martedì 5 luglio 2011

MA BERLUSCONI PERCHE' NON SE NE VA ?




Silvio ci riprova. Avvicinandosi la sentenza d'appello sulla causa civile che, con ogni probabilità, dovrebbe condannare le sue società a risarcire De Benedetti per lo scippo Mondadori, fa infilare in finanziaria dall'apposita ignota manina un codicillo che blocchi il risarcimento.
Nessuno dei suoi ne sa naturalmente nulla. Ghedini si affretta a far notare che lui si occupa di penale e non di civile, Alfano, ministro della giustizia, tace e c'è da capirlo, visto l'incarico istituzionale che (si spera per poco) ricopre.
Questa è solo l'ultima delle vicende non certo chiare e cristalline che hanno visto coinvolto il nostro Premier. ora, è chiaro che una persona che si ritenga assolutamente estranea a certi fatti, non pensi che sia necessario varare delle norme ad-personam per depenalizzare i reati di cui è accusato o per cambiare in corsa le regole dei processi.
Se ne potrebbe quindi dedurre che il Nostro sappia delle cose che noi ignoriamo, ma che per lui sarebbero letali. In parole povere, si potrebbe quasi essere indotti a pensare che lui sappia benissimo di essere colpevole.
Questo, in un paese normale, spiegherebbe come mai Berlusconi si sia dannato così tanto in tutti questi anni per difendersi "dai" e non "nei" processi.
Il problema è che il nostro non è un paese normale e quindi questa spiegazione non è sufficiente a comprendere le sue mosse. Proviamo a spiegare: viviamo in uno stato in cui un uomo è al contempo presidente del consiglio, uomo d'affari, controllore diretto od indiretto dei media scritti e televisivi nazionali, padrone di un partito politico e "datore di lavoro" della maggioranza dei deputati e senatori.
Chiaramente, ad uno così, risulta facile non far conoscere la verità sulle sue vicende pubbliche e private, potendo al contempo mentire spudoratamente sul suo passato.
Il problema è riuscire a capire perché un uomo così potente, che ha al suo servizio o alle sue dirette dipendenze eserciti di consulenti ed avvocati, alcuni onorevoli, sia costretto a rimanere con le unghie e con i denti in politica: anni fa confessò a Biagi e Montanelli che "Se non entro in politica, fallisco e finisco in galera per debiti".
Non è fallito e non è finito in galera, anzi è premier e il suo impero pare godere ottima salute.
E allora? Evidentemente sono anche altri i motivi che lo costringono a rimanere "sulla cresta dell'onda". In questi anni, abbiamo avuto modo di vedere vari indizi che forse ci possono aiutare a trovare la vera spiegazione al quesito: è un personaggio ricattabile e ricattato.
Basta rileggersi le intercettazioni delle sue telefonate con Saccà, per rendersene conto. Lui è costretto a ripagare i favori di varie ragazze e/o "escort" con posti nelle fiction RAI: ciò ovviamente lascia molti dubbi circa l'abilità recitativa di queste signorine, dato che potrebbe pagarle direttamente lui, facendole assumere a Mediaset.
Altro sistema di pagamento molto in voga in questi anni è stato quello di concedere posti di governo, elezione in varie istituzioni pubbliche, posti nel pubblico e nel para-stato.
Questa febbrile attività del povero Silvio, se da un lato serve ad assicurarsi il silenzio e, aggiungo, la gratitudine da parte di quanti ne beneficiano, dall'altro contribuisce in maniera devastante a far crollare il livello e la credibilità delle nostre istituzioni e lancia un messaggio devastante all'opinione pubblica: si dice chiaramente, cioé, che non conta quanto valga in termini di cultura o competenze, bensì quanto valga in termini di mercato.
Fin qui, ciò che risulta chiaro, alla portata di tutti, che emerge chiaramente dalle notizie e dagli scandali che lo hanno travolto in questi anni.
Siamo però sicuri che quanto detto sin qui sia sufficiente a spiegare il motivo per cui lui è così tenacemente attaccato alla poltrona?

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