giovedì 31 gennaio 2013

PROF MONTI, MR. HYDE E ALTRE METAMORFOSI



Scegliete voi: o qualcuno ha sciolto dell’acido negli acquedotti, oppure è in corso la campagna elettorale. Attenzione. Il fatto che sia in corso una campagna elettorale, non esclude per niente che scorra Lsd dai rubinetti: il combinato disposto delle due cose risulta, in effetti, micidiale. E però non si spiegano altrimenti alcuni spettacoli improvvisati sul proscenio della vita politica. La storia del professor Monti e di mister Hyde è abbastanza rivelatrice e non si può spiegare che con una misteriosa pozione. Egli, dopo aver aumentato ogni tipo di tassa possibile e immaginabile, si ritrova a dare l’assalto alle tivù promettendo di abbassare le tasse. I conduttori, probabilmente anche loro sotto l’effetto di sostanze psicotrope, annuiscono come se fossero pronti a crederci. La campagna elettorale spinge il professore a un gesto contro natura: sembrare simpatico, cosa che non gli riesce, ma, come dire, apprezziamo il tentativo. Si è pure fatto riprendere con in braccio un bimbo poco più che neonato. Probabilmente era il regalo di un padre allo stremo: “Senta, visto quanto posso detrarre di assegni famigliari, questo se lo tenga lei”. Sorriso, flash, ecco il Monti umano.

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martedì 29 gennaio 2013

MONTE DEI PACCHI DI SIENA : IL PACCO S'INGROSSA SEMPRE DI PIU'



Ormai il PACCO del Monte dei Pacchi si sta ingrossando talmente tanto che nemmeno più i Giornali in forza al PD possono continuare a dissimulare la cosa...

Persino Repubblica ci va giù pesante e parla apertamente di Truffa, Tangenti, 17 miliardi di Pacco
e di NAZIONALIZZAZIONE che in teoria dovrebbe significare azzeramento delle azioni, azzeramento dei bond subordinati, rimborso parziale dei bond senior e copertura totale dei conti correnti (anche sopra la soglia da 100mila garantiti dal FITD, con garanzia dello Stato)

lunedì 28 gennaio 2013

MERITO ? EGUAGLIANZA !

Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro


Questo piccolo "saggetto" è stato pubblicato su Micromega 8/12 (dicembre 2012). Lo ripropongo qui perché pare che lo tsunami sulla parola "merito", spesso usata a sproposito come artificio retorico, non accenna ad arrestarsi. E’ un po’ lungo, ma ce le farete.

Noi dobbiamo tutti lavorare per fare in modo che quando voi tra alcuni anni arriverete
al mercato del lavoro questo sia un paese diverso, che non fa andare avanti
per raccomandazioni e per conoscenze, ma che premia le persone che meritano come voi.
(Emma Marcegaglia, 2010
)


Tutta la vostra cultura è costruita così.
Come se il mondo foste voi.
(Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, 1967)


Un fantasma si aggira per l’Italia. E non è Angelino Alfano.
E’ un fantasma che passa di bocca in bocca, che rimbalza dalle cronache ai convegni, che entra ed esce dalle pieghe di ogni discorso, che fa da premessa ad ogni ragionamento, che olia gli ingranaggi di qualsiasi riflessione sul “rinnovamento” italiano.
E’ il fantasma del “merito”.
Se ogni italiano potesse avere un euro per ogni volta che si evoca il merito, avrebbe il merito di diventare ricco senza alcun merito, esattamente come i ricchi ad ogni passo la parola gli sventolano la parola “merito” sotto il naso.

Se lo stesso italiano avesse un po’ di memoria storica, peraltro, saprebbe che la fregatura aleggia nell’aria, come ogni volta che una parola fa irruzione sulla scena politica e ne prende il controllo, ripetuta ossessivamente, mai spiegata o argomentata. Un dogma: il merito.
Erano gli anni Novanta quando passò a volo radente, bombardando a tappeto la popolazione, la parola “flessibilità”. Dal ministro Treu (primo governo Prodi) in poi, quella febbre contagiò tutto e tutti, con il risultato di produrre quaranta diversi tipi contrattuali di paraschiavitù a tempo determinato.
Una volta diventato più moderno e flessibile, il paese ne avrebbe guadagnato in efficienza e ricchezza, e si è visto. Dopotutto anche farsi amputare una gamba è un buon sistema per perdere peso.
Quando si cominciò a pronunciare la parola “privatizzazioni” fu chiaro a tutti che i monopoli sarebbero diventati società per azioni pur restando monopoli.
Dunque, se avessimo un po’ di memoria nel nostro bagaglio, guarderemmo al nuovo mantra sul “merito” con almeno un pizzico di perplessità.
E invece: un tripudio

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domenica 27 gennaio 2013

IL PROFUMO DELLE BRIOCHES DI MARIA ANTONIETTA. DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI RAZZA PADRONA ( E DI SATIRA )

Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro

Sapesse, signora mia… Quella che segue è una piccola riflessione su chi ci governa (al momento, ma temo anche domani e forse per sempre), su chi sa ridere di loro e sulle differenze antropologiche (nemmeno politiche!) tra loro e noi. Involontaria protagonista, la signora Lidia Rota Vender, esimia professionista, alta società civile (!), candidata al Senato con la Lista Monti alle elezioni del 2013. Eccola mentre - alla convention di presentazione della lista - racconta due aneddoti sulla vita di Mario Monti. Siamo dalle parti delle brioches di Maria Antonietta, delle riunioni del Rotary, del circolo di canasta travestito da casta tecnocratica che ci governa, tanto elegante e civica, quelli che le "cene eleganti" le fanno davvero, restando vestiti. Quelli che - andandosene Berlusconi tra sberleffi e ghigni proletari - venivano salutati dal Paese come i salvatori della patria, ai tempi (è passato poco più di un anno) in cui si salutava il loden del professor Monti come una rivoluzione culturale. Un anno dopo, le cifre economiche del Paese sono decisamente peggiori (dal potere d’acquisto alla disoccupazione, dagli investimenti all’erogazione dei crediti alle imprese e ai lavoratori, dai consumi ai redditi), ma i famosi mercati sembrano meno turbolenti. Ecco. Ma questo non basta. O non serve. O non è quello che qui si vuol dire. Ciò che strabilia sentendo gli "aneddoti" della dottoressa Rota Vender è altro. E’ un’aria di culto della personalità di tipo sovietico applicata al tecnocrate bancario. E’ una specie di "realismo capitalista". E’ la retorica dell’imprenditore. E’ il circolo ristretto che se le canta e se le suona, che non vede né il mondo né la società intorno, che pensa e crede di essere il mondo e - peggio - il mondo giusto.
Non c’è niente di violento o di deplorevole nelle parole della signora dal palco in cui presenta il suo candidato premier. Eppure c’è un universo di differenze, di distanze abissali. C’è il mondo parallelo di una borghesia che basta a se stessa e vede solo sé, che scambia i suoi valori da privilegiati per valori universali. Non c’è il lavoro, non c’è la vita, non c’è la società. C’è solo lei, la razza padrona. Una faccenda che fa il paio con la signora Elsa Fornero che a chi le chiede della sua riforma del lavoro risponde (ieri a Firenze) con una frase francamente strabiliante: "Questa riforma del lavoro è una scommessa, non ho elementi per dire se funzionerà". L’indifferente leggerezza di chi parla delle vite degli altri - delle nostre, tra l’altro - come se parlasse della salute delle sue begonie e del circolo del bridge. Anche qui, come nella deliziosa performance della signora Rota Vender, sentirete chiaro e forte il profumo delle brioches di Maria Antonietta.

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venerdì 25 gennaio 2013

LA VERA EVASIONE FISCALE E' ... MULTINAZIONALE



di Federico Cenci

Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%.

La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione

Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori.

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mercoledì 23 gennaio 2013

MONTI E LA SUA INARRIVABILE CAPACITA' DI AVERE "LA FACCIA COME IL CULO"




Io pensavo che il sommo Maestro della faccia come il culo fosse Berlusconi, capace di giurare (il falso...) sulla testa dei suo figli, di dire che Ruby è la nipote di Mubarak, di affermare un giorno bianco ed il giorno dopo nero...etc etc.

Il tutto con una scioltezza ed una convinzione disarmanti, che solo un sommo maestro di faccia come il culo può gestire....

E dietro di lui venivano i vari Bersani, Fini, Casini etc che però potevano solo "succhiargli la ruota"....
Ebbene...
Monti è riuscito persino a battere Berlusconi come livello di faccia come il CULO
e non era impresa facile....

anche se Porta a Porta di Vespa è un luogo di potente ispirazione mistica per chi vuole cacciar balle e fare l'ipocrita senza limiti...;-)
Ecco come il nostro Prof.,
considerato in tutto il mondo e da buona parte degli italioti come un soggetto serio ed affidabile,
è riuscito a battere il livello di faccia da CULO del sommo Maestro Berlusconi.......

FONTE

lunedì 21 gennaio 2013

LA LOCANDA DEI GIRASOLI CHEDE AIUTO



LA LOCANDA DEI GIRASOLI RISCHIA LA CHIUSURA CONDIVIDETE...GRAZIE.
A Roma c’è un ristorante la Locanda dei Girasoli. E’ nato dalla volontà di alcuni genitori di ragazzi con la sindrome di Down per dare una prospettiva lavorativa ai loro figli Claudio,Valerio, Emanuela e Viviana che già oggi ci lavorano come camerieri. Purtroppo non è in una via molto frequentata di Roma (in zona Quadraro) ed è molto difficile farlo conoscere. Però se non riusciamo a farlo in fretta, le prospettive non sono molto allegre. La pizza è buona, il locale è carino ed economico e vale la pena di dar loro una mano, non vi pare? Un primo aiuto può essere far girare questo messaggio al maggior numero di amici possibile; se poi conoscete persone o uffici nella zona Appio-Tuscolano è ancora meglio o se avete un amico giornalista che può pubblicizzare la loro esperienza, ancora meglio.

Via dei Sulpici 117/h - 00174 Roma
Tel - Fax 06.76.10.194


info@lalocandadeigirasoli.it

domenica 20 gennaio 2013

PREVISIONI PER IL 2013

Da “The Oil Crash”. Traduzione di Massimiliano Rupalti




Guest post di Antonio Turiel

Cari lettori,

ancora una volta mi trovo nella situazione di avventurarmi nella previsione di quanto succederà il prossimo anno, in funzione delle tendenze attuali, degli eventi che si intuiscono e del corso generale di questa crisi che già sappiamo non finirà mai. Non sono troppo amico delle previsioni a breve termine, visto che gli inevitabili errori di valutazione possono portare qualcuno a giudicare tutto ciò che si dice dall'imprecisione della previsione, mentre in realtà il corso generale previsto continua in modo, disgraziatamente, fino ad ora immutabile. Tuttavia, più di una volta i lettori chiedono che dia loro degli orientamenti sul futuro, pertanto quest'anno tornerò di nuovo a cercare di intravedere questo futuro prossimo. Ma se ipotizzare il futuro non è mai un facile esercizio, l'anno 2013 che ci aspetta fra pochi giorni sembra più minaccioso e anche più complesso da indovinare di quelli precedenti. Mi aspetto, pertanto, di sbagliare di più di quanto abbia fatto negli anni precedenti e per questo prego i lettori che in particolare stavolta si attengano allo spirito generale delle linee che le previsioni intendono tracciare, prima che al loro contenuto esatto. Ripassiamo, intanto, in cosa consistevano quelle dall'anno scorso.
 

venerdì 18 gennaio 2013

MARIA ROSA FERRITTO SI DIMETTE DAL MOVIMENTO 5 STELLE

Maria Rosa Ferritto
Maria Rosa Ferritto

Non esiste libertà di parola, opinione o la possibilità di dissentire dalle decisioni del capo unico” queste le motivazioni dell’ex consigliere del Comune di San Benedetto.

 Aveva lasciato il suo posto in Comune a Riego Gambini solo qualche mese fa, ad agosto (guarda l’intervista). Per “Motivi di lavoro”, aveva detto. Ora Maria Grazia Ferritto annuncia le dimissioni dal Movimento 5 Stelle e lo fa con una lettera pubblicata sulla sua pagina di Facebook.

Riportiamo integralmente:

“Il motivo è molto semplice e anche intuibile. Semplicemente non mi riconosco più nel 5 stelle perché trovo che siano stati violati tutti i principi della democrazia, della trasparenza e della partecipazione. Gli attivisti non hanno mai potuto dire la loro sulla politica nazionale del Movimento, né far parte attiva del programma o scegliere con quali criteri selezionare i candidati al Parlamento.
Non esiste libertà di parola, di opinione o la possibilità di dissentire dalle decisioni e dalle esternazioni del capo unico anzi dei 2 capi unici del Movimento. Non possiamo farci portatori della democrazia dal basso se questa non esiste neanche all’interno del Movimento.
L’ultima vicenda che riguarda le dichiarazioni di Grillo riguardo Casa Pound è stata per me la goccia. Invece di prendere una netta distanza da certe nefaste ideologie, addirittura ha prospettato loro un’apertura. Sono sdegnata e mi vergogno di queste sue dichiarazioni. Non è la mia voce e non è il mio pensiero. Ma non c’è modo di poter far sentire la mia voce, l’unico preposto a farlo è sempre e solo Grillo che ormai da tempo non lo ritengo più essere il mio portavoce.
Questo è il mio personale pensiero frutto di mesi e mesi di crisi e di tentativi per cercare di cambiare ciò che non mi piaceva all’interno del Movimento. In questo lasso di tempo ho visto fare di tutto da Grillo: consiglieri e attivisti cacciati a suon di diffida dei suoi avvocati spesso senza una giusta causa, diktat (divieto di andare in tv) e prese di posizione imposti (ius soli) senza possibilità di discussione dal basso, divieto assoluto per gli attivisti di organizzare incontri nazionali senza il suo consenso.
Altra cosa invece sono i ragazzi e le ragazze del Movimento che portano avanti il lavoro sul loro territorio, che ho avuto modo di conoscere in questi anni e sulla cui onestà e impegno non ho dubbi. Loro sì, hanno tutta la mia stima.
Credo però sia troppo importante essere sempre critici anche al nostro interno ed essere sempre onesti con se stessi e con gli altri, denunciando ciò che non va anche riguardo a ciò che ci è di più caro, come lo era per me il Movimento. Non è infatti senza dolore che pratico questo taglio, ma devo seguire i miei principi di onestà e coerenza. Forse non sono adatta a fare politica perchè non accetto compromessi e mezze misure.
Mi auguro che nessuno me ne voglia ma preferisco uscire e andarmene per la mia strada”.

FONTE

DI COME SI VUOLE L'EUROPA NON PARLA NESSUNO

Quello che manca (quasi) del tutto nella campagna elettorale nostrana è l'Europa.
Tutti parlano di politica come se vivessimo ancora in uno Stato pienamente sovrano e l'Unione Europea fosse solo una realtà puramente monetaria ed economica.

Non ho ancora sentito nessuno che abbia chiaramente preso atto del fatto che l'UE ha da tempo scippato - anche se il termine è sbagliato, dato che gli stati membri hanno volontariamente aderito - la sovranità nazionale. Chiunque parli di Europa ne parla come di qualcosa di irreversibile e, di conseguenza, assolutamente immodificabile.

Dato che l'Europa è il faro che tutto illumina, è altrettanto evidente come ogni argomento slegato da essa perda qualsiasi importanza assoluta, mantenendone altresì una molto relativa.
La questione principale, dunque, deve necessariamente partire dalla constatazione che - volenti o nolenti - l'Italia è membro dell'Unione; che - volenti o nolenti - l'Italia si è legata mani e piedi a questa entità sovranazionale cedendole in buona parte la propria sovranità nazionale.

E' da qui che si deve partire e la politica deve dibattere su cosa si vuole e si deve fare. Visto che questo processo federativo è a buon punto, l'unico tema sensato verte su come si vuole procedere. Si vuole continuare in questo modo, con un parlamento europeo formato da eletti che non hanno potere legislativo, ma solo la possibilità di approvare o meno le leggi create da una Commissione non eletta ma nominata? Si vuole creare una Unione davvero democratica (o più democratica) aumentando i poteri del parlamento e diminuendo di conseguenza quelli della Commissione?

Nel primo caso va benissimo la proposta politica del PD, che in sostanza propone un sistema antidemocratico un po' meno rigido. Nel secondo, occorrerà muoversi diplomaticamente e politicamente per una revisione dei trattati europei, in modo da cambiare l'impianto istituzionale comunitario ed arrivare alla nascita di una vera federazione politica, con leggi comuni e democraticamente accettate e con un'unica Costituzione Europea, diversa da quella del passato, bocciata da tutti i cittadini europei che hanno potuto votarla - ad eccezione nostra - e che l'hanno respinta perché troppo poco democratica.

Esistono anche altre possibilità, che da noi non vengono neppure prese in considerazione. L'esempio britannico, il cui governo ben si guarda dall'aderire proprio per l'insufficiente democrazia dell'UE. E la presa d'atto della follia di aver creato una moneta unica senza uno stato unico, cosa che storicamente non è mai esistita, al pari di una federazione nata dall'unione di popoli diversi tra loro, accomunati da un simile orientamento economico.

Dato che personalmente condivido quest'ultima visione, per quale motivo dovrei votare qualcuno che ha visioni e progetti inconciliabili con i miei?




mercoledì 16 gennaio 2013

POLIARCHIA



(non in tutti, però)

Poliarchia (dal greco poly molti e arkhe potere) è un termine introdotto per la prima volta da Robert Alan Dahl, oggi professore emerito della Yale University, per descrivere una forma di governo in cui il potere è in mano a quelli che James Madison definisce i benestanti, la classe "responsabile" di uomini.  Mentre il resto della popolazione è frammentata, distratta, autorizzata a partecipare alla vita pubblica dal potere. Hanno solo una piccola scelta sulla classe responsabile, sui benestanti.

Credo che questa definizione descriva meglio di altre il momento in cui stiamo vivendo. Non sono d'accordo con quanti sostengono che stiamo vivendo una fase storica simil-dittatoriale. Da noi si vota ancora e si vota spesso. D'altro canto, però, non penso che stiamo vivendo all'interno di un sistema democratico. La possibilità di rappresentanza - o per usare una brutta parola, di potere - è preclusa a una larga fetta di individui.

A questi ultimi, frammentati e distratti da problemi contingenti gravi e pressanti viene offerta una valvola di sfogo utilissima per non disvelare l'ipocrisia insita nel sistema: che nessun "responsabile" al potere oggi ha l'interesse a cedere quel potere che ha conquistato in maniera silenziosa, felpata, persino ammiccante.

Come scrivevo nel post precedente, l'incredibile rumore mediatico che si sta producendo e si produrrà nel prossimo mese di campagna elettorale risponderà perfettamente a questa funzione: illudere l'elettore che sia giunto un momento epocale, in cui col suo voto potrà fare la differenza e contribuire così al miglioramento della sua condizione sociale.

In realtà, senza un suo impegno diretto, fisico, alle dinamiche sociali, al progresso culturale, la sua funzione altro non sarà altro che quella di autorizzato a partecipare alla vita pubblica del potere per quell'infinitesimo istante in cui, con la matita in mano, delegherà ad un ottimato il compito di provvedere a lui: si potrebbe quasi dire che in quell'unico momento in cui il potere gli consentirà di esprimersi, egli, più che dare un voto, starà sostanzialmente esprimendo una supplica.

L'efficacia del passaggio da una democrazia ad una poliarchia, del resto, è insita proprio nell'accortezza di non cambiare la forma, limitandosi a mutare la sostanza. A nessuno è negata la possibilità di votare o di esprimere la propria opinione e la propria rabbia. Ma deve farlo nei recinti appositamente creati, come Internet o la cabina elettorale. Fuori da questi, sono letteralmente botte. Ed è utilissimo che lo faccia all'interno di quei recinti: lì deve essere libero di sfogarsi, indignarsi, usare le proprie energie, rimanendo al contempo perfettamente controllabile.

Il giorno che vedrò un tranviere sindaco di una città, o un disoccupato ministro della repubblica, anziché l'attuale schiera di politici di professione, avvocati, giudici in aspettativa, comici e finti imprenditori, tornerò a credere di vivere in una democrazia.

ELEZIONI: TANTO RUMORE PER IL NULLA...



Dato che vado per i 40, faccio parte a pieno titolo di quella che l'ambizioso presidente Monti chiama "la generazione perduta", quella fetta di popolazione che volente o nolente è stata di fatto "esodata" a causa di politiche sociali ed economiche drammaticamente - per non dire colpevolmente - sbagliate: precarizzata selvaggiamente in cambio di niente e senza alcuna speranza di ottenere un domani una pensione che permetta non dico una vecchiaia dignitosa, ma neppure una minima sussistenza. Per non lasciare alcun barlume di speranza, si è fatto in modo di annullare anche il miraggio pensionistico, aumentando la distanza dal traguardo, con gli handicap delle varie riforme del welfare (per inciso, anche l'introduzione della schiavitù è una riforma), una più ignobile dell'altra.

Che un presidente del consiglio possa certificare un così grande fallimento politico e sociale senza che nessuno di coloro che chiama in causa senta il bisogno di replicare o quanto meno di giustificarsi/scusarsi è per me già un buon motivo per non votare nessuno dei cosiddetti vecchi politici.

E dato che neanche il "nuovo" che avanza dice chiaramente qualcosa in proposito, neanche le "novità" saranno prese da me in considerazione.

Questo per quanto riguarda il particolare.

In un contesto più generale, però, penso che ugualmente non valga la pena perdere tempo a votare qualcuno. L'unica cosa che farò sarà stare a guardare, allibendo, questa campagna elettorale che impegnerà un sacco di energie per ottenere...: massimo sforzo per il minimo risultato.

Naturalmente i grandi media, per i loro interessi di bottega, devono per forza presentare l'evento come epocale. E dato che niente come il futile genera dibattito, qualsiasi starnuto - tipo la buffonata del voto utile, solo per fare un esempio possibile tra i tanti - viene e verrà amplificato a dismisura.

Quindi, grande eco per Monti che sostiene che gli schieramenti devono tagliare le ali più estreme, o che la sua agenda è l'unica possibile: una bibbia in tutto e per tutto. Appelli al voto utile - per chi? - perché il paese ha bisogno di stabilità.
(Giusto tra parentesi, tesi confutata dalla semplice constatazione che quando si votava col sistema proporzionale i governi duravano infinitamente meno di oggi, ma le legislature duravano tutte cinque anni. E che colui che osò proporre un premio di maggioranza che assegnava il 55% dei seggi al partito che avesse raggiunto il 50,1% dei voti, quel De Gasperi che oggi tutti citano ad esempio, fu sostanzialmente fatto fuori dal parlamento proprio a causa di quella "legge truffa". Altri tempi).
Pantomime su Berlusconi che si ritira, no si candida, fa il premier, il capo della coalizione. Ma chi, sano di mente, poteva pensare che si sarebbe ritirato con i casini giudiziari e aziendali che ha? E dato che la Lega se l'è comprata, come poteva succedere che Maroni potesse davvero staccarsi da lui?
Titoloni per Rivoluzione Civile di Ingroia, che si dimette da giudice per andare in Guatemala, se ne va subito anche da lì per candidarsi e speriamo che lo eleggano, così almeno si ferma un po'.
(A proposito, qual è una rivoluzione "incivile"? Di solito sono cruente o, assai più raramente, incruente).
O, infine, Grillo che candida dei giovani che o la pensano come lui o se ne vanno fuori dalle balle; che fa delle "parlamentarie" - in cui si è parlato pochissimo - con i candidati che postavano in rete i loro spot elettorali che sembrano i casting del Grande Fratello (guardare QUI per credere); che permette di votare a poche decine di migliaia di persone e poi chiama buffonarie le primarie del PD (partito che si definisce di massa e poi rappresenta la media e alta borghesia) a cui si presentano a votare in milioni; che abusa delle allegorie storiche: la "Waterloo di Monti" - ma dopo Waterloo c'è stata la Restaurazione -, o "Parma sarà la nostra Stalingrado" - ma Stalingrado era assediata dai nazisti -; che "l'antifascismo non è un mio problema", anche se "non sono mai stato fascista".

Insomma, questo è ciò che passerà il convento nel prossimo mese. Invece, silenzio totale su quello che, forse, dovrebbe essere l'unico argomento davvero importante: l'Europa e ciò che la riguarda (crisi compresa).

domenica 13 gennaio 2013

SARANNO BALLE, CERTO. LORO PERO' CI HANNO CREDUTO



Mentre Grillo inaugura "Le balle quotidiane", sul sito di CasaPound appare questo articolo:

Elezioni: Grillo, in Parlamento meglio CasaPound che Monti

Roma, 10 gennaio - ''In Parlamento meglio CasaPound che Monti''. Così Beppe Grillo ha risposto ad alcuni militanti di Cpi che lo hanno avvicinato mentre erano in fila davanti al Viminale per depositare il simbolo del movimento in previsione dell'apertura degli uffici elettorali prevista per domani alle 8.
''Non abbiamo certo bisogno del consenso di Grillo per candidarci alle elezioni - sottolinea in una nota Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia e candidato governatore di Cpi alla Regione Lazio - Eppure fa piacere sentirgli dire che non si definisce antifascista. E soprattutto fa riflettere, e dovrebbe far riflettere innanzitutto gli elettori, che il Movimento 5 Stelle, come tutte le forze che, pur partendo dai presupposti più diversi, vogliono liberare l'Italia dalla morsa asfittica che la sta soffocando, indichino in Monti e nei suoi vecchi e nuovi complici la vera forza da combattere. Insomma, a indicare CasaPound Italia come il nemico da abbattere sono rimasti solo i vetero-comunisti del Pd, quelli che non hanno ancora vinto le politiche e già chiedono al 'professore' di appoggiare il loro governo''.

WIKIPEDIA, L'UOMO QUALUNQUE, M5S, COMICI E COMMEDIOGRAFI: QUANDO LA STORIA ISPIRA

Il periodico - Il blog
"Questo è il giornale dell'uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole" (Guglielmo Giannini)

"Vaffanculo!" (Beppe Grillo)

Il 27 dicembre 1944 viene fondato e diretto da Guglielmo Giannini un nuovo settimanale, battezzato L'Uomo qualunque. Costa 5 lire a Roma e 6 lire fuori città. È un settimanale, ma ha il formato di un quotidiano. È stampato su carta giallo-grigia, di qualità scadente.

Inserito nella U maiuscola si vede un torchio che schiaccia una striminzita immagine di uomo: è il simbolo della classe politica che opprime il piccolo borghese, il travet, insomma l'uomo qualunque. Sotto la testata c'è una rozza vignetta dove un poveraccio scrive su un muro: Abbasso tutti. Ai piedi di pagina vi è un'autobiografia del direttore, ossia Giannini, intitolata Io.

... Abbasso tutti... una frase, un modo di dire che ai giorni nostri suona simile a sono tutti uguali, rubano tutti... Anche sono tutti morti, slogan di un movimento capeggiato da un comico e da un esperto di strategie della comunicazione...

Il successo di questa pubblicazione si riscontra nelle tirature: dalle 25.000 del primo numero, si arriverà alle 850.000 del maggio del 1945. Una delle rubriche più seguite, intitolata Le vespe, è nutrita di pettegolezzi sugli uomini politici e sugli intellettuali.

... Certi blog oggi riscuotono successi altrettanto travolgenti...

I nomi degli avversari vengono storpiati. Calamandrei è chiamato Caccamandrei, Salvatorelli diventa Servitorelli, Vinciguerra è Perdiguerra. I personaggi presi più di mira compaiono in una vignetta che ha per titolo PDF (ossia "pezzo di fesso").

... Rigor Montis, Frignero, Pdmenoelle... Ormai sta diventando una moda... Anche alcuni giornalisti che passano per estremisti (Angelino Jolie, Frattini Dry)

È una forma di umorismo, o meglio di satira, piuttosto pesante, che arriva a trasformare l'espressione "vento del nord" (ossia la spinta a un rinnovamento morale, prima che politico, venuta dalla vittoria della Resistenza) in "rutto del nord". Ma è un umorismo che fa presa sugli scontenti (che sono milioni nel clima così difficile del dopoguerra), sugli epurati e su chi teme d'essere epurato.

Giannini non è filofascista e neppure si avvede che intorno a lui si aggregano perfino quei più accesi fascisti che hanno dato vita a gruppi clandestini (il FAR, Fasci d'Azione Rivoluzionaria, l'AILA, Armata Italiana di Liberazione Anticomunista, le SAM, Squadre Armate Mussoliniane, e così via). Il partito verso il quale vorrebbe far confluire i consensi che il suo settimanale riceve è semmai quello liberale. Ma i più autorevoli personaggi liberali (primo fra tutti Benedetto Croce) rifiutano il suo apporto.

... Anche oggi la satira è pesante. E non si può dire che non stia facendo presa sugli scontenti, anche oggi milioni: basta girare per le strade e vedere la quantità di gente incazzata. Neanche Grillo è fascista, ma è altrettanto vero che buona parte dei voti gli arrivano da destra. Il video con l'esponente di CasaPound in cui dice che l'antifascismo non è un suo problema è emblematico. Non cerca di confluire da nessuna parte, anche se in passato c'ha provato più volte: in effetti un rappresentante del movimento, tal Davide Bono, ritiene "auspicabile anche se non realizzabile" (e ci mancherebbe, dico io) il raggiungimento della "totalità dei voti" (totalitarismo?)...

Lo scopo dell'ideatore era quello di dare voce alle opinioni dell'uomo della strada, contrario al regime dei partiti e ad ogni forma di statalizzazione. Fin dal primo numero la posizione del settimanale è chiara; contraria al fascismo, di cui condanna il centralismo decisionale, ma anche al comunismo e agli antifascisti di professione, accostati al primo fascismo per l'accento epurazionista dei primi anni del dopoguerra. Paradossalmente, quindi, il giornale viene accusato di essere cripto-fascista, e per questo motivo verrà chiesta a più voci la soppressione della testata. Il 5 febbraio 1945 Giannini viene denunciato dall'alto commissario dell'epurazione, Grieco, senza esito alcuno.

... Leva il giornale e mettici il blog... Io di solito leggo con attenzione i commenti: slogan, toni forti, insulti, poca cultura, pochi contenuti: se questo è l'uomo della strada odierno c'è poco da sperare...

Gli sviluppi

Giannini, di matrice liberale e liberista, affermava: "Non esiste e non può esistere una politica di massa", come ebbe a scrivere nel 1945. L'accelerazione alla nascita di un partito di massa viene però a crearsi con il governo di Ferruccio Parri (da Giannini ribattezzato "Fessuccio"), insediatosi il 21 giugno del 1945.
Il neo presidente del consiglio viene accusato dal settimanale di Giannini di essere inadeguato per la carica ricoperta. Il successo di questa iniziativa è tale che, spontaneamente, numerosi simpatizzanti si uniscono in gruppi definiti amici dell'Uomo qualunque, che assumono il nome di nuclei qualunquisti.

... Uno vale uno è la regola del movimento 5 stelle. E il successo del blog è stato tale che sono fioriti spontaneamente i MeetUp e i gruppi degli Amici di Beppe Grillo: bisogna specificare che hanno assunto il nome di Grillini?...

Nascita del partito - movimento

Alla formazione dei nuclei qualunquisti, seguono la nascita di sedi sparse nella penisola, tesseramenti e fondazioni di segreterie. In un primo momento Giannini cerca di far confluire questa adesione popolare nel Partito Liberale Italiano ma l'opposizione di Benedetto Croce fa naufragare questo progetto.

... In effetti Grillo all'inizio propone di redigere un programma da presentare alle forze politiche in cambio dell'appoggio dei grillini alla coalizione che lo avesse sottoscritto. Era andato persino da Prodi a palazzo Chigi. E in effetti il PD(menoelle, per rimanere in tema) si dichiara forza liberale...

A seguito di questo rifiuto, Giannini decide di fondare il suo partito. Il primo congresso del neonato Fronte dell'Uomo qualunque si tiene a Roma nell'aula magna della città universitaria, tra il 16 e il 19 febbraio 1946.
Nel giorno di apertura del congresso il Partito Comunista Italiano critica fortemente la costituzione del nuovo partito, bollandolo come un tentativo di ricostituzione del disciolto P.N.F.

" l’Uomo qualunque è un movimento che costituisce al tempo stesso una sopravvivenza e un’anticipazione del fascismo ... i suoi dirigenti ... sono tristi speculatori delle sventure d’Italia, torbidi giocolieri che tentano di riesumare il fascismo vestendolo da pagliaccio"
(Velio Spano, L'Unità, 16 febbraio 1946)

 Il programma

Il Fronte dell'Uomo qualunque concepisce uno Stato non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Uno stato tecnico che funga da organizzatore di una folla e non di una nazione. Secondo Giannini per governare: "basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione".

... Qualche analogia è ravvisabile anche qui...

Da questa visione deriva che lo Stato deve essere il meno presente possibile nella società. L'economia deve essere lasciata totalmente ai privati in un sistema totalmente liberista. Se ciò non fosse lo Stato diverrebbe etico e secondo Giannini da questa eticità deriverebbe l'oppressione del libero pensiero del singolo, fino ad arrivare ad una visione imperialista dell'organizzazione centrale.
I punti cardine sono quindi:

  • Lotta al comunismo
  • Lotta al capitalismo della grande industria
  • Propugnazione del liberismo economico individuale
  • Limitazione del prelievo fiscale
  • Negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del paese
... E, se tanto mi dà tanto, un po' mi preoccupo... Anche se il programma del M5S è tutt'ora molto nebuloso, soprattutto circa alcuni argomenti fondamentali... Circa il futuro, la storia dell'Uomo Qualunque fornisce qualche spunto a cui ispirarsi...