venerdì 5 ottobre 2012

PROSTITUZIONE E PLEBISCITO: LA PROSSIMA CAMPAGNA ELETTORALE




Ormai possedere una televisione in casa è considerato un bisogno essenziale come respirare. Non passa settimana senza che qualcuno di mia conoscenza, anche se più volte gli ho detto che io non ho la tv da otto anni, non mi ponga la fatidica domanda che comincia sempre con "hai visto ieri...".

Dato che non è concepibile la possibilità che l'elettrodomestico in questione non ci sia, mi limito ad un secco "no" privo di qualsivoglia spiegazione sul perché "non ho visto ieri...": sono un po' stufo di vedere quegli sguardi stupiti di chi si domanda da quale pianeta io sia giunto.

Però sono due giovedì di fila che stando in case terrestri mi imbatto in Piazzapulita su La7. Settimana scorsa, essendo ancora puro, sono riuscito ad assistere a tutto lo spettacolino dell'ospite Renzi che con aplomb britannico sorrideva ogni volta che gli rivolgevano una domanda e sviscerava il suo programma politico: "Se non convinciamo gli elettori di centro-destra a votare per noi, perderemo quei voti".

Aldilà della lapalissiana correttezza dell'affermazione - in effetti chi non vota per te, ha votato per qualcun altro -, quello che mi ha pià sorpreso è stata la mancanza di risate in sottofondo. Visto che un'affermazione così vuota in bocca ad uno che è presentato da tutti come un volto nuovo della politica nazionale, se non è una battuta è tragico. Perché questo non è un programma politico, ma una dichiarazione d'intenti di una persona che non propone idee proprie, ma si propone di soddisfare quelle altrui. E dato che l'abito in realtà fa il monaco, dirlo vestiti in giacca e cravatta ha dato una parvenza di serietà. Ma per rendere totalmente chiaro ciò che diceva, avrebbe dovuto indossare tacchi a spillo, minigonna cortissima e trucco molto pesante. In effetti è davvero un rottamatore. E immaginarlo vestito così mentre parlava mi è stato utile per arrivare fino in fondo.

Ieri sera invece non ci sono riuscito. Fini era lì seduto in giacca e cravatta e non sono riuscito ad immaginarlo in altro modo mentre mi diceva che lui vedrebbe bene un nuovo governo Monti dopo le elezioni dell'anno prossimo. Mi sono chiesto a che serve andare a votare se, qualunque esito diano le elezioni, comunque il vincitore si sa già in partenza. Poi ho pensato che in fondo, anche se non si è mai fatto circoncidere, a parole ha abiurato più o meno tutto ciò che poteva abiurare, riuscendo in realtà a rimanere il vecchio camerata di sempre: solo lui con la sua concezione democratica poteva parlare delle prossime elezioni come il plebiscito del si del '29. Infine mi sono alzato e ho spento, sempre più soddisfatto di aver portato in discarica la mia tv otto anni fa.

Mi rimane sempre il dubbio su chi votare, ma questa è un'altra storia.

giovedì 4 ottobre 2012

LA CAMBIALE IN BIANCO




Sarà da complottista, ma a me è sembrata ben strana la sequenza temporale in cui prima il premier Monti urla ai quattro venti che non ha alcuna intenzione di prolungare la sua esperienza di governo, poi scoppia lo scandalo Fiorito che annienta completamente qualunque residua credibilità della politica ed infine ancora Monti  sommessamente dice davanti ai suoi veri grandi elettori che se serve lui sarà ancora a disposizione.

Che siano coincidenze o meno, è un fatto che qualunque cosa accada Monti rimarrà in Senato come garante di quei poteri finanziari che lo hanno messo lì. Sarà il portavoce del governo verso i mercati e riferirà gli ordini di questi ultimi. Secondo me il dibattito se debba candidarsi o meno alle elezioni è assolutamente inutile. La sua nomina a senatore a vita è già sufficiente: rappresenta la cambiale in bianco pronta ad essere riscossa in futuro. Nessuno sano di mente rinuncerebbe per farsi eleggere, quindi non vale neppure la pena parlarne.

Del resto la politica non ha più la forza necessaria per liberarsi dal commissariamento in cui è stoltamente finita. Questo la dice lunga sul livello dei suoi rappresentanti. Dopo lo scandalo Fiorito tutti i partiti si sono affrettati istericamente a voler dimostrare che è ora di dare una bella ripulita e di correggere gli errori del passato.

Ma al punto in cui siamo questa è la peggiore strada in assoluto.

Vendola che dice che si riduce lo stipendio di 50mila euro, per esempio, non fa che confermare che se se lo può permettere allora guadagnava già troppo. Rutelli che si autoassolve dalle ruberie di Lusi perché lui non si poteva accorgere di niente visto che non è un ragioniere dimostra solo la propria incompetenza (principio fondante della odierna meritocrazia).
Il ritornello del così fan tutti è semplicemente ridicolo.
Quello che è mancato del tutto è il politico che dica che quei soldi, ignominiosamente troppi in un periodo di vacche magre, sono stati usati correttamente. O al limite che con grande faccia tosta dicesse che i partiti politici sono associazioni private e che un privato con i suoi soldi ci fa quel che gli pare.

Certo poi avrebbe dovuto andarsene un secondo dopo per incompetenza o malafede a seconda dei casi. Ma almeno non ci sarebbe una cambiale in bianco eternamente in riscossione.

LO SCIOPERO E' UN FATTO INACCETTABILE




Marco Cedolin

La giornata di sciopero del trasporto pubblico loocale che ieri ha paralizzato le principali città italiane sembra avere provocato di tutto e di più. Orde di cittadini in preda al panico in fuga nelle gallerie del metrò milanese come fossero inseguiti dagli zombies di Resident Evil, ressa in ogni dove, malori, tensioni e perfino manipoli di "eroi" disposti ad immolare il proprio corpo strisciamdo sotto le saracinesche in chiusura, pur di riuscire a prendere l'ultimo treno prima dello stop alla circolazione. Orde di pennivendoli pronti a sbavare rabbia dichiarando che "uno sciopero così non è da paese civile" e addirittura il garante sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali Roberto Alesse che con un tempismo da orologio svizzero si è affrettato ad aprire un'inchiesta sull'astensione dal lavoro in oggetto.

Comprendiamo bene come nell'Italia governata dai banchieri lo sciopero somigli sempre più ad una creatura mitologica alla cui vista inorridire e darsi alla fuga pervasi dal panico....
 

domenica 16 settembre 2012

PRENDE PIEDE L'IPOTESI DI UN MONTI-BIS. I MAYA: "VISTO? AVEVAMO RAGIONE NOI !"




Entusiasmo in casa Fornero: “Per gli esodati faremo qualcosa, ma per la democrazia non ci sono molte speranze”. Anche i giovani disoccupati appoggiano il Monti-bis: “Siamo solo il 35 per cento, con lui al governo per alti cinque anni arriveremo al 51”. 99 banchieri su cento appoggiano Monti per un nuovo esecutivo. Il centesimo è morto d’infarto per la gioia

In una nota riservata spedita tramite un messaggero in canoa, il Consiglio Supremo di Papua Nuova Guinea fa sapere che gradirebbe moltissimo un governo Monti-bis, in Italia, nel 2013. Analoghe richieste vengono da Berlino, Washington, alcune comunità agricole del Caucaso, due tribù boscimani del Borneo, gli eredi Filippazzi evasori fiscali residenti in Svizzera, i vigili urbani di Amburgo, la Federpesca di Shoshoni (Wyoming, Usa) e la squadra femminile di judo delle isole Kurili. In tutto il pianeta l’attesa per un governo Monti-bis pare partecipe e febbrile. “E’ vero – confermano a Moody’s – chiunque paghi le tasse in un altro paese vorrebbe un governo Monti-bis in Italia! E’ un po’ come quando si guarda il Gran Premio di Formula Uno aspettando l’incidente, sembra cinico, ma si divertono tutti”. E in Italia? Davvero in Italia qualcuno vuole un Monti-bis? “A parte Pierferdinando Casini e alcune associazioni di masochisti non abbiamo altri casi”, dicono al Centro di Igiene Mentale dell’Udc (sempre affollato, va detto). Eppure, secondo un recente sondaggio risulta che un governo Monti-bis sarebbe visto con grande favore. Un campione rappresentativo di 1.000 tra banchieri, miliardari, alti prelati e parenti di Elsa Fornero, alla domanda: gradirebbe un nuovo incarico all’attuale presidente del Consiglio?, ha risposto così. “Sarebbe un toccasana” (48 per cento), “Sarebbe una benedizione del Signore” (36 per cento), “Non sa/non risponde/sta licenziando qualcuno” (16 per cento). Il dato si fa più interessante quando si passa alle motivazioni. Alla domanda “Perché vorrebbe un Monti-bis?”, il campione ha risposto: “Perché sono ricco” (34 per cento); “Perché sono un collezionista di voti di fiducia” (28 per cento); “Perché insegno alla Bocconi e non voglio perdere il posto” (23 per cento); “Perché bisogna finire il lavoro cominciato. Lo sa che ci sono alcuni esodati ancora vivi?” (15 per cento). Secondo il Vaticano, un Monti-bis sarebbe fortemente auspicabile. “Preghiamo ogni giorno per questa ipotesi – dice un cardinale che preferisce restare anonimo – e ci abbiamo scommesso 600 milioni di Imu”.

martedì 24 luglio 2012

FRAGILITA' E COLLASSO : LENTAMENTE ALL'INIZIO, POI TUTTO IN UNA VOLTA



Questo articolo è basato sugli appunti di una delle presentazioni tenute alla conferenza 'Age of Limits'.

Di Dmitri Orlov; 5 Giugno 2012

Ho previsto il collasso per oltre cinque anni. La mia previsione è che gli Stati Uniti collasseranno finanziariamente, economicamente e politicamente in un prevedibile futuro... e questo non è ancora accaduto. Così, inevitabilmente, mi viene fatta la stessa domanda in continuazione: “quando”? E, inevitabilmente, rispondo che non faccio previsioni sulla tempistica. Questo lascia chi mi ha rivolto la domanda insoddisfatto e così penso che dovrei provare a spiegare il perché non faccio previsioni sulla tempistica. Proverò anche a spiegare come si può arrivare a fare certe previsioni, capendo bene e pienamente che il risultato è altamente soggettivo.

Vedete, predire che qualcosa sta per accadere è un po' più facile di predire quando accadrà. Supponete di avere un vecchio ponte: il cemento è spaccato, alcuni pezzi non ci sono più e ci sono ferri arrugginiti che si intravedono. Un ispettore lo dichiara 'strutturalmente a rischio'. Questo ponte cadrà di sicuro a un certo punto, ma in quale data? Questo è qualcosa che nessuno può dirvi. Se insistete per una risposta potreste sentirvi rispondere così: se non cade entro un anno, allora potrebbe rimanere in piedi per altri due. E se ci rimane così a lungo, allora può rimanerci un altro decennio. Ma se rimane in piedi per un intero decennio, allora probabilmente cadrà entro un anno o due, perché, dato il suo tasso di deterioramento, a quel punto non si saprebbe proprio cosa lo tenga ancora su.

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venerdì 20 luglio 2012

ITALIA : (RE)PRESSIONE FISCALE AL 70%, MA LA COLPA SAREBBE TUTTA DEL "CATTICO EVASORE". C'E' CHI DICE NO...











Eccoci...ci siamo...
Anche al livello istituzionale qualcuno inizia a rompere il muro di omertà e di caccia alle streghe messo in atto pervicacemente da Monti, Befera & soci...
(Noi blogger come sempre siamo "avanti"...e ci siamo già arrivati secoli fa)

Lungi da me giustificare ed avallare l'evasione fiscale,
però come sempre il problema è assai più complesso che dare tutta la colpa alla Merkel, tutta la colpa a Moody's, tutta la colpa all'evasore brutto&cattivo etc etc

Quando si mette in piedi una spietata caccia all'untore (con pesante bombardamento mediatico) e si cercano di scaricare le colpe solo su di un capro espiatorio...
a me scattano sempre svariati campanellini d'allarme che immeditamente mi fanno fortemente sospettare della versione ufficiale...
e dunque mi metto alla ricerca di spiegazione "alternative" e più complesse...

Tra parentesi quando metti in piedi una (re)pressione fiscale del genere, con tanto di fustigazione pubblico-mediatica....
come minimo lo STATO, le sue istituzioni e la sua burocrazia DOVREBBERO ESSERE IRREPRENSIBILI ed EFFICIENTI, dovrebbero erogare servizi ad un elevato livello di qualità...
Ed invece SONO TUTTO IL CONTRARIO:
sono UN ESEMPIO PEGGIORE di coloro che vogliono PUNIRE...

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giovedì 19 luglio 2012

INFINE ANCHE LE FONTI UFFICIALI COMINCIANO AD AMMETTERLO : L'ITALIA E' A RISCHIO DEFAULT



Infine anche le prime fonti ufficiali cominciano ad ammetterlo: l'Italia è a rischio DEFAULT....

“L’Italia è a rischio default”
18/07/2012 - Luigi Zingales e l'allarme per il paese
“Se la situazione peggiora l’Italia non ce la fa”.
Lo afferma l’economista Luigi Zingales, docente alla Chicago Booth School of Business, intervistato dal Gr3 Rai.


“Gia’ 450 punti di spread sono per il governo impossibili da sostenere nel lungo periodo, difficili nel breve – aggiunge -: o lo spread rientra in termini relativamente veloci entro i 200 punti, o e’ veramente difficile che l’Italia riesca a evitare un default”.
Quanto alle prospettive del Paese, sottolinea Zingales, “purtroppo la Banca d’Italia ha ragione, il credit crunch si sta riflettendo sull’economia, e un Pil in calo del 2,5 per cento nel 2012 c’e’ tutto, finche’ non si risolve l’incertezza e’ difficile vedere segnali di ripresa”.


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mercoledì 18 luglio 2012

CONTRORDINE !!!

 

di Debora Billi
Crisi

Avevo letto anch’io il mirabolante elenco delle riforme di Hollande, quello che si è poi rivelato una bufala originata da Repubblica. Lo avevo visto sul blog di Modigliani, quindi tendevo a fidarmi: ma non volendo prendere in giro i lettori, contavo di farne un post che linkava tutte le fonti originali per ogni singola riforma riportata.
Mi sono risparmiata la fatica: pare non sia vero nulla o quasi. Non avrei trovato fonti, avrei perso ore dietro un sogno. Perché quelle riforme sembrano davvero appena uscite da un libro dei sogni

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CAPITALISMO O UMANITA' ?

di Francesco Salistrari


Il mondo è consumato dalle proprie contraddizioni, la più evidente delle quali è l’assoluta incapacità dei più a comprendere che viviamo in un inganno denominato economia di libero mercato.
All’interno di questo inganno rientrano parole vuote come libertà e democrazia, nei loro stessi principi, assolutamente incompatibili con la libertà di merci e capitali di circolare liberamente, con la stratificazione sociale strutturale, con il sistema monetario in quanto tale, con la privatizzazione massiccia di tutti i settori economici.
L’individualismo e l’egoismo, mossi dall’interesse economico, rappresentano, nel lungo periodo, la fine della società e del vivere associato. In varie forme, viene soppiantata la solidarietà sociale dalla competizione latente (e patente) dei vari attori sociali, il tutto sotto il dogma smithiano dell’interesse personale come motore del benessere.

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IL DECALOGO DELLA BEGAN

Sabina Began:

“La Minetti si deve dimettere. E’ un’ingrata. Berlusconi non ha il culo flaccido, ce l’ha invece sodo e tosto. E’ un toro”.

“Ci sono donne come la Minetti che sono più amiche del chirurgo plastico che del popolo”.

”Silvio non mi ha mai parlato male di lei, neppure quando ha saputo quello che lei ha detto sul suo conto. Lui è una persona pura, un uomo benedetto e illuminato da Dio. Grazie a lui ho acquistato la fede”.

“L’ultima volta gli ho tolto i calzini e gli ho baciato i piedi. Erano belli, profumati”

“Poi gli ho annusato e baciato le ascelle dopo che lui aveva lavorato tutto il giorno, alle otto di sera. E profumavano di rosa. Lui odora di bambino con la sua pelle tutta bella, pulita e profumata di rose. Ero sconvolta, non c’era traccia di sudore, niente”.

“Mi ha insegnato che una donna non lascia il letto disfatto per rispetto di coloro che lavorano in casa”

Silvio spegne anche le luci per risparmiare energia“.

“Colpa delle donne che lo hanno soggiogato”

“Ma se Berlusconi mi regalasse un figlio, sarei la donna più felice del mondo. Mi piacerebbe restare incinta di lui, è la cosa che voglio di più, il resto non mi interessa. Vorrei una femminuccia, sarebbe bello chiamarla Rosa, come la mamma di Silvio”.

“Io non prendo la pillola e non uso preservativi perchè non ho rapporti con tanti uomini”


ERA ORA

Vivisezione, blitz della Forestale Green Hill finisce sotto sequestro


Il Corpo forestale dello Stato sta eseguendo il sequestro di Green Hill, l'azienda situata a Montichiari, in provincia di Brescia, che alleva cani beagle per i laboratori di vivisezione. Alle operazioni di ispezione e sequestro della struttura, disposte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Brescia, partecipano 30 forestali appartenenti ai comandi provinciali di Brescia, Bergamo e al nucleo investigativo per i reati in danno agli animali. E' presente anche personale della Questura di Brescia. L'operazione sta portando al sequestro di cani di razza beagle, sia cuccioli sia adulti, e dell'intera struttura costituita da quattro capannoni, uffici e relative pertinenze per un totale di circa 5 ettari. Fra i reati contestati c'è anche quello quello di maltrattamento di animali.

FONTE

Ps. Guardate il video 

lunedì 16 luglio 2012

L’USCITA DALL’EURO NON E’ PIU’ SOLTANTO UN SOGNO LONTANO MA UNA CONCRETA REALTA’

di Pietro Valerio.
Ho fatto un sogno. Ho sognato che accendendo la televisione e guardando il telegiornale di una rete nazionale, avrei un giorno visto il servizio mandato in onda dalla coraggiosa emittente regionale TeleToscana Nord. Un servizio chiaro, sintetico, diretto che spiega tutto ciò che è avvenuto in Europa dall’introduzione dell’euro ad oggi senza troppe reticenze, omissioni. Il passo indietro della politica che ha volutamente aperto la strada alla tirannia dei mercati, il vero obiettivo dell’Unione Europea e della BCE che è sempre stato quello di privare i governi nazionali della loro sovranità politica e democratica, le possibili strade per uscire dalla dittatura della finanza seguendo magari l’esempio dell’Argentina, che dopo la crisi e il fallimento ha ripreso a crescere grazie al ritorno alla propria sovranità monetaria.

La rete televisiva locale TeleToscana Nord è stata coraggiosa non tanto perché si è schierata aggressivamente contro i cosiddetti poteri forti (chi sono? Quali sono i loro nomi?) ma perchè dire la verità oggi in Italia rappresenta un atto di coraggio. Nessun giornalista nazionale direbbe apertamente le cose dette nel servizio perché avrebbe paura di urtare la sensibilità dei politici al governo, i quali a loro volta non spiegano mai apertamente ai cittadini come stanno in realtà le cose perché temono di infastidire gli innominati dei poteri forti finanziari. Ma ascoltando il servizio avrete potuto notare che il giornalista non accenna mai a complotti della finanza, intrighi internazionali, ma ha descritto soltanto lo svolgimento dei fatti. Un vero miracolo.

Dire che la rinuncia alla sovranità monetaria e l’autonomia della BCE comporta la sudditanza nei confronti delle banche, che sono le uniche ad arricchirsi ogni volta che uno stato si indebita e paga maggiori interessi, non è altro che descrivere la verità di un fatto incontestabile. Altra cosa invece sarebbe capire perché gli stati dell’eurozona e i dirigenti politici di ogni singola nazione abbiano scelto volontariamente di aderire a questo progetto strampalato di unificazione monetaria, che non ha alcuna base scientifica: secondo le più accreditate teorie delle aree valutarie ottimali sappiamo infatti che non esistevano in Europa i presupposti di mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoro) per potere fronteggiare eventuali shock asimmetrici. Quindi perché i nostri politici sono andati avanti lo stesso?

Facciamo alcune ipotesi. I nostri politici sono degli incompetenti e pensavano davvero che aggregarsi ad un progetto di moneta forte non svalutabile avrebbe comportato dei vantaggi per l’economia italiana. I nostri politici sono dei mercenari e sapevano già che un’unione monetaria così fatta avrebbe avvantaggiato soltanto i paesi strutturalmente più forti e costretto i più deboli a scaricare i costi sui salari dei lavoratori (svalutazione interna). Infine la via di mezzo: i nostri politici sanno e capiscono tutto ma non fidandosi della loro capacità di amministrare bene lo stato senza sperperi e sprechi, hanno preferito affidarsi al giudizio dei mercati finanziari, come se questi ultimi conoscano meglio di chiunque altro quale sia il metodo più razionale e sostenibile per indirizzare gli investimenti.

Questa terza ipotesi è sicuramente la più curiosa, perché prevede un misto fra l’incompetenza e la malafede. Togliere agli stati la possibilità di utilizzare la propria moneta e la propria banca centrale per finanziare la spesa pubblica affidandosi esclusivamente al sostegno dei mercati significa non capire affatto come funzionano i mercati finanziari internazionali. Gli investitori della finanza ragionano infatti sempre in un’ottica di breve periodo, cercando guadagni facili, alti e possibilmente privi di rischio, mentre uno stato per definizione deve concentrarsi sugli investimenti di lungo periodo, che includono il miglioramento delle infrastrutture pubbliche e il benessere sociale della cittadinanza, in termini di reddito e servizi. Fra le due visioni c’è un abisso di incompatibilità, che si è rivelata in tutta la sua grandezza nell’errata valutazione dei mercati dei titoli di stato di paesi con problemi strutturali come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia, che per molti anni sono stati scambiati ad un valore abbondantemente al di sopra di quello reale. Fra l’altro se i mercati fossero così corretti, imparziali e precisi nelle loro scelte di investimento non assisteremmo con ciclica frequenza all’insorgere di bolle speculative o crisi finanziarie.

Eppure i politici italiani, che ormai possono essere tranquillamente divisi in neoliberisti conservatori (PDL, Terzo Polo) e neoliberisti riformatori (PD, Italia dei Valori), hanno sempre creduto nella validità universale e assoluta del giudizio dei mercati, appoggiando con convinzione la linea dell’austerità tedesca e le iniziative di aumento della pressione fiscale di Monti. Almeno fino a quando all’orizzonte non è apparsa la stella di Hollande, che insediandosi all’Eliseo potrebbe stravolgere l’attuale struttura dell’Unione Monetaria Europea, mettendo un freno alle politiche di rigore imposte dal Fiscal Compact e cambiando lo statuto della BCE per consentire i finanziamenti diretti agli stati. Da Bersani a D’Alema a Tremonti, è stato un coro di consenso trasversale alla possibilità del cambio di guardia alla presidenza della Francia, ma abituati come sono a salire sul carro del vincitore i politici italiani non si sono accorti delle loro infinite contraddizioni: ma se auspicano tanto un cambiamento strutturale ed epocale dell’Unione Europea perché non cominciano a muoversi autonomamente?

Chiedere a gran voce ai francesi di intervenire per invertire la rotta e intanto votare nel silenzio più assoluto il pareggio di bilancio in costituzione è un comportamento un po’ anomalo e ambiguo. Ma se i politici ormai ci hanno abituato a queste acrobazie dell’incoerenza, cosa dicono i tecnici? Lo stesso Monti al momento del suo insediamento aveva timidamente dichiarato che dopo avere svolto il compitino a casa, che si è rivelato il solito salasso per le fasce deboli, avrebbe fatto delle precise richieste a Bruxelles. Quali? Quando inizia a farsi sentire e a battere i pugni? Cosa sta aspettando? Il governo Monti ha una maggioranza bulgara, il consenso popolare e i suoi sostenitori politici sembrano scalpitare, quantomeno a parole, per rivedere alcuni vincoli inaccettabili dei trattati europei. Eppure al momento di descrivere punto per punto le modifiche da apportare, bocche cucite e divagazioni varie.

Attendere la vittoria di Hollande per mettersi alla ruota del suo carro e puntare il dito contro gli errori e orrori dell’eurozona, sembra il consueto atteggiamento vile di chi si nasconde dietro un paravento per paura di esporsi in prima persona. I nostri governanti aspettano che sia Hollande a lanciarsi impavido contro i tecnocrati europei e la perfida Merkel, verificheranno quale sarà il risultato di questo scontro frontale e poi decideranno da che parte schierarsi. Se vince la linea del cambiamento di Hollande, allora non c’è dubbio che i soliti veterani della viltà italica annunceranno trionfanti: “Io avevo sempre sostenuto che così com’era l’eurozona non poteva funzionare, la strategia dell’austerità della Germania ha solo peggiorato le cose, lo statuto della BCE andava cambiato, lo capisce anche un bambino etc”. Viceversa se dovesse vincere il fronte del rigore della Merkel, tutti di nuovo in riga a trottare, perché a differenza dei bambini che hanno il coraggio di parlare, di esprimere concetti chiari e comprensibili, i nostri politici annaspano nella vaghezza più assoluta, cambiando opinione come delle banderuole a seconda di dove tira il vento e assicurandosi sempre di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per non scontentare nessuno.

Ma la verità di fondo di questa estrema prudenza purtroppo potrebbe essere un’altra. I vari D’Alema, Bersani, Alfano, Tremonti, Casini hanno riconosciuto in Hollande un loro simile, un alleato, un neoliberista della stessa pasta che non si sognerebbe nemmeno per sbaglio di cambiare una virgola dei trattati europei, che tanti vantaggi comportano agli adorati sponsor dell’alta finanza e indirettamente anche a loro stessi. I suoi discorsi demagogici fanno parte di un copione già scritto da utilizzare soltanto in campagna elettorale. Quando incalzati dalle elezioni, quasi tutti i politicanti neoliberisti, di destra o sinistra che siano (la differenza ormai nessuno la conosce), iniziano a scagliarsi contro la finanza, i grandi redditi, l’eccessiva pressione fiscale, le storture del progetto europeo, ma poi arrivati alla resa dei conti si fermano sempre davanti ai soliti ostacoli: “Questo non si può fare perché ce lo vieta l’Europa, questo si deve fare perché ce lo chiede l’Europa, non possiamo permettere la fuga dei capitali, la Tobin tax si deve fare a livello mondiale, la BCE deve mantenere il suo ruolo di garante della stabilità dei prezzi etc”.

Messo da parte il furbo Hollande, la vera novità dell’ultima tornata elettorale francese è stata invece il clamoroso successo del partito di estrema destra del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, che aveva un programma chiaro e senza mezze misure: uscire dall’euro subito, perchè questa moneta sbagliata e fallimentare ci sta ammazzando tutti. Se non fosse stato per le sue posizioni xenofobe contro l’immigrazione, Marine Le Pen avrebbe sicuramente raccolto ancora più voti rispetto al già incredibile 18%, perché meglio di chiunque altro aveva centrato in pieno il cuore di tutti i problemi europei. E’ inutile tergiversare, questa lotta al massacro farà cadere ad uno ed uno tutti i paesi europei e per diverse ragioni di parte e interessi nazionalistici, nessuno avrà mai il coraggio di cambiare i trattati o la forza di modificare gli equilibri attuali. Quindi invece che stare ancora su questo treno malandato e impazzito senza conducente, meglio scendere subito e percorrere a piedi un’altra strada.

Ancora in Europa non si era mai vista una posizione così chiara, autorevole e determinata che indicasse nell’uscita dall’euro l’unica strada percorribile. Se confrontiamo la limpidezza della Le Pen con la confusa ambiguità del maggiore movimento politico di estrazione populista, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ci accorgiamo delle enormi differenze che esistono fra chi ha le idee chiare e chi invece sguazza nella propaganda fine a se stessa vivendo soltanto di sondaggi e di fiammate improvvise. Beppe Grillo infatti non ha mai avuto una posizione netta e univoca sull’uscita o meno dall’euro, dichiarando un giorno sottovoce che l’euro è una schifezza e ripiegando il giorno dopo sulla solita banalità che senza l’euro potremmo stare anche peggio. Se diamo un’occhiata al programma economico del Movimento 5 Stelle possiamo ritrovare questi punti:
  • Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno
  • Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei
  • Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari
  • Favorire le produzioni locali
  • Sostenere le società no profit
  • Sussidio di disoccupazione garantito

Tutte proposte condivisibili e sottoscrivibili in pieno, ma come volevasi dimostrare spulciando il programma del Movimento 5 Stelle non c’è nessuna posizione definitiva riguardo all’euro e alla sostenibilità dell’intera eurozona, perché a Beppe Grillo non interessa risolvere i problemi ma speculare e vivacchiare sui problemi esistenti: il suo Movimento 5 Stelle è in pratica come la Chiesa che senza la fame del mondo e la sua funzione caritatevole non avrebbe più alcun senso di esistere.

Ma se non vuole ritornare ad una piena sovranità monetaria, potrebbe spiegarci Beppe Grillo o qualcuno dei suoi come intende trovare i soldi per finanziare questi progetti? Vuole aumentare le tasse? Oppure vuole ridurre soltanto gli sprechi come è giusto che sia? E una volta azzerati gli sprechi e ridotto all’osso lo Stato, come intende continuare a finanziare gli altri progetti? Sa Beppe Grillo che per detassare e sostenere con sussidi le imprese nazionali non bisogna avere vincoli di bilancio pubblico?

Insomma, il populismo all’acqua di rose di Beppe Grillo, che giustamente non vuole avere alcuna connotazione politica, vive sull’astrattezza pura e non va mai oltre il seminato delle sue battaglie sacrosante per la difesa del territorio e l’importanza strategica delle amministrazioni locali. Ma se messo di fronte ad una visione più ampia e lungimirante degli eventi il Movimento 5 Stelle si ferma bruscamente perché sembra non volere pestare i piedi a nessuno, tranne a quei pochi sciamannati del teatrino della politica italiana, che sono ormai un bersaglio fin troppo facile e comodo per chiunque. In Italia quindi devono essere ben altri i movimenti e i partiti politici extra-parlamentari che devono sobbarcarsi l’impegno di una seria lotta all’euro, senza pregiudiziali o compromessi di sorta. Una lotta basata su dati di fatto reali, evidenze empiriche, ragionamenti logici che dimostrano come una moneta sbagliata, gestita in maniera sbagliata, può essere la più grave minaccia per la stabilità sociale ed economica di una nazione.

Nessuno vuole fare una battaglia all’euro per partito preso, ma è l’euro stesso, per come è stato progettato e congegnato, a muovere una guerra devastante contro tutti i popoli europei. Se non si ha coscienza di questa verità, non si può andare da nessuna parte se non infilarsi nel vicolo cieco dell’austerità, dell’intervento sovranazionale della trojka (UE, BCE, FMI), della ristrutturazione del debito in stile greco e del ritorno al punto di partenza, senza avere risolto nessuna delle cause del tracollo. Per fortuna però in Italia comincia a muoversi qualcosa, come dimostra questo ottimo articolo di Claudio Borghi su Il Giornale, dal titolo emblematico: “Ora l’uscita dall’euro non è una bestemmia”. Ma è sempre dall’estero che dobbiamo ricevere le indicazioni più preziose per capire quali strade seguire per un’uscita rapida ed indolore dall’euro, come suggerisce l’inglese The Economist (vedi l’interessante mappa interattiva sotto che chiarisce quale sia la situazione attuale dell’Unione Europea).

http://media.economist.com/sites/defaul ... roEcon.swf

I politici e i cittadini europei devono cominciare a prendere in considerazione quello che prima era ritenuto impensabile. La storia è disseminata di unioni monetarie che si sono sciolte per palesi difetti di progettazione. L'Irlanda ha lasciato la zona sterlina. I paesi baltici sono fuggiti dal rublo russo. I cechi e gli slovacchi si sono separati reciprocamente. Perché l'euro non dovrebbe rompersi?

I fondatori dell'euro sono stati troppo superficiali a non prevedere turbolenze capaci di evidenziare come accade oggi le lacune di progettazione, perché forse erano concentrati a creare un serio rivale del dollaro americano. E invece i padri dell’euro sono riusciti nell’impresa non facile di ricreare una versione moderna del gold standard, abbandonata quasi cento anni fa dai loro predecessori. Incapaci di svalutare la propria moneta, i paesi europei stanno lottando l’uno contro l’altro per cercare di riguadagnare competitività tramite la "svalutazione interna", vale a dire, spingendo verso il basso i salari e i prezzi.
Una strategia dolorosa che sta portando in Grecia e Spagna una disoccupazione superiore al 20%, senza peraltro superare la diffidenza dei creditori internazionali, che continuano a dubitare sulla tenuta futura dell’euro. Quale sarebbe la ragione di vivere con questo giogo? I trattati possono dichiarare l'euro "irrevocabile", ma i trattati possono pure essere cambiati in qualsiasi momento. Il primo tabù è stato rotto l'anno scorso quando la Germania e Francia hanno minacciato di espellere dall’euro la Grecia dopo che il governo ellenico di Papandreou aveva proposto un referendum sui nuovi termini del piano di ristrutturazione del debito.
Uno dei motivi che tiene ancora in piedi l’euro è la paura di un caos finanziario ed economico senza precedenti. Un altro è l'impulso a difendere l'investimento politico pluridecennale nel progetto europeo e le proprie posizioni forti acquisite nel tempo, come quella della Germania. Non a caso, nonostante il secondo salvataggio della Grecia, la cancelliera tedesca Angela Merkel continua a ripetere che l’uscita dall’euro sarebbe "catastrofica". La signora Merkel però non è pronta a prendere i provvedimenti definitivi necessari per stabilizzare l'euro una volta per tutte. La decisione della scorsa settimana di alzare il firewall fino a 800 miliardi di euro è solo di facciata, perché le vere potenzialità di prestito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES o ESM) sarà di 500 miliardi di euro. E non c'è alcuna prospettiva, almeno per ora, di socializzare una parte del debito complessivo tramite eurobond o altri strumenti finanziari.

Così la zona euro resta vulnerabile a qualsiasi shock interno o esterno. I mercati restano ancora preoccupati per il rischio di un default e di un crollo parziale o totale dell'euro. Il buon senso suggerisce che i leader europei dovrebbero iniziare a pensare a come gestire un'eventuale rottura improvvisa della moneta, ma nessuno di loro ha ancora il coraggio di pianificare un serio programma di uscita ordinata.

Paradossalmente, sono gli stati fuori dall’euro come la Gran Bretagna a riflettere e valutare le varie alternative. Un gruppo di esperti inglesi vicini al Partito Conservatore euroscettico hanno indetto un concorso per premiare con 250.000 sterline il miglior piano per gestire l’uscita dall'euro dei paesi dell’eurozona. Uno dei concorrenti, Jonathan Tepper, ha elencato 69 casi di rottura di una valuta o unione monetaria nel secolo scorso. Nella maggior parte degli esempi riportati i paesi coinvolti non hanno avuto gravi danni economici a lungo termine. In realtà, lasciando l'euro sarebbe più probabile che i paesi più in difficoltà sarebbero in grado di recuperare in fretta. Riprendendo la storia della scomparsa dell'Impero Austro-Ungarico, il signor Tepper ha illustrato uno scenario per l’uscita della Grecia.

I titoli di stato denominati in euro dovrebbero essere convertiti in dracma, mentre quelli denominati in valuta straniera verrebbero ristrutturati. Bisognerebbe tenere chiuse le banche per almeno una settimana per aggiornare il software e cambiare tutti i depositi in nuovi dracme. Dovrebbero essere effettuati controlli sui capitali per impedire la fuga di denaro all'estero. Per i contanti, i greci potrebbero utilizzare le banconote in euro esistenti segnalati magari con un particolare inchiostro o un timbro. Una volta stampate le nuove banconote dracma, verrebbero ritirate le vecchie banconote euro e il passaggio sarebbe in pratica concluso.

Un altro concorrente finalista, Roger Bootle, sostiene che potrebbe essere migliore iniziare con la partenza della Germania e degli altri paesi forti. Ma ad ogni modo qualsiasi frammentazione creerà vincitori e vinti, con molti fallimenti e problemi legali. Le imprese coinvolte in attività transfrontaliere troverebbero di colpo che le loro attività e passività avranno cambiato valore. La stima dei danni sarebbe così grande, e i contenziosi così rovinosi, che l'opzione migliore è quella di abolire il corso legale dell'euro non appena un paese lascia l’unione monetaria, in modo da invalidare tutti i contratti in euro.

Nel loro programma Jens Nordvig e Nick Firoozye sostengono che mettendo a punto una pianificazione controllata si potrebbero ridurre incertezze e perdite. In base alle informazioni attuali ci sono circa 30 miliardi di euro di attività transfrontaliere denominate sotto una giurisdizione straniera, comprese obbligazioni, prestiti, derivati e swap. Le turbolenze potrebbero essere minimizzate attraverso la conversione di tutti questi contratti in una forma modificata dell'Unità Monetaria Europea (ECU, European Currency Unit), il paniere di valute nazionali che ha preceduto l'introduzione dell’euro. Catherine Dobbs, l'ultima concorrente, propone di rimediare la frittata dividendo l'euro in due (o più) zone: "tuorlo" e "albume". Ogni nuova valuta nazionale verrebbe convertita in una combinazione fissa dei due euro. I risparmiatori verrebbero così protetti, almeno inizialmente, da eccessive svalutazioni e la fuga di capitali verso altri paesi della zona euro sarebbe scoraggiata. Nel corso del tempo, il più debole tuorlo comincerebbe poi a svalutare rispetto all’albume più forte.

Insomma le idee non mancano, ma il destino dell'euro sarà probabilmente determinato da una convergenza di scelte politiche ed economiche. Uno stato debitore, come l’Italia o la Spagna, potrebbe alla fine stancarsi di applicare programmi di austerità o svalutazione interna. Uno stato creditore a sua volta potrebbe stancarsi di sostenere gli altri. Ma l'esito peggiore di eventuali controversie sarebbe un’uscita caotica dall’euro, mentre un ordinato processo di uscita potrebbe diminuire le perdite e aumentare i benefici del ritorno alla sovranità monetaria, salvando dalla disintegrazione i principi generali e fondamentali del mercato unico, a cui nessun paese in verità ha mai detto di voler rinunciare. Chissà magari il sogno di liberarci definitivamente dalla prigionia dell’euro potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo.


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domenica 15 luglio 2012

MADONNA, SCANDALO AL CONCERTO : HA MESSO LA SVASTICA SBAGLIATA



Svastica al concerto, Le Pen: ''Madonna in tribunale''

Il Fronte Nazionale, l'estrema destra francese, citerà Madonna in giudizio. Motivo: ha mostrato, durante il concerto a Parigi del 14 giugno, Marine Le Pen (leader del partito) con una svastica sul viso. Il video-clip, mostrato su uno schermo gigante, fa da sfondo alla canzone 'Nobody knows me' ed era già stato mostrato in altre tappe del tour mondiale della pop star. Nel filmato si vide il viso della 'material girl' che si mescola ad altri volti noti, da Benedetto XVI al rais egiziano, Hosni Mubarak. L'immagine, che appare per pochi secondi, è stata accolta dal pubblico dello Stade de France con grida di approvazione. Florian Filippot, vice-presidente del Fronte Nazionale, ha definito invece il video "un'inaccettabile" provocazione, perchè tenta di associare il nazismo alla Le Pen, che ha conquistato il 18 per cento dei voti nel primo turno delle presidenziali di aprile.



Un accostamento azzeccato, per carità, ma comunque frutto di un errore madornale: Quella NON E' la svastica nazista.



Il processo al limite andrebbe fatto all'ignoranza.

VOI SIETE QUI - NOI DEL CENTRO ANZIANI "AI PINI"



Di tutte le riflessioni, le analisi, i commenti, le elucubrazioni e i retroscena sulla ricomparsa di Silvio Berlusconi ce n’è una che spiega tutto in una riga. “Lei è un militante del PdL?”, chiede il cronista a un signore cammellato in pullman a un convegno. E quello: “No, io sono del centro anziani Ai Pini”. Basta, chiuso, finito. Persino Altan non avrebbe potuto fare di meglio.

Ma poi, pensandoci, non siamo un po’ tutti del centro anziani Ai Pini? Non siamo un po’ tutti in gita con il sacchettino del pranzo, il miraggio che ci vendano qualche pentola a poco prezzo, la speranza di divagarci un po’? Sì, è così. Siamo in viaggio premio verso l’Idaho dove andiamo a tentare la bella figura con i potenti del mondo, quelli veri, quelli che hanno inventato Apple, o Microsoft, o Facebook, noi che abbiamo inventato al massimo la Fornero.

E quella volta che siamo stati caricati su un pullman per vedere la strabiliante modernità dell’Europa con la sua moneta unica e imbattibile, e siamo tornati tristi e stanchi rimirando le rovine? E quando ci hanno raccontato di uno strabiliante rilancio, Fabbrica Italia, investimenti per 20 miliardi sull’auto e poi marameo e chi si è visto si è visto? E non siamo noi, alla fine, quelli del viaggetto rigenerante nei territori del welfare 2.0 dove sì, d’accordo, un po’ meno diritti per chi ce li ha (aveva), ma sai che cuccagna poi per i precari?

E ogni volta noi del centro anziani Ai Pini ci siamo messi in fila e siamo saliti sul torpedone ebbri di speranza, incoraggiati dagli imbonitori dei grandi giornali. E ogni volta siamo tornati stanchi e assetati, spossati e delusi. Non ci hanno nemmeno venduto le pentole, ci hanno solo dato il volantino della prossima gita organizzata dalla Bce: coraggio, più flessibili e stipendi più bassi e dopo vedrete che figata!

E ora eccoci qui ad aspettare la prossima gita, la prossima fregatura concepita per il nostro bene, ci mancherebbe. Noi, noi del centro anziani Ai Pini, le vere vittime di “devastazione e saccheggio”, noi che torniamo da ogni gita con meno soldi, meno diritti, meno prospettive, meno speranze e meno giustizia.

E pure senza pentole.

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venerdì 13 luglio 2012

I FALSARI, LA BANDA DI CRETINI E MOODY'S



Moody’s ci ha declassati a Baa2, che sta solo due scalini sopra al giudizio‘Spazzatura’ (Junk).
Monti e il suo rigore sono quasi spazzatura, lo dice Moody’s. Aggiungo che, Monti e il suo rigore sono anche un piano criminale, come già spiegato da tempo.
Ma la cosa interessante sono le reazioni qui in Italia. Un Paese che fa piangere.
I falsari sono come sempre quelli di Repubblica, veri ratti indecenti, che pubblicano la notizia citando in evidenza come ragione per la bocciatura “l’incertezza politica del dopo Monti”.Cioè: non ci bocciano perché Monti è un fallito in malafede e l’euro un disastro. Noooooo… ci bocciano, scrivono gli epigoni di Scalfari, perché abbiamo troppo poco Monti! Ok.
Se si va a leggere la sentenza di Moody’s, il fattore politica italiana è appena accennato alla fine. Ora leggete cosa invece pesa veramente nel giudizio di Moody’s:
 
in primissimo luogo la nostra suscettibilità ai collassi imminenti di Spagna e Grecia. Poi…
il sostanziale rischio nell’applicare le riforme e l’esasperazione per le austerità e per le riforme fra il popolo italiano. Poi…
 il rischio crescente dei i tassi d’interesse alti che dobbiamo pagare per emettere i nostri titoli di Stato, a causa sempre del fattore crollo Spagna e Grecia e del fatto che non ci sono compratori internazionali per i titoli italiani (e questo è drammatico, signor fallito Monti). Poi…
 l’economia italiana che sta crollando. Poi…
 la pochezza dei fondi del tanto decantato Fondo salva Stati (MES).
Ma Repubblica dice che “pesa l’incertezza politica del dopo Monti”, pagliacci del giornalismo di puttane vendute a De Benedetti.
Nella realtà ogni singola voce del il giudizio negativo di Moody’s fa capo a un solo problema, e sempre quello: l’infermabile spirale distruttiva dell’insostenibile sistema Euro. Già spiegata alla noia. E ci arriva pure Moody’s a preoccuparsi per l’esasperazione per le austerità e per le riforme fra il popolo italiano”. Repubblica zitta.
 Ora la banda dei cretini. E chi volete che siano? Ma certo! Il PD. Ecco lo splendido Francesco Boccia, sempre da Repubblica: “Dura la reazione del coordinatore delle commissioni economiche del Gruppo Pd della Camera, Francesco Boccia: "Se un Paese come l'Italia - dice Boccia - fa tutti i sacrifici richiesti dall'Ue e poi un'agenzia di rating declassa addirittura i titoli di Stato definendoli di fatto a rischio, e l'Esma o la Consob non intervengono, allora è la resa della politica".
Non sovviene al luminare che se si fanno i sacrifici e ci bocciano lo stesso forse, dico forse?, c’è qualcosa che non va nei… sacrifici? Eh Einstein? Non sovviene al luminare che la resa della politica c’è già stata, se siamo ridotti a non riuscire in nessun modo a cavarci fuori da questo disastro? Ed è soprattutto la resa degli encefali del PD, questo è certo, che proprio non ce la possono fare a scostarsi dalla scheda prestampata che la parrocchia gli ficca in cranio.
E poi il cretino di scorta, e chi mai sarà? Ma sì, lo Squinzi. Eccolo: "Il numero uno di Confindustria, poi, ha ribadito la necessità di rafforzare l'euro, definendo 'inaccettabile' la messa in discussione della moneta unica e riconoscendo gli sforzi del governo nell'intraprendere la strada giusta: "È doveroso - ha detto - riconoscere a Monti il merito di essersi assunto sulle proprie spalle l'impegno di un nuovo corso. Stiamo facendo sforzi sul fronte del rigore - ha aggiunto - ma per la crescita bisogna fare di più".”
Il rigore genera crescita dice sto scienziato. Ci vuole più euro! Ok, allora togliamo il concime dal campo, che il contadino se lo deve mettere sotto al letto, e vedrete che il campo fiorirà. Ma perché ho studiato Schopenhauer quando cotanti lumi erano fra noi?
Vabbè, mi si perdoni, ma non ce la si fa nel mezzo di sta tragedia a non mandare almeno a fanculo i falsari e la banda di cretini.

LA NAVE AFFONDA.

Italia declassata , governo contro Moody's
"Giudizio ingiustificato e fuorviante"

Bene l'asta Btp, downgrade pesa su spread


Il lancio è scritto in linguaggio chiaro e comprensibile. Moody's ha declassato, il prode governo italiano reagisce negando l'affermazione. Berlusconi e Tremonti facevano la stessa cosa, negavano l'evidenza dicendo che era una visione distorta della realtà. L'unica differenza è che in questo caso lo stile governativo è cambiato e la ricerca del colpevole non è contestuale alla negazione. Monti ha avuto l'intelligenza di anticipare il colpevole: la concertazione (anch'io penso da anni che sia stata "una cagata pazzesca", ma non per i motivi che sostiene lui).

Comunque, resta il fatto interessante che il senso è quello di dipingere un governo competente e virilmente pronto a rispondere colpo su colpo all'avverso destino. Trovo molto interessante questo esercizio di falsa neutralità per puntellare Monti, quando per gli stessi motivi il quotidiano "di sinistra" chiedeva a gran voce la detronizzazione di Berlusconi.

Il sottotitolo poi è tutto un programma. Con linguaggio ermeticamente sintetico - degno delle migliori supercazzole - semina ottimismo a piene mani. L'asta dei Btp è andata bene, quindi vuol dire che ci sono ancora acquirenti disposti ad investire. Il downgrade pesa sullo spread. I termini stranieri permettono di dire le cose più terribili, anestetizzandone il significato.

Io che non sono esperto d'economia, traduco così: la nave affonda, ma riusciamo ancora a vendere i biglietti. Ciò che mi domando è come questi biglietti impediranno di finire sott'acqua.

giovedì 12 luglio 2012

PROPRIETA' TRANSITIVA



Ricordate quella regola matematica che ci insegnarono a scuola? Si chiamava “proprietà transitiva“. Era quella quella regola che se A è uguale a B e B è uguale a C, allora si puo’ legittimamente affermare che A è uguale a C.

Quindi:
  • (A): quelli che non vogliono la Tav Torino-Lione sono anarco-insurrezionalisti.
  • (B): il governo francese non vuole la Tav Torino-Lione.
  • (C): il governo francese è anarco-insurrezionalista.

mercoledì 11 luglio 2012

PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE



Il primo ministro italiano ha detto di non avere dubbi che le riforme alla fine daranno una spinta alla crescita, ma non è sicuro di quando si vedranno i primi risultati.

NO COMMENT....

Vi rimando al principio aristotelico di NON contraddizione
ed al principio di temporalità dei processi, parametrati sulla durata della vita umana...

In effetti, pensandoci bene, il QUANDO non è trascurabile....o no?

Inoltre, come è possibile NON AVERE DUBBI su un qualcosa che non HA UN QUANDO?

Siamo di fronte ad una visione economico-mistico-escatologica proiettata fino alla Fine del Mondo?...

On a long enough time line, the survival rate for everyone drops to zero

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martedì 10 luglio 2012

CHI SI FERMA E' PERDUTO ? FORSE NO




Non è assolutamente strano che su un campione numericamente risibile di aziende controllate, ben l'85% di queste risultino gravemente inadempienti per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro.
Quello che è più interessante è che di fronte ad una simile Caporetto si registri un calo degli infortuni, talmente macroscopico da avere scatenato l'entusiasmo dei media.

La verità nuda e cruda sta semplicemente nel fatto che le statistiche dell'Inail prendono in considerazione gli infortuni di quanti un lavoro ce l'hanno ancora. E dato che c'è grossa crisi, questo risultato ci dice semplicemente che, lungi da un eventuale aumento della sicurezza, sono diminuite le potenziali vittime, perché questi ultimi semplicemente un lavoro non ce l'hanno più.

Infatti una delle categorie di infortuni "crollata" è quella degli incidenti cosiddetti "in itinere", cioè che avvengono durante gli spostamenti casa-lavoro-casa. A meno di considerare l'ipotesi che i lavoratori siano più cauti negli spostamenti, bisogna concludere che "in itinere" ci sono meno persone e che quelli che si spostano ancora corrono gli stessi rischi di prima.

Forse non è poi così vero che "chi si ferma è perduto".
Sicuramente è ancora vero che "chi va piano va sano e va lontano".
Certamente chi si è fermato non andrà lontano, ma almeno non è perduto.

RENDERE INTERNET SICURO PER L'ANARCHIA






Di Dmitri Orlov



Supponiamo di voler raggiungere qualche effetto politico significativo, diciamo prevenire o fermare una guerra ingiusta. Potremmo organizzare dimostrazioni enormi con centinaia di migliaia di persone che scendono in strada, urlano slogan ed agitano striscioni contro la guerra. Potremmo scrivere editoriali duri sui giornali e sui blog denunciando la falsità del casus belli. Potremmo scrivere, telefonare e mandare email ai nostri rappresentanti eletti e non eletti, chiedendo loro di mettere un freno a ciò e loro risponderebbero che naturalmente ci proveranno... a proposito, potreste dare un contributo alla campagna? Potremmo anche arrabbiarci, dare fuori di brutto, fare schiuma e perdere il sonno e l'appetito a causa della cose che il nostro paese sta per fare o sta già facendo. Ciò fermerebbe la guerra? Ahimè, no. Quanta gente ha protestato per la guerra in Iraq? E cosa abbiamo ottenuto? Esattamente niente.

Vedete, lo slogan “dì la verità al potere” ha dei limiti. Il problema di questi slogan è che ignora il fatto che il potere non ascolterà e il fatto che la gente già sa la verità e ci scherza anche sopra. Coloro che hanno il potere potrebbero sembrare persuasi o dissuasi ma solo se questo va a loro vantaggio o cose simili. A volte potranno scegliere anche di cooptare, e quindi tranquillamente sovvertire, i movimenti popolari, in modo da legittimare sé stessi agli occhi di coloro che altrimenti vi si opporrebbero. Ma, in generale, essi non possono essere dissuasi dal perseguire un corso che vedono come vantaggioso secondo le mera retorica di quelli che stanno fuori dai ranghi. Qualche regime più debole può essere sensibile all'imbarazzo, se le critiche sono portate da individui di alto profilo e/o in posizioni di autorità riconosciuta a livello internazionale, ma queste stesse critiche si ritorcono contro chi le invia quando indirizzate ai regimi più forti, perché questi fanno in modo che chi li critica appaia ridicolo e impegnato in qualcosa di futile.

Usare la retorica per spostare chi ha il potere dalle proprie posizioni è come provare a vincere a scacchi convincendo il tuo avversario a sacrificare i suoi pezzi perché è una cosa ragionevole, giusta e onesta. Come a scacchi, la vittoria si ottiene muovendo in modo da ridurre le opzioni del tuo avversario. E, come a scacchi, la strategia vincente viene neutralizzata se il tuo avversario la conosce in anticipo. Così, cercare di aprire un dialogo con il proprio avversario è un modo sicuro di indebolire la propria posizione scoprendo i propri piani.

Nel confrontarsi col potere, la necessità di segretezza è rafforzata dal fatto che, a differenza degli scacchi che sono un gioco aperto, il gioco di spostare chi ha il potere dalle proprie posizioni viene meglio a carte coperte; è vantaggioso fare in modo che gli eventi che cambiano il gioco appaiano come accidentali o coincidenze; spontanei piuttosto che organizzati e difficili da attribuire a qualcuno. Siccome un capro espiatorio si trova sempre e comunque, è un vantaggio se non c'è nessuna organizzazione identificabile con la quale possano essere associati. Dove è richiesta un'organizzazione, è meglio che sia di natura transitoria, fluida e anarchica e che appaia come inutilmente impegnata in qualche attività innocua. Nel gergo della CIA, dovrebbe sempre mantenere un negabilità plausibile.

Una tale strategia potrebbe essere concepibile soltanto se tutta la cosa stesse al di fuori di Internet. Nelle epoche precedenti con meno networking, il lavoro della polizia segreta era impegnativo e faticoso, ma Internet ha cambiato tutto. Ogni cosa che dici su Internet, che sia una e-mail privata, un documento non pubblicato o postato su un blog, ora può essere usato come prova contro di te, o contro chiunque altro.

Nella vecchia URRS, per spiare le nostre conversazioni, il KGB doveva venire e installare una cimice nel nostro appartamento. Era già un certo lavoro in sé. Un agente veniva assegnato a seguire ogni membro della tua famiglia per trovare un momento in cui nessuno fosse a casa. Un altro agente poi doveva fare il palo, mentre un'altra coppia di agenti avrebbe forzato un lucchetto, spostato un mobile, tagliato di netto una parte di carta da parati, fatto un buco, installato la cimice, incollato e ritoccato la carta da parati così da sembrare intonsa e rimesso a posto il mobile. Poi le conversazioni captate con questa cimice dovevano essere registrate e qualcuno doveva stare lì a cambiare la voluminosa bobina di nastro magnetico. Infine, qualcuno doveva ascoltare tutti i nastri, in attesa di frammenti di conversazione che sembrassero sediziosi. Spesso, l'intera missione di intercettazione falliva a causa di qualche banale svista, come una serratura con un giro di troppo o un mozzicone di sigaretta della marca sbagliata lasciato nel posacenere, perché avrebbe avuto come conseguenza il fatto che la vittima diventasse improvvisamente cauta, alzando la radio o la televisione quando discuteva qualcosa di importante. Anche se qualcosa di vagamente sedizioso poteva essere riconosciuto, a volte accadeva che alla persona incaricata di ascoltare, la vittima risultasse simpatica, in una specie di Sindrome di Stoccolma rovesciata, perché il dissidente che stava spiando si rivelava franco, onorevole piacevole – a differenza del suo detestabile superiore. Se veniva trovato, il contenuto sedizioso doveva essere laboriosamente trascritto.

Se diventava necessario tracciare tutte le connessioni sociali della vittima, il processo era nuovamente laborioso. Le trascrizioni delle conversazioni telefoniche e dei nastri di sorveglianza dovevano essere correlate a fotografie delle persone che andavano e venivano dall'appartamento o viste parlare con la vittima. A volte le lettere venivano aperte col vapore e lette per determinare la natura della relazione. Se venivano trovati documenti sediziosi, che normalmente venivano battuti a macchina, veniva fatto un tentativo per determinare la loro origine sulla base della proprietà della macchina, che poteva identificata paragonando minime imperfezioni nei caratteri e piccole deviazioni nel loro allineamento di fronte ad una biblioteca di campioni battuti a macchina e conservati in archivio. Facevano eccezione i documenti che spesso venivano battuti attraverso cinque fogli di carta carbone, il che rendeva i caratteri talmente sfocati da rendere tale identificazione impossibile.

Paragonate questa con la situazione negli Stati Uniti oggi, dove la CIA / FBI / NSA / Homeland Security sono abbastanza lontane dal formare un apparato di sicurezza gigante che sovrasti il pittoresco KGB sia in intrusività sia in portata, ma probabilmente non in efficacia, anche se la moderna tecnologia rende il loro lavoro banale al punto che gran parte di esso può essere automatizzato. C'era la protezione della privacy scritta nelle leggi statunitensi, ma è in via di sparizione, risultato della nuova legislazione, come il disegno di legge CISPA, che sta facendo il suo iter al Congresso in questi giorni. Ma che ci sia o meno un'abolizione per legge che fa pulizia del diritto alla privacy, la tua privacy online è già andata. Da quando il governo ti può detenere indefinitamente senza mai accusarti, esibire prove o condannarti ed ha pieno accesso ai tuoi dati digitali, le sottigliezze legali fanno poca differenza. E nemmeno importa più se sei o no cittadino statunitense: il firewall fra CIA (che si presume spii solo stranieri) ed FBI è scomparso dopo l'11 settembre e anche se la sua pratica viola diversi atti del Congresso, sarebbe sciocco aspettarsi che qualcuno faccia qualcosa per questo.

La gente ora tende a comunicare a voce via cellulare, con messaggini, email, post su Facebook e tweet, che sono tutti dati digitali e che vengono tutti salvati. Le relazioni fra le persone possono essere determinate guardando il loro profilo Facebook, i loro contatti email e quelli di telefonia cellulare. Se il tuo cellulare è abilitato al GPS, la tua posizione può essere tracciata in modo molto preciso. Se non è così, la tua posizione può essere ugualmente determinata in modo abbastanza accurato e tracciata una volta che il tuo cellulare si connette ai diversi ripetitori. Tutte queste informazioni possono essere continuamente monitorate e analizzate senza alcun intervento umano, alzando bandiere rosse ogni qual volta cominci ad emergere uno schema minaccioso. Non siamo proprio a questo ma, ad un certo punto, qualcuno potrebbe accidentalmente essere fatto a pezzi da un drone mentre, digitando un testo col T9 intuitivo ad autocompletamento, sbaglia, attivando una parola chiave particolarmente letale.

Molti scambi commerciali oggi avvengono online, mentre la maggior parte dei punti al dettaglio dei sistemi di vendita sono computerizzati e gran parte della gente usa carte di credito/debito piuttosto che il contante e spesso usa “carte a premi” anche quando paga in contanti. Così, tutto ciò che compri può essere riportato a te ed i tuoi schemi di acquisto possono essere analizzati per determinare cose tipo se sei incinta o no. In un recente scandalo, la catena Target ha commesso il passo falso di offrire sconti sui prodotti per bambini a donne che non sapevano ancora di essere incinte, basandosi sui loro acquisti recenti di cose come crema per il viso inodore, reggiseni di grande misura e vari oggetti morbidi o di peluche.

Grazie al potere di calcolo grandemente aumentato, l'enfasi si sta spostando dal rinforzare la legge al contrassegnare come aberrante ogni tipo di comportamento che il sistema non capisce. Cioè, non cerca violazioni di leggi specifiche, ma schemi inusuali. Un tale schema potrebbe essere un vostro tentativo e di altri di oscurarvi elettronicamente per un po'. Supponiamo che stiate camminando in un parco e, prima di arrivarci, spegniate il vostro cellulare. E supponiamo che diverse altre persone vadano allo stesso parco alla stessa ora e che anche loro spengano il proprio cellulare prima di arrivarci. E supponiamo che nessuno di voi abbia mandato messaggi o abbia chiamato in anticipo. Bene, questa è una ovvia indicazione di una cospirazione! I video delle telecamere di sorveglianza installate nel parco verranno scaricati, verranno passati su programmi di riconoscimento facciale e le facce fatte coincidere con i cellulari che sono stati spenti. Ora siete tutti connessi e contrassegnati per aver tentato di eludere la sorveglianza. Se questo comportamento aberrante venisse tenuto durante un qualche periodo futuro di emergenza nazionale (in opposizione alla normale guerra al terrorismo) aerei-drone potrebbero essere inviati per ammazzarvi. Tutto questo potrebbe avvenire senza alcuno intervento umano, sotto il controllo completamente automatizzato di un sistema di neutralizzazione delle minacce. E' po' Catch 22: stai fuori da Internet e sei sicuro di essere socialmente isolato nell'organizzare qualsiasi cosa; entra in Internet e sei immediatamente esposto; fai poco di entrambi e improvvisamente diventi molto sospetto ed attrai ulteriori analisi.

Se sei un po' più esperto, potresti essere in grado di trovare modi per usare Internet in modo anonimo. Compri un laptop in contanti e non lo registri, cosicché gli indirizzi MAC non possano essere ricondotti a te. Ti connetti da Internet Café che hanno libero accesso ad Internet o pirati connessioni wi-fi libere da qualche parte. Ti connetti a siti Web al di fuori della giurisdizione americana via SSL (protocollo HTTPS) o usi servizi criptati come Skype. Inoltre cerchi di rendere anonimo il tuo accesso usando Tor. Pensi di essere al sicuro. Ma aspetta! Stai usando sistemi operativi commerciali, come Windows o MacOS? Se sì, c'è una porta di servizio aggiunta dal costruttore su richiesta del governo americano. La porta di servizio permette a qualcuno (non necessariamente il governo, ma chiunque ne sia a conoscenza) di installare un “registratore di battute sulla tastiera” che cattura tutte le cose che scrivi e periodicamente le invia a qualche server per l'analisi. Ora tutte le tue comunicazioni e le combinazioni username/password sono a conoscenza di una terza parte.

Supponiamo che tu sappia delle porte di servizio dei sistemi operativi commerciali e tu metta insieme il tuo proprio sistema operativo (un po' di Linux un po' di BSD) dal codice di sorgente. Lo fai girare in modo ultra sicuro e monitorizzi nervosamente tutte le connessioni in entrata ed in uscita in cerca di qualsiasi cosa non debba essere lì. Cripti il tuo hard rive. Non salvi nessuna informazione sui contatti, password o, per quello che conta, nient'altro sul tuo laptop. Fai andare il browser in modalità “privata” in modo che non conservi una cronologia. Sembri molto sicuro sotto il tuo sottile cappello. Non sei solo un membro di Anonimo, tu sei Anonimo! Ma ti rendi conto di quanto ciò ti renda sospetto? Lo sguardo emaciato di chi deve memorizzare tutti quegli URL e password, gli occhi spiritati... Qualcuno ti trascinerà per metterti in discussione solo per il gusto di farlo. A quel punto tu rappresenti una sfida per il gruppo di sorveglianza: un obiettivo difficile, qualcuno che possono utilizzare per affinare le loro capacità. Non è una buona posizione in cui trovarsi.

L'anonimato di Internet non ha un gran futuro. E' già del tutto inesistente in Cina. Atterri a Pechino ed hai bisogno di un cellulare. Per comprare una SIM card per il tuo cellulare hai bisogno di mostrare il passaporto. Ora la tua SIM card è collegata al tuo numero di passaporto. Vai in un Internet Cafè. Lì Internet ha l'accesso libero, ma per connetterti hai bisogno di una password che viene spedita al tuo cellulare via SMS. Ora il tuo numero di passaporto è collegato a qualsiasi cosa fai mentre sei su Internet. Puoi rimanere anonimo? Non troppo, mi vien da pensare.

Ma anche se potessi rimanere anonimo, sei ancora abbastanza ribelle da sfidare lo status quo con azioni coperte rischiose ma efficaci? La mia supposizione è che tu sia da adesso molto docile grazie, ancora, ad Internet. Hai la tua musica ed i tuoi libri preferiti in quel mondo virtuale, i tuoi giochi online, i tuoi amici di Facebook e non puoi immaginare la vita senza di loro. Per molta gente, Internet è anche il modo per fare sesso, sia in modo voyeristico, attraverso il porno, sia trovando persone con cui fare sesso. Ed ho notato che gli uomini, anche se normalmente ribelli, diventano molto docili se pensano di poter riuscire a fare sesso (le donne tendono ad essere più docili degli uomini in ogni caso). Complessivamente, sembra esserci un effetto di addomesticamento associato all'accesso a Internet. La gente potrebbe provare ancora rabbia, ma la sfoga facendo commenti sgradevoli sui blog o impegnandosi in guerre infuocate sui newsgroup.

Dovrebbe esistere anche una cosa come l'attivismo su Internet, ma un termine migliore per questo è “perditempismo” (Slacktivism), un termine usato da Evgeny Morozov nel suo libro "L'illusione della rete", che vale la pena di sfogliare. E' un attivista bielorusso il cui lavoro è finanziato dalla Open Society Foundation di George Soros, che trovo raccapricciante, in più egli passa un sacco di tempo tentando di dare consulenze politiche al governo degli Stati Uniti in modo da promuovere la democrazia all'estero – una cosa che puzza di bruciato, per quanto mi riguarda, chi va con lo zoppo impara a zoppicare... e così via. Elenca molte situazioni tipo SNAFU (Situation Normal, All Fucked Up, Niente di Nuovo, Tutto a Puttane), tipo quella che il Dipartimento di Stato spende soldi per formare i blogger iraniani ad usare dei software che sono stati sottoposti a embargo dal Dipartimento del Tesoro. Ma il punto che solleva circa l'attivismo su Internet è importante: è troppo facile, a rischio troppo basso (anche se ti capita di essere in Iran, in Siria o in Bielorussia) e, in generale, futile. Se dovesse arrivare al punto di costituire una minaccia allo status quo, verrà facilmente neutralizzato da governi autoritari, multinazionali occidentali o una combinazione dei due. I più grandi censori del mondo non sono Cina e Russia, dice Morozov, sono la Apple Computer e Facebook. In tutto, l'attivismo su Internet è una forte perdita di tempo, un vantaggio per i regimi repressivi ed autoritari, un pozzo nero per i neofiti stranieri di Internet e un'illusione per gli attivisti e i politici occidentali.

L'idea di raggiungere qualche effetto politico significativo è ancora interessante? Che ne direste se vi dicessi che potreste ottenere gli stessi effetti solo con un po' di pazienza, sedendo come un Buddha con le braccia incrociate e con un sorriso beato sulla faccia? L'idea non è troppo esagerata.

Vedete, Internet è un sistema molto resiliente, progettato per lasciar fluire i pacchetti oltre ogni ostruzione. E', in un certo senso, auto regolante ed auto guarente. Ma dipende da un altro sistema che non è affatto resiliente: la rete elettrica. Negli Stati Uniti, la rete è un vecchio sistema cigolante che comincia a mostrare un tasso di guasti in aumento esponenziale. E' sensibile al fenomeno dei guasti a cascata, in cui piccoli guasti vengono amplificati attraverso il sistema. Siccome i soldi necessari per aggiornare il sistema non ci sono più, i blackout continueranno a proliferare. Se la rete crolla, si perderà l'accesso a Internet. L'accesso ai telefoni cellulari è più probabile che rimanga, ma senza la rete la maggior parte della gente non sarà più in grado di ricaricare il propri cellulari. La tecnologia dell'informazione può sembrare scintillante e nuova, ma rimane il fatto che Internet è alimentato per circa il 40% dal carbone e per circa il 20% dal nucleare.

Oltre ai problemi puramente tecnici con la rete elettrica, c'è anche un problema nel trovare abbastanza energia per alimentarla. Circa metà dell'elettricità viene dal carbone che è di qualità sempre minore. I volumi di carbone stanno rimanendo più o meno costanti, ma la densità energetica del carbone sta diminuendo nel tempo. L'antracite che ha reso possibile l'età del vapore è ormai andata. La lignite e il carbone marrone che l'hanno rimpiazzata sono più vicini alla sporcizia che al carbone. A un certo punto diventerà un spreco netto di energia estrarli e trasportarli ad un impianto. La qualità inferiore del carbone sta già causando grandi blocchi di clinker che si accumulano nelle fornaci degli impianti, causando lunghi tempi di inattività e milioni in danni. Come per le altre fonti di elettricità, i vecchi impianti nucleari - molti sono giunti a fine ciclo e già insicuri - sono una storia per un altro articolo. Stessa cosa per il miraggio dell'indipendenza energetica da raggiungere col “fracking” per il gas di scisti ed altri sporchi trucchi inefficaci. Andando avanti, la quantità di tempo in cui la rete elettrica è disponibile in ogni dato luogo diminuirà e con lei la quantità di accessi ad Internet.

Se la rete va giù, ci sarà un grande disordine economico, il che è a sua volta materiale per un altro articolo. Ma, nei termini del sistema di sorveglianza, due effetti sono virtualmente garantiti. Primo, la gente tornerà ad essere molta cara da tracciare e monitorare, come ai vecchi tempi del KGB. Secondo, la gente smetterà di essere docile. Ciò che mantiene la gente docile è l'accesso al magico e scintillante mondo della televisione e di Internet. Le loro stesse vite potrebbero essere opache, grigie, disperate e piene di fatica, ma finché possono prendersi un scorcio di paradiso abitato da celebrità dalla pelle liscia con muscoli tonici che giocano all'ultima moda, ascoltare i loro rumori preferiti, vedere una partita di calcio e distrarsi con videogiochi, blog o simpatici animali su Reddit's /r/aww, possono almeno sognare. Una volta risvegliati da quel sogno, si guarderanno intorno, poi si guarderanno ancora intorno ancora un po' e quindi diventeranno seriamente incazzati. Ecco perché i molti paesi e regioni che in un momento o nell'altro si sono trovati a corto di energia, che sia nell'ex Georgia Sovietica, in Bulgaria o nell'estremo oriente Russo, hanno sempre cercato di fornire almeno poche ore di elettricità ogni giorno, normalmente la sera durante la “prima serata”, così che il popolino potesse avere la dose di fiction quotidiana, perché ciò era più economico di contenere seriamente il popolino incazzato imponendo il coprifuoco e mantenendo pattuglie e checkpoint 24 ore su 24.

Dunque, se volete ottenere un effetto politico serio, il mio suggerimento è di sedervi come un Buddha, piegare le braccia e fare qualche esercizio di respirazione profonda. Poi dovreste lavorare sullo sviluppo di qualche capacità interpersonale che non abbia bisogno della mediazione dell'elettronica. Le opportunità sono, avrete un sacco di opportunità per praticarlo quando arriva il momento, quelle di dare alla gente incazzata qualcosa di utile da fare. Da quel momento nessuno vi sorveglierà, perché le sentinelle si saranno stancate di guardare il loro monitor sempre vuoto e se ne saranno andate a casa. Saranno anche loro seriamente incazzati, ma non con voi.

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