Anche oggi il prode precario della casta sta totalizzando un'enorme numero di visite sul suo blog, in cui promette di rivelare le peggiori nefandezze dei nostri politici.
Secondo me qui ci troviamo di fronte ad una tipica strategia di marketing e, se avrete la pazienza di leggere, cercherò di spiegarmi.
Innanzitutto, è importante la successione cronologica degli eventi.
Settimana scorsa i nostri mercati sono stati travolti da uno Tsunami finanziario di proporzioni bibliche a cui la nostra classe politica già odiata ha risposto con interventi che hanno avuto il risultato di distruggere quel poco di credibilità istituzionale che ancora aveva.
In quel momento, compare questo precario su Facebook e comincia a pubblicare delle note allusive sugli sprechi della casta: chiaro che, arrabbiati e toccati nel portafoglio, molti si incuriosiscano e inondino il social network di visite e commenti.
Un po' come tappezzare la città di manifesti pubblicitari dal titolo allusivo “ciò che stavate aspettando sta finalmente per arrivare!”: infatti i messaggi sono allusivi, fanno cioè intravvedere degli squarci di realtà, senza svelarla. Devono servire da esca e risvegliare l'attenzione.
L'esperimento ha successo, alle persone piace questo pentito che rimesta nel torbido, quindi si passa alla fase successiva: Facebook, scrive, lo minaccia di rimuovere i contenuti. Levata di scudi dei followers: “No pasaran!”.
Il precario apre subito un blog in cui continua a postare notizie di seconda mano, o abbastanza innocue.
I frequentatori aumentano a vista d'occhio e cominciano lunghe discussioni il cui filo conduttore è il loro odio represso per molto tempo e la voglia di farla finita con questo sistema ( in cui l'eroe assuma il ruolo di anti).
La notizia vera non esce (e penso non uscirà mai), ma la curiosità cresce sempre più, così come le discussioni.
A questo punto, entra nel blog la pubblicità: il precario pentito (nel senso mafioso del termine) ha raggiunto il suo obiettivo. L'aspettativa genera curiosità, che genera contatti, che consentono guadagni. Il sistema si autoalimenterà da solo finché continuerà l'indignazione popolare; basterà ogni tanto gettare un'esca alle belve assetate di vendetta, .
Niente di male a guadagnare sui propri prodotti “editoriali”, per carità. Se fosse un'intenzione dichiarata, sarebbe anche meglio.
E ora, basta parlare di questo fenomeno.
Se ne riparlerà, al limite, quando ci saranno elementi davvero nuovi.
davvero?
RispondiEliminaUna sintesi precisa e perfetta che coincide con il mio pensiero che già hai letto sul blog. Facebook è neoliberismo allo stato puro e lui "l'Assange de noantri" ci si è infilato a pieno. I fessi si precipitano.
RispondiEliminaOggi siamo a 82 euro al giorno (cliccate su blogantropo)
RispondiElimina