"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta".
Robert Kennedy, 18 Marzo 1968
Questo discorso di feroce critica pronunciato più di quarant'anni fa alla Kansas University descrive alla perfezione quello a cui stiamo assistendo oggi.
Il Pil è diventato l'unico sistema con cui misuriamo il grado di benessere nostro e del Paese in cui viviamo.
La nostra classe dirigente, senza alcuna distinzione di schieramento o di ideologie, ne ha fatto la sua Bibbia e la sua Stella Polare: ormai, da noi, tutti parlano solo di misure per aumentare il nostro prodotto interno lordo.
Chi non la pensa così, è ormai condannato al silenzio: è mai capitato in questi anni che i grandi organi d'informazione dedicassero spazio a chi non cantava nel coro?
Per chi, oltre al dissenso, ha provato a scegliere la strada della protesta, c'è stata una delle repressioni più brutali che la nostra storia recente ricordi: la "macelleria messicana".
Dico questo perché abbiamo appena superato il decimo anniversario della strage delle Torri Gemelle di New York, a cui è stato dedicata grandissima attenzione. Ma c'è un altro anniversario, che è passato sotto silenzio: la repressione del movimento "altermondista", avvenuta a Genova nel 2001.
Qual è l'origine di questo movimento così temuto da indurre l'establishment a criminalizzarlo?
I primordi possono essere collocati nella campagna del 1992 contro le celebrazioni dei cinquecento anni della scoperta dell'America: il primo atto della denuncia della nuova globalizzazione neoliberista.
La tappa successiva è in Messico. "Quello che per voi costituisce un grande successo, l'accesso del Messico al primo mondo, costituisce per noi una sentenza di morte": è il 1° Gennaio 1994 e inizia la sollevazione del movimento zapatista. Con queste parole le popolazioni del Chiapas si rivolgono alle autorità messicane proprio il giorno dell'entrata in vigore del Nafta ( North American Free Trade Agreement), il trattato di libero commercio tra Stati Uniti, Canada e Messico. Inizia così la rivolta zapatista alla globalizzazione e la loro lotta diventa un esempio da seguire per tutti coloro che si oppongono alla globalizzazione e che rifiutano di subordinare i propri diritti, la propria cultura e le proprie condizioni di vita alla ferocia delle regole del profitto e alla dittatura dei mercati.
Dal 15 al 17 Maggio 1998 oltre 40.000 persone contestano a Birmingham il G7-G8, l'incontro dei paesi più industrializzati del mondo; nello stesso periodo, a Ginevra viene contestato il vertice del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio; nel Giugno del 1999, a Colonia, 35.000 manifestanti circondano pacificamente, con una catena umana sotto gli occhi di oltre 12.000 poliziotti, l'ennesimo appuntamento del G7-G8.
Ma è alla fine di Novembre, in una città del Nord-Ovest degli Stati Uniti, che il movimento globale fa la sua clamorosa apparizione sui media di tutto il mondo. "Le persone prima del profitto" è la scritta che appare il 30 Novembre 1999 nel cielo di Seattle su uno striscione portato in giro da un aereo, mentre decine di migliaia di persone organizzano una contestazione che coglie totalmente impreparate le istituzioni. Il vertice del Wto viene interrotto per il sit-in, che impedisce l'accesso dei delegati ai luoghi dell'incontro e per gli scontri di piazza conseguenti, che addirittura porteranno alla dichiarazione del coprifuoco.
Poche settimane dopo Seattle, ecco Davos in Svizzera, sede a fine Gennaio dell'incontro annuale del Forum economico mondiale, che riunisce i rappresentanti di un migliaio di multinazionali insieme con banchieri, operatori finanziari e rappresentanti dei principali governi.
Comincia in quei giorni la lettura distorta del movimento da parte dei media. A Seattle gli scontri con la Polizia non avevano condizionato la comprensione del movimento e delle sue ragioni: colti di sorpresa, anzi, gli organi d'informazione ne avevano evidenziato la natura globale e del tutto inedita della contestazione.
A Davos, invece, la rottura delle vetrine dell'unico Mc Donald's esistente nella cittadina diventa la notizia principale per i giornalisti presenti, che ignorano gli incontri organizzati dal movimento e le proposte che ne scaturiscono.
Comincia la criminalizzazione del movimento.
Il 16 Aprile 2000 a Washington si riuniscono insieme i vertici della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale; 15.000 manifestanti contestano i "piani di aggiustamento strutturale" che rappresentano lo strumento principale attraverso cui le due organizzazioni economiche internazionali concedono crediti ai paesi più poveri. I "piani" vincolano l'accesso al credito a forti tagli ai servizi sanitari pubblici, all'istruzione e alle politiche sociali: presentati come misure per il risanamento, producono invece un aumento della povertà.
Dal 24 al 26 Maggio dello stesso anno si svolge a Genova "Tebio", la fiera internazionale delle biotecnologie. Anche qui numerose organizzazioni si presentano per contestare l'evento. Al centro della contestazione la richiesta del rispetto del "principio di precauzione", già fatto proprio dall'Onu, secondo il quale un prodotto non può essere commercializzato se prima non viene dimostrato che è assolutamente innocuo: l'onere della prova spetta al produttore, che deve dimostrare la totale assenza di ruschi per l'uomo e per l'ambiente. Lo scontro riguarda anche la richiesta delle multinazionali di brevettare la materia vivente e di estendere la "proprietà intellettuale" su geni, piante e animali ottenuti con modificazione genetiche. Il mercato delle sementi è al centro della disputa: vaste masse di contadini rischiano di dipendere da poche multinazionali per la fornitura di semi geneticamente modificati, con enormi rischi per le colture tradizionali e per gli ecosistemi locali.
Il 21-22 Luglio 2000 a Okinawa, in Giappone, si svolge il vertice del G8. I manifestanti chiedono la cancellazione del debito che strangola i paesi poveri, spesso costretti a utilizzare gli aiuti internazionli e a tagliare le spese sociali per pagare unicamente gli interessi di un debito destinato a non esaurirsi mai.
Per la prima volta i potenti del mondo ricevono un rappresentante dei movimenti no-global, ma non ne segue alcun risultato concreto. Anzi, cresce la polemica, quando si scopre che l'organizzazione del summit è costata 766 milioni di dollari.
Ormai non c'è più un posto al mondo in cui questi vertici possano svolgersi, senza essere accompagnati da una forte contestazione.
Il 23 Settembre 2000, a Praga, si svolge il primo incontro tra alcuni rappresentanti del movimento globale e i vertici della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Il confronto è molto duro. Le due istituzioni economiche vengono accusate di aver garantito condizioni preferenziali a governi corrotti che calpestano i diritti umani come la dittatura militare brasiliana, il presidente Marcos nelle Filippine e il generale Pinochet in Cile.
Questo incontro rappresenta l'apice del movimento: ormai è diventato un interlocutore del quale tutti i soggetti economici e istituzionali devono tenere conto. Addirittura i delegati del vertice, dopo essere stati bloccati per tutta la giornata all'interno del palazzo del congresso, decidono di anticipare di un giorno la chiusura dell'incontro. La sera del 27 gli attivisti festeggiano in piazza.
Forti di questi successi, nel Gennaio 2001 le varie anime del movimento si riuniscono a Porto Alegre, in Brasile, per il primo Forum mondiale internazionale, che costituisce una straordinaria esperienza di formazione e diventa rapidamente il punto d'incontro dei movimenti sociali di tutto il mondo, nonché l'ambito di elaborazione del pensiero antiliberista, che influirà fortemente anche sulle scelte di molti governi latinoamericani.
Già durante il Forum emerge un'analisi precisa del disastro sociale, economico e ambientale verso il quale il pianeta sta precipitando a causa delle scelte compiute dalle élite internazionali. L'unica alternativa possibile è un drastico cambiamento di rotta. Ma le élite economiche e politiche dominanti proseguiranno imperterrite nel loro percorso; i risultati appaiono oggi in tutta la loro chiarezza.
Alla sua conclusione, il Forum sociale elabora anche la "Carta dei principi di Porto Alegre", che da quel momento rappresenterà il punto di riferimento di tutto il movimento internazionale.
Si arriva così alle tragiche giornate di dieci anni fa al G8 di Genova. Per la prima volta sono presenti tutti i leader dei principali movimenti sociali di tutto il mondo. La critica alla globalizzazione liberista si sviluppa così in tutta la sua potenza: i rapporti Nord/Sud; la divaricazione sempre maggiore tra ricchi e poveri; la finanziarizzazione dell'economia; la salute tra diritti e profitti; i limiti allo sfruttamento delle risorse energetiche; la critica a uno sviluppo centrato sulla crescita infinita e sull'aumento esponenziale dei consumi; l'affermazione dei beni comuni quali l'acqua e la terra.
I media non sono preparati a confrontarsi con questi contenuti; non conoscono la storia dei movimenti sociali e dei loro protagonisti. I principali giornali italiani mandano a Genova i cronisti di "nera" e i redattori più giovani incaricati di preparare pezzi di colore e descrizioni degli attesi scontri di piazza. Non una parola sui contenuti degli incontri, il cui livello è invece molto alto e tocca questioni fondamentali.
Lo slogan "Voi G8, noi 6 miliardi", rappresenta efficacemente la critica ad un sistema che svuota i processi democratici interni ai singloli stati e concentra il potere nelle grandi aziende multinazionali.
Come è andata a Genova, lo sappiamo: un ragazzo morto e una feroce repressione del movimento, che, sconfitto, da allora non sarà più in grado di fare ascoltare la sua voce.
Le previsioni di ciò he sarebbe accaduto si sono tutte avverate, o si stanno avverando in questi ultimi mesi.
Forse, invece di porre l'attenzione sulle Torri Gemalle, dovremmo chiederci se dieci anni or sono non abbiamo perso l'ultima occasione di cambiare le cose.
ECCELLENTE RICOSTRUZIONE STORICA!
RispondiEliminaE l'11 settembre 1973 è una data NERA SOPRATTUTTO PER I CILENI, quando il governo di Salvador Allende venne rovesciato da Pinochet.