martedì 23 aprile 2013

NAPOLITANO : IMPOTENTI, INCAPACI E STRONZI

Ho avuto una strana sensazione oggi pomeriggio, quando per radio ascoltavo lo scrosciare di applausi che il parlamento tributava al presidente della repubblica mentre con tono istituzionale e parole studiate li definiva impotenti, incapaci e anche stronzi.

Devo dire però che ho apprezzato quella parte. Così come ho apprezzato il passaggio in cui Napolitano ha bacchettato il M5S sulla loro purezza esclusiva contrapposta al marciume di tutti gli altri. E non mi è nemmeno dispiaciuta la lezioncina di storia sull'importanza del ruolo storico dei partiti politici.

Non mi ha invece fatto piacere la parte in cui Napolitano ha detto - parafrasando il suo discorso - che ora, anche senza travalicare la Costituzione, ci troviamo in una repubblica presidenziale di fatto, in cui lui deciderà la maggioranza (larghe intese) e imporrà il programma (quello dei dieci saggi). E guai a dissentire, sennò prende e se ne va. Forse in questa situazione, in cui il potere legislativo non esiste più - e anzi plaude alla propria dipartita - Napolitano non poteva agire diversamente. Però è estremamente probabile che in questo modo ci ritroveremo con un governo privo di opposizione, al cui confronto Monti - facente funzioni di "dictator" romano - era circondato di franchi tiratori.

Comunque la stampa si sta già sperticando in lodi per il coraggioso quasi novantenne vecchio/nuovo presidente, che, incurante della veneranda età, si erge a salvatore della patria. Dimenticando forse che se siamo a questo punto un po' di colpa la condivide anche lui.

E dulcis in fundo, per rendere meglio digeribile una rielezione che, volenti o nolenti, è storica cominciano ad apparire articoli come questo di Repubblica ("Prima di Napolitano, anche De Nicola venne rieletto"), per dimostrare che Napolitano non è il primo presidente rieletto nella storia repubblicana. Con l'intento di dimostrare che essendoci un precedente tutte le argomentazioni critiche non hanno senso.
All'estensore dell'articolo, tal Alessandro Giacone dell'università di Grenoble, andrebbe fatto notare che il paragone non regge: De Nicola si dimise e fu rieletto nel 1947, cioè prima che la Costituzione entrasse in vigore (1 gennaio 1948). E' quindi chiaro che la sua rielezione non avrebbe mai potuto violare una norma non ancora promulgata.
E proprio il fatto che si vada a riesumare maldestramente questi precedenti, un pochino mi fa pensare male.

venerdì 19 aprile 2013

BERSANI DIXIT : "AVRETE UNA BELLA SORPRESA". SOLO UNA ?

Lasciamo perdere il fatto che per i grillini i giornalisti sono tutti "casta" e poi il primo nome tra i loro candidati al Quirinale è la Gabanelli (per inciso grande amica personale di Grillo medesimo).
Poi è spuntato Rodotà, che effettivamente è persona di grande cultura anche giuridica, ma che non si può certo dire che non faccia parte dell'altra casta maledetta, quella dei politici.

Personalmente lui al Colle non mi dispiacerebbe, ma temo che sia troppo laico per l'anima bigotta del sempre più probabilmente "fu" PD. Partito - o forse sarebbe meglio dire accozzaglia - che sono sempre più contento di non aver mai votato, a maggior ragione dopo la figura inqualificabilmente penosa che ha fatto negli ultimi due giorni.

Da convinto annullatore di schede elettorali osservo con distacco queste elezioni per il nuovo presidente della repubblica. E quando è saltato fuori il nome di Marini - la "bella sorpresa" annunciata da Bersani ore dopo che tutti già lo sapevano - ho avuto il sospetto, quasi la speranza, che dietro quel nome ci fosse un disegno politico: un presidente gradito a Berlusconi in cambio della sua neutralità per consentire la nascita di un governo targato PD, salvando così la faccia con l'esclusione di larghe intese. E qui dovrei aprire una parentesi sul fatto che se queste elezioni avvengono col meccanismo della delega ( cioè se il presidente della repubblica non è eletto direttamente dai cittadini), allora chi delega deve anche mettere in conto l'eventualità che i delegati allo scopo operino scelte non pienamente condivisibili. Ma del resto se ti inventi il marketing delle primarie, poi non ti puoi neanche lamentare che i tuoi elettori si incazzino perché non fai per filo e per segno quello che loro vogliono.

Comunque sia, quando dopo la prima votazione Marini è saltato mi sono dovuto ricredere: i democratici navigano a vista, visto che all'improvviso si sono inventati delle mini-primarie (e dànghete) per trovare un nuovo candidato. E hanno estratto dal cilindro Prodi, padre nobile del partito. Che oggi è stato ignobilmente impallinato, decretando così la fine stessa del PD tramite suicidio, con i vaffanculi del suo fondatore. Non sono stati buoni neanche di arrivare al risultato tramite l'eutanasia, ma hanno scelto la morte violenta. Perché adesso non solo il primo partito si è giocato qualsiasi possibilità di fare proposte indipendenti per il Quirinale, ma hanno anche dimostrato la loro inaffidabilità come forza di governo.

E ciliegina sulla torta, Berlusconi ci fa un figurone, prima accettando Marini, poi chiamandosi fuori con Prodi e adesso presentandosi come salvatore della patria accettando qualsiasi nome possa essere condiviso e possa portare alle larghe intese.

Un gran bel risultato in un Paese che si sta devertebrando.

martedì 2 aprile 2013

SIAMO ANCORA UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA ?

Ricapitoliamo. Un anno fa Napolitano in piena tempesta economica nomina Monti senatore a vita. Due giorni dopo il governo legittimamente ancora in carica si dimette senza aver ricevuto alcun voto di sfiducia dal parlamento, caso unico nella storia repubblicana.

Viene varato un governo tecnico affidato al neosenatore Monti che in un anno presenta e fa approvare una serie di provvedimenti che nessun governo politico si sarebbe mai sognato di varare, pena il proprio suicidio. Fatto sta che quelle leggi passano con il voto delle principali forze politiche, che già profondamente in crisi a questo punto si scavano la fossa. Chiaro che il M5S diventi in questo modo un fiume in piena.

Dopo un anno di governo tecnico che si rivela un male nemmeno tanto necessario, Berlusconi decide di staccare la spina dimostrando ancora una volta di essere un grande giocatore sul tavolo della politica. Perché lascia col cerino in mano Bersani e il PD, che così rimangono gli unici veri complici dei tecnici, assieme a Casini e Fini che - unico elemento positivo di tutta la faccenda - oggi ne hanno finalmente pagato le conseguenze.

C'è chi sostiene che Napolitano sbagliò già allora a non sciogliere le camere. Può anche essere stato uno sbaglio, ma ho il sospetto che la scelta sia stata dettata più da calcoli di geopolitica.

Comunque, con un anno di ritardo finalmente si vota. Con una legge elettorale ad personam che è studiata apposta affinché B. vinca o non perda. In più studiata per un sistema bipolare, mai esistito in Italia, checché ne dicano i grandi politologi. E' evidente che con una legge così, se s'inserisce un terzo elemento va tutto a catafascio. E infatti esce una camera con una maggioranza antidemocraticamente nettissima (cioè il Partito Democratico alla camera ha una maggioranza non democratica) e un senato con una maggioranza chiara ma non sufficiente.

E qui le cose cominciano a ingarbugliarsi. Napolitano dà l'incarico a Bersani, ma non un incarico pieno. In una situazione del genere conferire un incarico esplorativo significa togliere autorità all'incaricato. Aldilà del gioco di parole, possibile che Napolitano non ci abbia pensato? Comunque Bersani ci prova lo stesso e ovviamente fallisce. Forse sarebbe stato meglio mandarlo alle camere e farlo sfiduciare lì. Ma a quel punto anche Napolitano avrebbe avuto l'unica alternativa di dimettersi, cosa che evidentemente non ha mai pensato di fare.

Comunque, bruciato Bersani, il presidente fa un tentativo in prima persona. Uno strano tentativo, visto che non si comprende come possa riuscirci lui, a meno che la sua autorità istituzionale o certi suoi argomenti siano più convincenti. Comunque non ce la fa. E si inventa, anche qui caso unico nella storia repubblicana, due comitati di saggi che a loro volta tentino laddove gli altri hanno fallito. Ma se non ce l'ha fatta Bersani che ha la maggioranza, nè Napolitano che è il presidente della repubblica, come ci possono riuscire Violante e Quagliariello?

Per ora abbiamo un partito di maggioranza senza funzioni di maggioranza, un parlamento esautorato del suo ruolo, un governo dimesso ancora in carica e un superparlamento di saggi nominati e non eletti che non si capisce bene cosa debba fare, nè perché. E si badi bene un governo che è morto tecnico ed è risorto politico, visto che Monti ha attivamente fatto campagna elettorale.

Possiamo ancora definirci una repubblica democratica?