliere regionale a tutti gli effetti: perché non vengono rassegnate anche quelle dimissioni? Perché non farlo subito?
Anche perché, se dovesse essre questo il prossimo passo, l'esito di questa strategia sarebbe veramente devastante, togliendo credibilità a tutto ciò che l'esponente Pd ha fatto sino ad ora ed anzi generando una ridda di ulteriori sospetti.
Fossi nei dirigenti del partito, aspetterei prima di santificare questa condotta.

venerdì 22 luglio 2011

POCHE MELE MARCE ?



Ieri sera eravamo a tavola ascoltando la radio che riferiva delle nuove prodezze di Prosperini, il quale, dopo essere stato arrestato praticamente in diretta Tv ed aver successivamente patteggiato una pena per tangenti, è tornato alla ribalta per essere stato riarrestato per un'altra storia di tangenti.
Mentre stavo ascoltando e ripensavo alle risate che mi ero fatto per la comica del primo arresto, ho sentito fare una riflessione ad alta voce: “ma che bisogno ha Prosperini di prendersi 10 mila Euro? Mica è uno spiantato senza una lira!”.
L'osservazione mi ha fatto molto riflettere. In effetti non ho mai pensato a lui come ad una persona indigente, quindi è giusto domandarsi perché prenda tangenti.
Di lui poi, serbo ancora con affetto il dolce ricordo di quando, all'epoca esponente della prima Lega Nord (quella dei primissimi anni '90 che puntava l'indice contro i “terroni”), era venuto a parlare nel cortile del mio liceo e si era preso un bella secchiata d'acqua fresca, lanciatagli dall'ultimo piano: era la fine dell'anno scolastico e si rinfrescò dall'afa.
Lui aveva incassato la bravata con molta sportività, tutti gli altri erano scoppiati a ridere.
Ma non divaghiamo.
Allora, perché lo fa?
O si tratta di una persona che è spinta ad agire da un bisogno direi patologico di raccogliere denaro, oppure lo fa perché parte di un sistema che negli anni post Tangentopoli è riuscito ad inabissarsi, ma che non è stato debellato: al limite, ha cambiato solo un po' forma.
Se però ci (ri)troviamo di fronte ad un sistema del genere, allora il problema non è come stanno cercando di farlo apparire: non ci troviamo più di fronte a poche mele marce, bensì ad un cesto che contiene poche mele sane.

giovedì 21 luglio 2011

BELLO PACIAROTTO

Prosperini torna agli arresti domiciliari per una nuova storia di tangenti.
Ecco un impagabile amarcord della prima volta...




...Adesso se ne starà di nuovo chiuso in casa "bello paciarotto !"

I BUNKER DI BERLINO





Dopo l'arresto di Alfonso Papa, Berlusconi sta lentamente prendendo coscienza che ormai per lui è finita. Lo ha detto lui stesso ai suoi fedelissimi a libro paga: si rischia di tornare a ciò che successe nel '92.
La differenza sostanziale con quell'epoca, però, è che allora lui stava cavalcando quell'omda di indignazione popolare per salvare se stesso, mentre ora ne rimarrà inesorabilmente travolto.
E' per questo che sta cercando con tutte le sue forze di posticipare il più possibile quel momento, aiutato in questo dalla gelatinosa opposizione, anche lei impegnata come un sol uomo a tentare di salvare il salvabile, cercando di rifarsi una verginità nell'illusione, si spera vana, di sopravvivere alla tempesta che anche loro ritengono inevitabile.
Ormai tutto il mondo politico è rinchiuso nei rispettivi bunker.
Bossi è costretto a sacrificare Papa, per non rischiare di essere disarcionato seduta stante dal controllo di quella Lega che, con lui in sella, affonderà inesorabilmente insieme a Berlusconi. I suoi antagonisti, Maroni (pregiudicato) in testa, stanno tentando disperatamente di smarcarsi offrendo il loro leader come capro espiatorio alla base del partito sempre più insofferente.
Il Pd, dopo anni di inesorabile declino politico e culturale cerca pateticamente di darsi una nuova apparenza di affidabilità, sacrificando Tedesco per tentare di dimostrare ai cittadini la loro onestà. Arrivano al punto di cacciare dal paradiso il reprobo, sperando che nessuno ricordi i due anni in cui lo hanno protetto, assicurandogli l'impunità con un seggio al Senato.
Fini e Casini non pensano minimamente a scrollarsi di dosso la patente di "traditori", perché ai due fa molto comodo, dato che per dieci sono stati complici del sistema: passare quindi come infami adesso, potrebbe risultare molto comodo in un futuro prossimo.
Berlusconi, che di certo stupido non è, sa benissimo che ormai è giunta la sua ora: da questo punto di vista, il suo bunga-bunga ricorda in versione pecoreccia il "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini.
Certo, come è umano, sta anche cercando di evitare la sua fine e quindi tenta in tutti i modi di escogitare un sistema per raggiungere il suo scopo. Rivolgere le sue attenzioni al mondo della rete è un ottimo esempio di ciò.
Questo, in un mondo di persone sveglie e attente, sarebbe solo un disperato tentativo, destinato inesorabilmente a fallire.
Il problema da noi sta proprio nella mancanza di attenzione. L'ambiente è stato inquinato per decenni in modo massiccio: in un Paese dove la maggior parte dei cittadini forma le proprie opinioni esclusivamente assorbendo i messaggi della televisione che lui controlla, direttamente o indirettamente in modo totale, questo è, al contrario il momento più pericoloso, perché, se non dovesse farcela lui, è altamente probabile che abbiano successo coloro che gli sopravviveranno.

mercoledì 20 luglio 2011

AGGIORNAMENTO

Mentre alla Camera il deputato Papa sarà arrestato, il Senato respinge gli arresti domiciliari del senatore Tedesco.
Il PDL salva il PD, quest'ultimo non restituisce il favore.
Scommettiamo che adesso il "partito degli onesti" partirà con una bella campagna sul giustizialismo e sul giacobinismo dei comunisti?

PD : PARTITO DOMICILIARI ?



Oggi pomeriggio, il Senato dovrà decidere se approvare la richiesta di arresto promossa dalla Procura di Bari nei confronti dell'onorevole Alberto Tedesco.
Il Partito Democratico ha annunciato che voterà a favore dell'arresto del suo senatore ed ha chiesto che la votazione avvenisse in contemporanea con quella del deputato Papa alla Camera, per evitare mercanteggiamenti.
Forse oggi sarà scritta una nuova pagina nella storia delle nostre istituzioni: quella in cui la casta, nome molto in voga in questi giorni, abbandonerà, finalmente, un suo membro nelle mani della giustizia di noi comuni mortali, rinunciando a rinchiudersi nel suo palazzo dorato.
Lanceranno una preda (se non due) verso i lupi affamati per tentare di dare un segnale di attenzione nei confronti di tanti cittadini arrabbiati. Nel tentativo, cioè, di dare un segnale rassicurante all'opinione pubblica, di far vedere che hanno capito quanto la gente sia stufa e che, quindi, stanno cercando di cambiare il sistema.
Forse questo per molti sarà sufficiente.
Ci sono però delle domande che in tutta questa storia non hanno ancora trovato una risposta convincente: come mai il Pd nel 2009 ha portato al Senato questo assessore alla sanità della regione Puglia, dimessosi dalla carica regionale proprio a seguito di questa indagine, ed oggi ne autorizzerà (a meno di sorprese) l'arresto?
Cosa è cambiato, in questi due anni?

... RIVOLUZIONE ...

Parlo con la gente in strada e tutti (tutti) ce l'hanno con questa casta di politici inetti che non fanno niente, lavorano un cazzo, rubano lo stipendio.
“Se io facessi così al lavoro, mi caccerebbero a calci in culo!”, mi sento dire.
Certo, mi verrebbe da rispondere, se lo fai da solo è sicuro; se lo faceste tutti voi che lavorate lì, forse le cose cambierebbero. Forse non vi butterebbero fuori tutti.
Comunque, chiudiamo la parentesi.
Di giorno vedi ovunque gente incazzosa.
La sera sei a casa e vai a leggerti i blog con i loro pittoreschi commenti. Dove si parla di politica, l'odio e il qualunquismo si sprecano. Insulti a tutto e tutti.
Mi sono sempre chiesto come sia possibile che su Internet si gridi alla rivoluzione e poi nel mondo reale trovo solo gente in coda che suona e strepita perché ha sempre fretta di andare a lavorare.
Ma la rivoluzione si fa in ufficio?

(...continua)

martedì 19 luglio 2011

MURDOCH IN THE SKY WITH DIAMONDS




Murdoch non si dimette dalla guida del suo impero.
E' lui l'uomo giusto per fare pulizia.
La colpa non è sua, ma dei suoi sottoposti infedeli, che hanno tradito la sua fiducia.
Non si era accorto dell'entità dello scandalo, perché News of the World rappresentava l'1 per cento del suo impero.
Era sì andato a Downing Street a trovare il premier inglese David Cameron, ma solo per prendere un the, non certo per parlare di politica.
Ha chiesto scusa a tutti e ha definito questo giorno il più umiliante della sua vita.
Queste in sostanza le dichiarazioni di un grande editore mondiale, proprietario di televisioni e giornali in tutto il mondo.
Per il resto, molti imbarazzi e vuoti di memoria.
Credibile? Mica tanto.
I casi sono due: o ci troviamo di fronte ad un incapace, oppure non sta raccontando tutta la verità.
Se incapace, di certo si può pensare tutto, tranne che riesca a rimediare.
Se mente, qualunque soluzione perderebbe di credibilità.
Scaricare le colpe sui suoi sottoposti è meschino.
Il racconto della visita al premier inglese per prendere un the, ma assolutamente non per discuter di argomenti politici, fa semplicemente ridere. Ad aumentare i sospetti su questa visita amichevole, il fatto che Murdoch sarebbe entrato a Downing Street passando dal retro: è molto timido?
In Inghilterra e nel resto del mondo il Tycoon australiano non è molto ben considerato e non da oggi. Da noi invece i telegiornali di Sky sono seguitissimi ed anzi considerati tra i migliori: evidentemente siamo messi proprio male.
Se qualcuno per caso si indignasse, può farglielo sapere in un modo semplice e rapido: può disdire l'abbonamento ai suoi canali e smettere di guardarlo.

RIVOLUZIONE






A morte la casta!
Mandiamoli a casa!
Sono tutti ladri!
Siamo indignati, arrabbiati, proviamo odio per loro.
Giustissimo.
In tutti questi anni tutti ci siamo trovati prima o poi a pensare qualcosa del genere.
Alcuni di noi ogni tanto si sono mobilitati, sono scesi in piazza, hanno pensato che fosse la volta buona, che finalmente ce ne saremmo liberati.
Anch'io l'ho pensato. Sono sceso in piazza e vedevo tantissima gente protestare. Poi tornavo a casa e riprendeva la solita routine casa-lavoro-amici.
Bisogna pur mangiare, mica si può manifestare tutti i giorni, se no ti licenziano.
Figuriamoci poi noi Italiani, che storicamente siamo sempre stati religiosamente fedeli al detto “armiamoci e partite!”.
E poi, io, da solo, cosa posso fare, mi schiaccerebbero come una formica, sono troppo piccolo, io, per combattere contro qualcuno così tanto più forte di me.
Forse il problema sta proprio lì: starò mica combattendo contro il nemico “sbagliato”?...

(...continua)

S. RAFFAELE O S. PATRIZIO ?

Suicida Mario Cal, numero due di don Verzè alla guida dell'ospedale San Raffaele di Milano. Il suo legale ha dichiarato che "era preoccupato perché non c'erano più i soldi per pagare i fornitori".
Settimana scorsa, Cal era stato sentito dai magistrati della procura in qualità di testimone sul buco nero nei bilanci dell'ospedale preferito da Berlusconi: il premier, all'epoca palazzinaro rampante, era addirittura riuscito a far spostare le rotte degli aerei diretti a Linate, per impedire che il loro sorvolo disturbasse i futuri degenti della struttura allora in fase di realizzazione (e per fare in modo che le sue case di Milano2 aumentassero di valore, con un ospedale vicino)
In seguito il premier avrebbe avviato una serie di compatercipazioni finanziarie con don Verzè.
Il suicidio di Cal getta sinistre ombre sulla reale entità del buco nelle casse della società che gestisce il nosocomio, che in questi anni ha ricevuto generosi finanziamenti dalle banche.
Adesso staremo a vedere come si procederà al risanamento economico: intervento pubblico per salvare la struttura privata, oppure intervento del Vaticano?
Pagheremo noi o pagheranno loro?

lunedì 18 luglio 2011

COME GUADAGNARE ? TE LO MOSTRA SPIDERTRUMAN

Anche oggi il prode precario della casta sta totalizzando un'enorme numero di visite sul suo blog, in cui promette di rivelare le peggiori nefandezze dei nostri politici.
Secondo me qui ci troviamo di fronte ad una tipica strategia di marketing e, se avrete la pazienza di leggere, cercherò di spiegarmi.
Innanzitutto, è importante la successione cronologica degli eventi.
Settimana scorsa i nostri mercati sono stati travolti da uno Tsunami finanziario di proporzioni bibliche a cui la nostra classe politica già odiata ha risposto con interventi che hanno avuto il risultato di distruggere quel poco di credibilità istituzionale che ancora aveva.
In quel momento, compare questo precario su Facebook e comincia a pubblicare delle note allusive sugli sprechi della casta: chiaro che, arrabbiati e toccati nel portafoglio, molti si incuriosiscano e inondino il social network di visite e commenti.
Un po' come tappezzare la città di manifesti pubblicitari dal titolo allusivo “ciò che stavate aspettando sta finalmente per arrivare!”: infatti i messaggi sono allusivi, fanno cioè intravvedere degli squarci di realtà, senza svelarla. Devono servire da esca e risvegliare l'attenzione.
L'esperimento ha successo, alle persone piace questo pentito che rimesta nel torbido, quindi si passa alla fase successiva: Facebook, scrive, lo minaccia di rimuovere i contenuti. Levata di scudi dei followers: “No pasaran!”.
Il precario apre subito un blog in cui continua a postare notizie di seconda mano, o abbastanza innocue.
I frequentatori aumentano a vista d'occhio e cominciano lunghe discussioni il cui filo conduttore è il loro odio represso per molto tempo e la voglia di farla finita con questo sistema ( in cui l'eroe assuma il ruolo di anti).
La notizia vera non esce (e penso non uscirà mai), ma la curiosità cresce sempre più, così come le discussioni.
A questo punto, entra nel blog la pubblicità: il precario pentito (nel senso mafioso del termine) ha raggiunto il suo obiettivo. L'aspettativa genera curiosità, che genera contatti, che consentono guadagni. Il sistema si autoalimenterà da solo finché continuerà l'indignazione popolare; basterà ogni tanto gettare un'esca alle belve assetate di vendetta, .
Niente di male a guadagnare sui propri prodotti “editoriali”, per carità. Se fosse un'intenzione dichiarata, sarebbe anche meglio.
E ora, basta parlare di questo fenomeno.
Se ne riparlerà, al limite, quando ci saranno elementi davvero nuovi.

SIAMO PROPRIO ITALIANI





Spopola ormai ovunque il tormentone del “Precario della casta”, sedicente portaborse di Montecitorio che da 15 anni ha assistito silente (e complice) alle peggiori nefandezze dei nostri mai così tanto odiati politici.
Il tapino, dopo tutti questi anni di onorato servizio, è rimasto a piedi e ha deciso di vendicarsi, rivelando le notizie di cui dice di essere entrato in possesso.
Innanzi tutto, perché lo fa?
Lo fa per un desiderio di vendetta contro un sistema corrotto; non, attenzione, perché schifato da ciò che ha visto, bensì perché espulso dal giro, in cui lui evidentemente aspirava a mettere radici.: sulla moralità del comportamento c'è molto da discutere.
Inoltre se, come si evince dal suo post “Auto blu e scorta per tutti! Ecco il segreto di come vengono assegnate”, i parlamentari ricorrono allo stratagemma di simulare minacce attraverso compiacenti complici, commettono un reato, con l'aggravante di commetterlo in qualità di pubblici ufficiali. Al nostro blogger la cosa evidentemente non deve neanche aver fatto così schifo, dato che per sua stessa ammissione non si è rifiutato di prestarsi alla commedia.
Perché lo fa solo in questi giorni?
Penso perché fino ad oggi gli andasse bene così.
In questi giorni, però, la nostra classe politica (tutta) ha dato una nuova ignobile prova di sé annullando i tagli che avrebbero dovuto colpirla: il periodo, quindi è molto favorevole per rivelazioni di questo tipo, dato che il “popolo” sta dando chiari segni di insofferenza, per usare un eufemismo.
Chiaro che una cosa così trovi terreno fertile. Basta andare sul blog e leggersi i commenti dei lettori, tutti entusiasti delle presunte rivelazioni e tutti stracolmi di bile da riversare, dato che molti si vedono attaccati nel proprio portafogli.
Chi è la fonte?
Non si sa. Qualcuno avanza dei sospetti, ma ancora non ci sono certezze definitive.
Personalmente, da ciò che scrive, all'inizio credevo che fosse un dipendente della camera, poi però ho scoperto che costoro vengono assunti tutti per concorso. Potrebbe quindi essere il portaborse di qualcuno. Comunque, il fatto che mantenga un anonimato strettissimo non favorisce la sua attendibilità.
Che notizie ha rivelato?
Niente che sia supportato da prove.
Che gli onorevoli viaggiano gratis, che spendono poco di telefonino perché la Tim garantisce tariffe agevolate, che ci sono continui furti di computer nel palazzo, che la Camera affitta un palazzo per i loro uffici pagandolo a peso d'oro.
Quando ho letto i post, mi sembravano tutte notizie vecchie.
L'ho anche scritto e mi è stato risposto che l'importante è che la controinformazione circoli.
Su questo sono pienamente d'accordo, meno sul fatto che la controinformazione non debba essere valutata, ma abbia il dogma della verità solo perché “contro”.
Morale: gli Italiani sono pronti a ribellarsi solo quando il sistema non gli sta più bene. Spero che non si buttino sul carro del vincitore senza prima cercare di capire che è.

P.S. Sul blog in questione è spuntata la pubblicità di AdSense: indignazione a pagamento?

domenica 17 luglio 2011

FORMIGONI, GIRATI !!!


Dopo l'intervista, ne ha personalmente fatto affondare qualcuno?
Bravo Roberto! Il posto giusto dove parlare di tagli e casta !!!

THE SPIDERTRUMAN SHOW

Spopola sul web il blog "I segreti della casta di Montecitorio", il cui autore sostiene di essere stato testimone diretto, avendovi lavorato per 15 anni prima di essere licenziato.
Ora, una volta uscito da quel centro di potere, il blogger vuole farci sapere quali curiosi e scandalosi retroscena avvengano all'ombra delle istituzioni.
Premetto che le notizie che ha finora svelato sono sì scandalose, ma non così dirompenti. Inoltre paiono un po' datate, oltre che generiche, quasi un sentito dire e non un'esperienza diretta: quando le ho lette, mi è tornato alla mente il libro "la Casta" di Stella e Rizzo. Infatti mi sono messo alla ricerca del libro nei miei scaffali, per verificare quali rivelazioni non fossero già in esso contenute.
Il punto, però, qui è un altro. Da anni ci sono in circolazione testi ed inchieste che svelano questi scandali e pochi hanno mostrato di indignarsi sul serio. Ho la sensazione che pochi le abbiano lette. Ora, queste informazioni girano su un blog e su Facebook e migliaia di persone si incazzano, parlano di rivolta, propongono scioperi e manifestazioni.
Da un lato, è la dimostrazione che la rete serve a far circolare le notizie.
Dall'altro, però, mi dà la sconfortante conferma che sono moltissimi quelli che non leggono libri o che non si informano attivamente, ma aspettano che siano altri a farlo per loro. Naturalmente, ci sono anche quelli che per anni se ne sono fregati perché la cosa non li riguardava direttamente; ora che vengono toccati nel portafoglio...
Purtroppo, l'indignazione da sola non basta a cambiare le cose, occorre anche l'azione.

sabato 16 luglio 2011

GENOVA , 16 LUGLIO 2001

G8: attentato ad una caserma dei Carabinieri a Genova



Comunicato Stampa
Il Ministro dell'Interno Claudio Scajola è in costante contatto con il comandante generale dell'arma dei Carabinieri Generale siracusa per seguire le condizioni di salute del Carabiniere ferito questa mattina a Genova a seguito dell'apertura di un pacco bomba.
Il Ministro Scajola, che sta seguendo personalmente le indagini sul grave fatto criminoso, ha espresso la propria solidarietà al Carabiniere ferito e a tutta l'arma dei Carabinieri.
Le dichiarazioni del Ministro dell'Interno
 
Sull'accaduto il Ministro dell'Interno Scajola ha dichiarato:" è un episodio gravissimo, riconducibile a frange molto minoritarie della contestazione, con analogie con l'episodio di Milano del '99 alla caserma Musacco, rivendicato dalle frange anarchiche insurrezionalistiche."
"'La magistratura e le forze dell'ordine stanno lavorando per individuare i responsabili ma va precisato che si tratta di un episodio che vuole far crescere la tensione in vista del G8 a fine settimana. Lo Stato e le forze dell'ordine hanno nervi saldi."
" Consentiremo ai contestatori del G8, come il Presidente Silvio Berlusconi ha spiegato al momento dell'insediamento del suo governo, di poter svolgere le proprie manifestazioni,ma lo stato ed il governo terranno alta la guardia per verificare e per controllare che non si verifichino episodi di violenza". L'episodio di oggi " conferma la necessità che il controllo dell'ordine pubblico sia molto rigoroso e molto fermo a garanzia di tutti i governanti, i cittadini di Genova,le forze dell'ordine e gli stessi manifestanti pacifici". Ha precisato inoltre che." Non c'è mai stata trattativa su cosa concedere o non concedere: ci sono valutazioni di ordine e sicurezza pubblica che sono determinate di momento in momento da parte del questore e le autorità preposte." In particolare sulla chiusura della Stazione di Brignole :" questo riferimento non ha mai fatto parte di trattative. Comunque Brignole sarà per taluni versi usata, per altri versi non usata, secondo le disposizioni delle pubbliche autorità". 
Il Fatto
E' stato recapitato presso la stazione dei Carabinieri di San Fruttuoso un pacco-bomba.
L'esplosione ha provocato gravi lesione al giovane carabiniere in servizio di leva che ha aperto l'involucro , ferendolo gravemente al volto, rendendo necessario un intervento chirurgico all'occhio destro.

Fonte: Ministero dell'Interno


Oggi, dieci anni fa, cominciavano a vedersi le avvisaglie di ciò che sarebbe successo. Si cominciava a parlare di frange anarchico insurrezionaliste. Si cominciava a costruire l'alibi per le eccezionali misure di sicurezza che avrebbero militarizzato la città.
Comincia oggi il Public Forum, organizzato dal Genoa Social Forum

PERCHE' NESSUNO SI INCAZZA ?

Dopo che la casta ha fatto in modo di salvarsi vergognosamente per l'ennesima volta.
Dopo che abbiamo saputo che toccherà a noi, per l'ennesima volta, rimediare ai loro errori.
Dopo che loro hanno già messo in salvo le loro ricchezze oltre confine.
Noi perché non ci incazziamo?
La risposta è che il passaggio dalla Lira all'Euro ha reso tutto più ovattato.
Nel 1992 il governo Amato varò un decreto a Luglio che consentiva il prelievo forzoso del sei per mille sui conti correnti bancari, l'istituzione dei ticket sanitari, la svalutazione della Lira e la sua uscita dall'allora sistema del "serpente monetario", prelusio alla successiva uscita dallo S.M.E. (sistema monetario europeo).
In autunno, arrivò anche la manovra finanziaria. Totale degli interventi: 100.000.000.000.000 (centomila miliardi di lire).
Come andò a finire lo sappiamo: i cittadini si incazzarono e cacciarono via i politici, sancendo la fine della Prima Repubblica.
Oggi sappiamo che il decreto finanziario appena approvato, senza l'aggiunta della finanziaria che verrà fatta in autunno, è di circa 70.000.000.000 (settanta miliardi di Euro), che in confronto a dieci anni fa vengono percepiti come una cifra enorme, certo, ma evidentemente non ancora inimmaginabile.
Proviamo a tramutarla in lire: 135.538.900.000.000
CENTOTRENTACINQUEMILACINQUECENTOTRENTOTTO milardi e NOVECENTO milioni.
Perché nessuno si incazza come dieci anni fa? Perché l'Euro rende la percezione della cifra come più accettabile.
Fate la prova: 70 miliardi a scuola lo avete scritto.
135 mila 138 miliardi e 900 milioni avrete più difficoltà a scriverlo.
Dieci anni fa ci incazzammo come bestie perché non sapevamo neanche scriverla quella cifra, non si riusciva neppure ad immaginarla, tanto era mostruosa.
Oggi è ancora più mostruosa, ma in termini numerici sembra più contenuta.

TITANIC, ITALIA




La manovra finanziaria è stata approvata ieri ed è stata firmata a tampo di record dal prode Napolitano, che ha ringraziato tutti per la responsabilità dimostrata e per la coesione.
Tremonti ha paragonato la situazione italiana al Titanic e ha detto che se si affondasse, naenche la prima classe si salverebbe dal naufragio.
Mai una metafora si è rivelata più azzeccata: infatti, in quello storico evento, la maggior parte dei passeggeri di prima si salvò, la maggior parte di quelli di terza affogarono. Quindi se tanto ci dà tanto, loro sono a posto, noi ci attacchiamo, a meno di non riuscire a passare in seconda classe, dove uno su due se la caverà.
Già una cosa così dovrebbe far dubitare i passeggeri che non hanno il biglietto di prima.
Da oggi cominciano a saltare fuori gli altarini: i passeggeri di prima classe hanno annullato con un paio di emendamenti ad hoc gran parte dei tagli previsti per loro, praticamente si sono tenuti tutte le loro scialuppe di salvataggio, mentre a noi hanno sgonfiato un po' i salvagente.
Queste notizie fanno sorgere il dubbio che Napolitano o non ha letto bene quello che ha firmato, o è in malafede, oppure risponde a input esterni di lobbies economiche: di certo, ha dimostrato di non essere lì per rappresentare la terza classe.

venerdì 15 luglio 2011

LE QUOTE ROSA BASTANO ?





Il Tar del Lazio ha azzerato la giunta Alemanno, perché non ha rispettato le quote rosa nei criteri di formazione.
Immediata la risposta del sindaco che ha annucciato la nomina di Rosella Sensi come nuovo assessore per la promozione della città e dello sport.
Domanda: le donne possono dirsi soddisfatte?
Prendiamo un altro esempio: Berlusconi da anni candida molte donne a tutte le elezioni e molte riescono a essere elette. Il governo annovera tra le sue fila donne come la Carfagna o la Brambilla.
Qualcuno pensa che siano lì per la loro competenza, o, come me, ritengono che siano state nominate per altri incofessabili e non proprio etici motivi?
Non dimentichiamo poi la scandalosa Nicol Minetti, tutt'ora membro del consiglio regionale lombardo, nonostante un processo a carico che la dipinge come la tenutaria di un bordello: quali meriti politici potrebbe mai avere una persona del genere per poter ambire ad un posto istituzionale come quello che ricopre la gentil signora ?
Non è anche questa una mercificazione del corpo femminile?
Piccola provocazione: mettiamo che Berlusconi si portasse in parlamento la metà di candidate e che nell'opposizione ogni onorevole facesse eleggere sua moglie, l'amica o l'amante. Le quote rosa sarebbero rispettate, eppure la questione della parità non sarebbe affatto risolta.
Che cosa manca, allora?

giovedì 14 luglio 2011

DOV ' E' FINITO BERLUSCONI ?




Da giorni il Caimano pare essere scomparso dagli schermi radar della Terra.
In questo periodo ha lasciato la guida della politica e della finanza e se ne è rimasto silente, quasi fosse uno di quei megadirettori astratti di fantozziana memoria, uno di quelli che "si mormora non esista neppure".
Magari così fosse.
In questi giorni i cosiddetti esperti di informazione danno credito alla tesi secondo cui Berlusconi è rinchiuso a Villa Certosa incazzato nero per la condanna civile del Lodo Mondadori.
Sicuramente è adirato, ma altrettanto sicuramente non è quello il motivo della sua scomparsa.
A parte che se veramente è in Sardegna, ci sta dando dentro col bunga-bunga come non mai.
La verità è che quando le cose si sono messe male per lui, lui è sempre sparito.
Lo faceva già ai tempi in cui era "solo" un tycoon televisivo e il presidente del Milan, ogniqualvolta qualcuno della tifoseria organizzata rossonera ammazzava un ultras di una squadra avversaria: lui all'inizio diceva che doveva essere un pazzo isolato estraneo al gruppo, poi che era una mela marcia, infine, di fronte all'evidenza dei fatti (l'ultras in questione era sempre appartenente a gruppi organizzati vicini alla società), scompariva lasciando al prode Galliani la gestione del lutto.
Le cose da allora non sono cambiate. Lui è l'uomo di successo, il genio della finanza, quello che crea lavoro con le sue aziende. E' quello della povertà e della disoccupazione percepite, quello delle feste, dell'ottimismo. E' quello che la crisi non c'è, basta non parlarne e non arriva.
Figurarsi se uno così, che spara balle sempre più grosse, può rimanere al suo posto come nulla fosse, quando il fumo che vende si dirada, lasciando vedere la realtà: è chiaro che deve sparire lasciando che altri ci mettano la faccia, perché la sua per nessun motivo deve essere accostata a episodi negativi.
Altra coincidenza che può contribuire a spiegare quanto detto sin qui. Appena uscita la sentenza Mondadori, il nostro ha mandato avanti le sue truppe cammellate per far sapere che non un Euro era dovuto, più il solito disco rotto della sentenza politica e bla bla: lui zitto, perché lui non può perdere.
Martedì, all'improvviso, Ghedini ha dichiarato che Fininvest avrebbe pagato i 560 milioni alla Cir di De Benedetti, ribaltando completamente l'atteggiamento tenuto sino ad allora.
E' da notare la successione temporale: appena l'attacco ai mercati frena, con maggioranza e opposizione che si accordano scandalosamente, complice Napolitano, sulla manovra, Berlusconi fa sapere a tutti che anche lui fa sacrifici.

PANE, AMORE E...

''Il paese ci guarda: siamo diversi certo, ma non troppo divisi. Per questo sono orgoglioso di essere con tutti voi''.
Così Tremonti all'Aula del Senato, nel suo discorso sulla manovra economica.
Sono certamente diversi: ci sono quelli alti, bassi, belli, brutti, biondi, bruni, onesti, ladri, pregiudicati, incensurati, liberisti, neoliberisti, iperliberisti, cattolici con due tre quattro famiglie, atei casti, utilizzatori finali di mignotte, minorenni, travestiti...
Però, suvvia, dopo tutto non sono poi così divisi.
Infatti, quando si tratta di decidere su aumenti di stipendio (loro), vitalizi estesi anche alle loro compagne-pubbliche concubine (loro), rimborsi elettorali (loro), trasporti (loro), scorte (loro), case (loro), autorizzazioni all'arresto (loro) e chi più ne ha più ne metta...
Non siano ipocriti.
La dicano tutta.
Sono proprio uniti, una cosa sola.
Stringiamci a coorte (loro)
Siam pronti alla morte (nostra)

EXPO: A MILANO SI LITIGA

Approvato il progetto di variante urbanistica per il progetto di Expo 2015.
Alla fine, il sindaco ha dovuto cedere al Pd, primo partito della sua coalizione, che come al solito si è appellato al senso di responsabilità: è stato approvato il piano della vecchia giunta Moratti, che prevede per l'area, una volta finito l'evento, un indice di edificabilità dello 0,52 pari a 400.000 metri quadrati di future costruzioni. Della cui funzione, ovviamente, non si è ancora deciso nulla, raro esempio di pianificazione.
Molto soddisfatti della cosa il presidente della regione Formigoni e l'ex sindaco della città che ha polemicamente esternato la propria soddisfazione per l'approvazione del piano preparato dall sua giunta: la loro soddisfazione vorrà ben dire qualcosa.
Questo ennesimo figurone ha creato forti fibrillazioni all'interno della maggioranza. Basilio Rizzo ha già detto che non voterà questo provvedimento, visto che essendovisi opposto quando era sindaco la Moratti non vede perché dovrebbe essere favorevole ad un documento identico solo perché nel frattempo è cambiato il sindaco: raro esempio di logica.
Rifondazione è incazzata per il fatto di non essere entrata in giunta, nonostante il suo decisivo contributo al successo delle elezioni (è il secondo partito del centro-sinistra, numericamente parlando) e infatti sta cercando di far pesare la cosa proponendo varianti sostanziali al piano, come la diminuzione dell'indice di edificabilità a 0,16 e la convocazione dei comitati dei cittadini che appoggiano Pisapia per aprire una discussione pubblica: proposta non certo disprezzabile, ma fatta per interessi di bottega. Siccome la loro arrabbiatura è tanta, possiamo aspettarcene delle belle: erano convinti di essere morti e sono risorti, quindi è prevedibile che vendano cara la pelle. Del resto sono ancora quelli della cacchiata del "partito di lotta e di governo"
Boeri, che non ha ancora digerito il fatto di non essere lui il sindaco, fa i capricci: è convinto che, se avesse vinto le primarie, avrebbe vinto anche le elezioni (io non lo avrei mai votato, secondo me con lui candidato rivinceva la Moratti).
Morale della favola, nessuna novità: tutti pensano che l'Expo sia una palla al piede (inutile, costoso, già ridotto rispetto al progetto originale), ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo chiaramente. Così, mentre la giunta litiga per una cosa inutile, il centro-destra gode.

mercoledì 13 luglio 2011

I VEGETALI INTRALCIANO

Ansa, 13 Luglio, 17.40: licenziata mentre è in stato vegetativo perché, secondo l'azienda, "la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva". La donna è in stato vegetativo dal 2010 per un aneurisma celebrale e ha quattro figli, l'ultima nata quattro mesi dopo l'evento. La Filctem Cgil ha impugnato il licenziamento della ditta Nuova Termostampi di Lallio, Bergamo. "Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia", ha commentato la Cgil. "Mi ha turbato soprattutto la parola intralcio, chiedo rispetto" ha detto il marito della donna licenziata.
Senza parole.
Se volete chiedere spiegazioni direttamente a loro, linkate qui

BRAVA EMMA !





" Io penso che quello che stiamo facendo sia sufficiente a far capire ai mercati che noi non siamo la Grecia, non siamo in una condizione di questo tipo".
Bravissima Emma, giusto, finalmente una che parla chiaro.
Finalmente una persona senza ombre, che dall'alto della sua poltrona di Presidente di Confindustria garantisce dell'onestà dei suoi iscritti e del loro rispetto delle regole.
Infatti:
  • Il 7 Maggio 2011, durante la conferenza stampa delle assise generali di Confindustria, a Bergamo, ha dichiarato che " la condanna a 16 anni a Harald Espenhahn è un unicum in Europa. Una cosa di questo tipo, se dovesse prevalere, allontanerebbe investimenti esteri, mettendo a repantaglio la sopravvivenza del sistema produttivo ", rivelando poi che c'era stato " un lungo applauso per Espenhahn da parte della platea ", in segno di solidarietà. Ha comunque voluto sottolineare che le assise " hanno ribadito il massimo impegno per la sicurezza ", perché " ogni morte sul lavoro è una sconfitta " e - aggiungo io - una gran rottura di balle. Loro vogliono la sicurezza, ma se dovessero avere qualche colpa non li si condanni, per carità: all'estero potrebbero pensare che da noi chi sbaglia, paga.
  • Alla fine del 2010 l'azienda di Emma la Paladina - la Marcegaglia S.p.A. - mentre stava trattando con i sindacati il salario di ingresso di 200 nuovi apprendisti, ha assunto, formalmente in provincia di Udine, 40 lavoratori tramite la società Nuova Inde (creata nell'Ottobre 2010 con un capitale sociale di 10 mila Euro e successivamente acquistata dalla stessa Marcegaglia S.p.A. per 100 mila Euro), con uno stipendio inferiore a quello previsto dal contratto nazionale allora in vigore, traferendoli poi a Ravenna. Il giudice ha condannato l'azienda per comportamento antisindacale, obbligando l'azienda ad assumere questi lavoratori come dipendenti diretti, anche per il periodo in cui figuravano assunti dalla Nuova Inde. L'azienda ha presentato ricorso contro la sentenza perché secondo loro il verdetto "sembra avere motivazioni più politiche , che giuridiche". I soliti giudici politicizzati.
  • Nel 2008 Antonio Marcegaglia, fratello della paladina, ha patteggiato 11 mesi di reclusione e 6 milioni di Euro di risarcimento per una bustarella che l'azienda di famiglia versò ad un dirigente dell'Eni per aggiudicarsi un appalto di caldaie del valore di 127 milioni di Euro. E poi dicono che non c'è una Tangentopoli.
  • Grazie alla collaborazione delle autorità Svizzere, la Procura di Milano ha ricostruito una rete di conti alimentati per un decennio da fondi neri. intestati al capostipite Steno e alla nostra, utilizzati per operazioni riservate e per il pagamento di premi fuori busta ai manager del gruppo, oltre che altri piccoli cadeaux.
  • Steno Marcegaglia è stato indagato per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi: l'indagine dovrebbe essere ancora in corso, dopo essere stata aperta dalla procura di Grosseto.
" Noi non siamo la Grecia, non siamo in una condizione di questo tipo ".
Noi siamo l'Italia!
Non vi basta? 

ANCORA UN PASSETTINO...

L'attacco finanziario degli ultimi giorni ha bruciato in 48 ore metà delle entrate che il governo aveva calcolato di incamerare con questa manovra "lacrime e sangue". Quindi le pezze che il sistema sta cercando di mettere nascono già azzoppate, almeno della metà, dando per scontato che non ci siano altre ondate speculative, cosa tutt'altro che scontata.
La politica, ormai nel panico, ha deciso di rispondere con una nuova maxi ondata di privatizzazioni di beni e servizi.
Stiamo ormai raschiando il fondo del barile, ma vale il detto a mali estremi, estremi rimedi.
Il problema è che nessuno ci sta dicendo cosa si farà dopo, visto che ormai è chiaro a tutti che andare avanti così non è più possibile.
Da noi, per ora, si stanno affannando come forsennati a spiegarci cosa si sta facendo, ma non ci stanno dicendo cosa faremo da lunedì prossimo: segno evidente di una totale mancanza di strategie di lungo termine.
I politici assicurano che daranno ai mercati internazionali un segnale forte. Forse stanno organizzando il loro suicidio di massa. Meno di così credo che non possano fare.
E' di oggi la notizia che lo Stato sta valutando la possibilità, sempre più concreta, di privatizzare ulteriori quote dei suoi "gioielli di famiglia". Eni, Enel e Finmeccanica, cioé energia e industria, verranno cedute in mano ad imprenditori privati, che ovviamente non sono enti benefici e quindi penseranno prima ai loro profitti e, se avanzerà qualcosina, anche ai nostri bisogni.
Ma la nuova politica di liberalizzazioni interesserà anche, e soprattutto, le aziende municipalizzate. Questo nella speranza di aumentare il tasso di concorrenza sul mercato (?).
Alzi la mano chi ha visto un miglioramento dei servizi o una diminuzione delle tariffe.
In questi anni hanno privatizzato le ferrovie: avete visto una diminuzione del prezzo del biglietto o un miglioramento del servizio?
Hanno liberalizzato la telefonia: pagate meno una telefonata?
Hanno liberalizzato luce e gas: avete notato qualche differenza per voi vantaggiosa?
Hanno privatizzato la sanità: state meglio e pagate di meno le visite?
Comunque, la vera chicca è un'altra: pare sia stato deciso che quei comuni che procederanno a privatizzare beni e servizi verranno premiati, mentre quelli che si opporranno ad imboccare questa strada senza uscita verranno penalizzati. Non toccheranno la distribuzione dell'acqua, per rispetto dell'esito referendario: come sono democratici.
Visto che noi con le nostre tasse abbiamo contribuiamo tutti gli anni al funzionamento di questi beni e/o servizi, perché non chiederci prima se siamo d'accordo?

martedì 12 luglio 2011

NON C'HO CAPITO UN C.!

Renzo Bossi (detto Bossi 2.0) ha inviato questo video al convegno "Vecchia Tv VS Nuova Tv", organizzato dal Co. Re. Com alla Casa del Cinema presso Villa Borghese a Roma.
Se riuscite a capire cosa intenda dire, vi prego di farmelo sapere, perché, a parte il fatto che si mangia le parole, io non ci ho capito una fava.


Dal poco che ho compreso o non vuol dire nulla, oppure ci troviamo davanti ad un vero genio incompreso.

CRISI : NOI PAGHIAMO. E POI ?



Tremonti stasera ha ringraziato le opposizioni per il senso di responsabilità che stanno dimostrando in questa difficile congiuntura economica: lo credo bene, dove li trovi dei tipi così arrendevoli, che rifiutano di dirti arrangiati?
L'opposizione, però, pare che si sia impuntata, pretendendo in cambio un repentino cambio di governo, non appena approvata la manovra: questi si che sanno tirare fuori gli attributi.
Benissimo, quindi io e gli altri nababbi di lavoratori dipendenti, precari, pensionati oltre a quei lavoratori autonomi che si ostinano a essere buoni contribuenti ( nonostante Berlusconi da anni continui a dire che le tasse non bisogna pagarle), apriremo ancora i cordoni della borsa, per impedire l'affondamento del Titanic su cui ci troviamo. Lo faremo ancora, sapendo benissimo che una parte dei passeggeri non pagherà, dopo che si era imbarcata senza pagare il biglietto.
Il problema è: e poi?
Non potendo pretendere che una parte dei passeggeri paghi sempre di più per sopperire alle mancanze di chi è a bordo a sbafo, come pensa l'equipaggio di risolvere la situazione?
Dicono che potrebbero cambiare l'equipaggio, perché quello che adesso sta governando la nave non è stato capace di scoprire che si era imbarcato clandestinamente.
Bene, ma chi mi dice che il prossimo sia migliore da questo punto di vista? Finora ogni equipaggio nuovo non ci è riuscito: non vedo perché il successivo dovrebbe farcela. Solo perché non è più quello vecchio?
Forse è giunto il momento che siano i passeggeri contribuenti a dire chiaramente che questa è l'ultima volta che pagano il biglietto, che tra l'altro aumenta senza che migliori il servizio a bordo. Dopodiché, pagheranno solo se il nuovo equipaggio attuerà un regolamento severissimo per punire chi viaggia a ufo e dimostrerà di sapersi impegnare seriamente per metterlo in pratica.
Forse, dopo tante forme di obiezione di coscienza, occorre iniziare a praticare anche questa.
Forse, occorre cominciare ad opporsi attivamente a questa politica e a questi politici.

ESPROPRIO PADANO




Il Ministro(?) della semplificazione normativa, Calderoli, alla fine lo ha annunciato: il 23 Luglio alle ore 11 apriranno a Monza i ministeri suo, di Bossi e di (lui dice) Tremonti. Siamo tutti invitati a partecipare alla storica cerimonia.
Sarà veramente un evento epocale.
Da quel giorno, infatti, tutti noi cittadini comuni non potremo più visitare la bellissima Villa Reale, perché un manipolo di "baluba" ne avrà preso ufficialmente possesso, espropriandolo al resto della cittadinanza.
Questi, infatti, vivono sotto scorta e non penso che vorranno correre il rischio di rimanere assediati in eterno dentro la piccola Versailles brianzola; ragion per cui, una meraviglia architettonica e culturale come quella non sarà più neppure avvicinabile dalla gente comune.
All'inizio, questa grottesca faccenda mi aveva fatto tornare alla memoria il gerarca nazista Goering, che depredava le opere d'arte dei più famosi musei degli stati che i nazisti occupavano.
Poi mi sono ricreduto: al confronto di Calderoli, Goering era un vero appassionato d'arte.
Guarda un po' te dove ve a ficcarsi, a volte, la nostalgia.
Nell'abominio dell'ideologia nazista, quella, almeno, era gente seria, che aveva un progetto culturale (ignominioso, per essere gentili).
Questi fanno ridere e, cosa ancor più grave, sono solo estremamente ignoranti.
Quelli, ti facevano essere orgoglioso di essere anti-nazista.
Questi, ti fanno solo vergognare di essere Italiano.

lunedì 11 luglio 2011

LA LEGA CI SALVERA'

Dopo il "Cretino",
Dopo la speculazione,
Dopo gli appelli di Napolitano,
Dopo la prova di "responsabilità" delle opposizioni,
Dopo tutto...
Confesso che ero angosciato.
Poi ho visto Bossi...
Ho sentito Calderoli...




...E, devo dirlo, l'angoscia è sparita.
Ora mi sento meglio.
Perché non ho più incertezze...

E' davvero finita!

LARGHE INTESE VERSO IL BARATRO

Ormai è fatta: la manovra finanziaria in salsa greca pare che verrà approvata in tempi brevi. Evidentemente siamo con l'acqua alla gola. La prova risiede nel fatto che, mentre i governi si stanno profondendo in dichiarazioni di facciata sulla serietà e sull'efficacia della finanziaria di Tremonti, i grandi speculatori economici stanno scommettendo sul fallimento italiano come dimostra l'andamento della borsa milanese.
Mentre il Governo è eloquentemente taciturno, il prode Presidente Napolitano cerca in modo patetico di farne le veci, invitando le opposizioni ad un periodo di tregua, visto il momento drammatico: in pratica, gli sta chiedendo di abdicare al loro ruolo.
L'opposizione più imetta degli ultimi sessant'anni ha approfittato subito dell'occasione e ha riunito le sue varie anime. Il risultato è che costoro non voteranno a favore (continuano a dichiararlo: forse qualcuno di loro pensava si potesse), ma non faranno nulla per mettere il governo in difficoltà, limitandosi ad esigere che vengano approvati solo dei piccoli correttivi.
Una posizione francamente insostenibile, che, però, dà paradossalmente ragione agli speculatori che scommettono sul nostro fallimento.
Da un lato, infatti, la speculazione attacca l'Italia perché con un governo così indebolito e screditato, il successo è praticamente garantito: l'economia nazionale si sta avvitando su sè stessa, in attesa di precipitare nel gorgo.
Dall'altro, Napolitano fa esattamente l'opposto di ciò che andrebbe fatto: togliere di mezzo il governo, per dare un segnale forte di credibilità internazionale, sostituendolo magari magari un esecutivo tecnico.
Questa non sarebbe certo una soluzione definitiva, ma darebbe comunque un segnale forte, che, almeno nell'immediato, potrebbe tenere a freno l'ondata speculativa (un governo più credibile potrebbe anche dare del filo da torcere), nella speranza poi che altri fattori possano metterci al riparo da un default che, al momento, appare inevitabile, anche se (forse) non nell'immediato.
Io sono pessimista. E voi?

domenica 10 luglio 2011

SCILIPOTI HA RAGIONE

Domenico Scilipoti, 7 luglio 2011:
Il presidente Silvio Berlusconi è una persona perbene, è una persona che gli italiani dovrebbero ringraziare ma lo dovrebbero ringraziare anche coloro i quali stanno dall'altra parte della barricata.
Dal suo punto di vista, l'onorevole Scilipoti ha perfettamente ragione: in un sistema elettorale in cui deputati e senatori non vengono eletti direttamente dai cittadini, ma sono nominati dai segretari di partito, lui e tutti gli altri "transfughi" che cambiano casacca con motivazioni semplicemente ridicole (l'agopuntura), non si può certo dire che tradiscano il popolo. Semplicemente, si fanno assumere da un altro datore di lavoro, che assicura loro un trattamento migliore.
Ha ragione quando dice che Berlusconi è una persona per bene: gli ha promesso delle cose e ha mantenuto le promesse.
E' nel giusto quando dichiara che anche chi sta dall'altra parte della barricata dovrebbe essere grato al nostro presidente del consiglio: senza di lui, infatti, questa opposizione ridicola non esisterebbe.
Chi, sano di mente, davanti a qualcuno infinitesimamente meglio, li voterebbe mai?
Certo, l'etica è un'altra cosa, ma dopo vent'anni di berlusconismo a chi di loro volete che freghi qualcosa?
In questo periodo, poi, l'onorevole Scilipoti è evidentemente in prova. Chiaro che debba apparire come più realista del re: in un sistema come il nostro, non è detto che chi tradisce una volta non lo faccia più, se allettato da condizioni migliori. Quindi per non generare sospetti è costretto a spararle grosse.
Come abbia potuto l'Idv di Di Pietro candidarlo è un'altra questione, anche perché il suo passato non è proprio immacolato, sebbene l'onorevole sia incensurato.
Ma questa è una questione etica, quindi chi se ne frega?


INFORTUNIO SUL LAVORO: COSA FARE

Da un mesetto a questa parte, mi sto facendo una cultura su cosa fare in caso di infortunio sul lavoro.
Siccome un blog deve servire anche a condividere informazioni, ecco un riassunto su quanto ho imparato sulla mia pelle, nella speranza che ciò possa essere d'aiuto ad altri.
Innanzi tutto, è importante sottolineare che non devono trascorrere più di 24 ore tra quando uno si fa male e quando si reca al Pronto Soccorso per farsi visitare, quindi meglio farlo subito.
Trascorse le 24 ore, infatti, sono cavoli tuoi, nel senso che se anche ti sei fatto male mentre lavoravi, ti toccherà metterti in malattia e nessuna assicurazione ti risarcirà eventuali danni.
Fatta la premessa, ci si reca in ospedale, dove è necessario specificare subito che si vuole essere visitati per un infortunio. E' necessario fornire i nostri dati e verificare scrupolosamente che vengano riportati correttamente.
Una volta visitato, ti viene consegnato il referto del Pronto Soccorso in cui devono essere riportati i tuoi dati, le circostanze che hanno causato l'incidente, gli esami svolti, la diagnosi, la prognosi (cioé i giorni) e eventuali terapie ed esami da eseguire. Anche qui bisogna essere molto attenti a verificare che tutto sia scritto correttamente, perché se ve ne andate via e ve ne accorgete soltanto dopo, potrebbe cominciare una piccola odissea che vi porterà via inutilmente del tempo: infatti se il medico ha sbagliato a scrivere per esempio i vostri dati, sappiate che solo lui li potrà correggere. In un ospedale i dottori lavorano su turni e quindi si alternano. Trovare proprio quello che vi ha visitato proprio può non essere così semplice; in più, mentre voi siete lì ad aspettare che lui vi corregga l'errore, lui sta visitando altre persone, quindi non aspettatevi il tappeto rosso e rassegnatevi ad aspettare che trovi un po' di tempo per voi. Ovviamente, per lui la faccenda non è così urgente come per voi.
Per quanto riguarda me, ovviamente l'errore c'era, ma me ne sono accorto quasi subito, quindi ho rimediato in dieci minuti.
A questo punto, dopo aver consegnato o fatto avere al vostro datore di lavoro il modulo di denuncia di infortunio sul lavoro che l'ospedale vi ha rilasciato (anche qui: controllate che sia tutto giusto), potete recarvi a casa e godervi il meritato riposo per il periodo che vi è stato accordato.
Fino a qui la procedura è più o meno identica per tutti.
Da qui in poi, ho imparato alcune cose interessanti, anche se per puro caso.
Sapete per caso se il vostro medico di famiglia e specializzato in medicina del lavoro?
Se si, siete a cavallo, perché tutti i certificati successivi ve li farà lui sia che il vostro infortunio si sia risolto entro il termine stabilito dal medico dell'ospedale, sia che invece non siate ancora guariti e abbiate bisogno di prolungare la convalescenza.
In caso contrario, potete scegliere tra due diverse soluzioni, una più comoda, l'altra più (legalmente) corretta.
Se optate per la comodità, potete comunque rivolgervi al medico di famiglia, che per la modica cifra di 50 Euro cadauno, vi rilascerà i certificati necessari alla chiusura e/o prosecuzione dell'infortunio.
Se invece (come me) ritenete paradossale il fatto di dover pagare per tornare a lavorare, dovrete rivolgervi all'Inail: in questo caso, mi permetto di dare qualche consiglio, basato sulla mia esperienza personale.
Qualche giorno prima che scadano i vostri giorni di inabilità al lavoro, telefonate al numero verde 803-164 o consultate il sito http://www.inail.it/, per sapere quale è la vostra sede di competenza. Già che ci siete, chiedete se la vostra pratica risulta aperta, perché in caso contrario non verrete visitati e questa non è una ragione sufficiente per giustificare un mancato rientro al lavoro. Tenete presente che, come in tutti gli uffici pubblici, la tecnologia è antidiluviana, quindi i sistemi informatici sono lenti: per farla breve, può essere che il vostro incidente a loro non risulti, per cui, o richiamate tutti i giorni, oppure vi fate consegnare dal vostro datore di lavoro una copia della denuncia che lui deve aver inoltrato entro due giorni dal fatto e con quella vi presentate da loro.
Ovviamente, io ho dovuto seguire la seconda strada, salvo scoprire una volta lì che la pratica era stata aperta: beh, una copia in più di un documento può sempre servire.
Superati gli scogli burocratici, si può finalmente essere visitati e qui bisogna mettersi in coda, perché per la prima visita non ci si può prenotare: chi primo arriva, meglio alloggia.
Le visite vengono fatte dal lunedì al venerdì, solo la mattina.
Il medico vi visita, vi chiede come è successo il vostro infortunio e poi vi dirà se potete tornare a lavorare, o se avete ancora bisogno di riposo e cure, nel qual caso vi dirà anche se sono necessarie ulteriori terapie o visite specialistiche, che vi farete prescrivere dal vostro medico di famiglia (in questo caso, gratuitamente). Se vi prolunga il periodo di infortunio, vi dirà anche il giorno e l'ora in cui tornare.
Ricordatevi sempre di portare con voi a tutte le visite tutti i documenti relativi all'incidente: verbale di Pronto Soccorso, elenco delle medicine prescritte, terapie e visite specialistiche effettuate.
Questo è quello che ho imparato sin qui. Se aumenterò la mia cultura sull'argomento, posterò le ultime novità.