Sono anni che ci sentiamo continuamente propinare dai nostri politici il pippone della assoluta necessità di creare una vera e propria federazione europea, che ci mettesse al sicuro da eventuali future crisi.
Vittime di questo bombardamento a tappeto, abbiamo accettato il destino dell'Europa Unita come un processo ineluttabile, che avrebbe dato maggior forza ai singoli Stati, creando un grande mercato comune e dando a tutti i cittadini di questo paradiso in terra la possibilità di circolare e lavorare liberamente in tutte le zone aderenti.
Forti di questo principio di fratellanza, abbiamo salutato l'avvento della moneta unica come l'arrivo del Messia.
Ci era stato detto che l'introduzione dell'Euro sarebbe stata la panacea di tutti i nostri problemi economici e noi, fessi, ci abbiamo creduto.
Ci siamo dati delle istituzioni sovranazionali con il compito di creare una vera carta dei diritti globale, che assicurasse a tutti i suoi membri gli stessi diritti e gli stessi doveri.
L'idea, in partenza non era così male, ma la sua realizzazione si sta rivelando in questi giorni per ciò che è: un sostanziale fallimento.
Del resto, la storia degli ultimi secoli ci ha chiaramente dimostrato che tutto ciò che non aveva all'origine il concetto di federazione è prima o dopo fallito miseramente.
Imporre a Stati e culture diverse, anche se conviventi nello stesso continente, usi e costumi simili si è sempre rivelato alla lunga impossibile.
Per rimanere al mondo occidentale, le uniche grandi nazioni che hanno mantenuto sino ad oggi la loro struttura di stati federali sono gli Usa e la Germania, dato che hanno sempre avuto una struttura di questo tipo sin dalla loro fondazione.
Il concetto di Europa Unita quindi, benché nato dall'acume politico dei suoi padri fondatori, è miseramente fallito.
Prova ne sia il fatto che quando finalmente le istituzioni comunitarie presentarono ai popoli la carta che avrebbe dovuto sancire le nuove regole di vita in comune dell'Europa, quelle stesse regole furono miseramente bocciate dalla maggior parte dei cittadini europei, almeno da coloro ai quali uno Stato civile non aveva tolto la possibilità di esprimere il proprio parere attraverso un referendum. Noi Italiani non fummo così fortunati, dato che una legge proposta dall'ottimo ministro degli esteri De Michelis aveva stabilito che per noi era sufficiente la decisione del governo in carica: una grande prova di democrazia.
Già i referendum sulla costituzione Europea, dunque, avevano fornito una prova lampante che i cittadini del nuovo stato federale non ne volevano sapere di convivere seguendo le regole loro proposte.
Chi, come me, esultò a quella notizia, non poteva certo prevedere i successivi sviluppi.
La costituzione fu ritirata e ciò che i cittadini europei avevano buttato fuori dalla porta, venne fatto rientrare dalla finestra: fu infatti approvato il trattato di Lisbona, che in pratica vincolava gli Stati aderenti al rispetto di quelle norme rifiutate dai cittadini.
Grazie a questo vero e proprio golpe venne esautorata la volontà popolare: il primo passo per trasformare gli abitanti europei da cittadini a sudditi.
In questo Trattato di Lisbona, scritto in modo da essere assolutamente incomprensibile, furono condensate tutte le regole a cui gli stati membri si sarebbero dovuti assoggettare.
In sostanza i singoli stati rinunciavano non solo alla loro sovranità monetaria, ma anche a quella politica e sociale, dato che nessuna legge nazionale può essere in contrasto con le regole sancite dall'accordo.
Dato che l'Unione è risaputo essere in mano a esponenti delle grandi lobbies politiche e finanziarie, è evidente come gli interessi di costoro siano in irriducibile contrasto con quelle dei suoi abitanti.
Il fallimento dell'integrazione , comunque, non ha fermato il processo di interdipendenza delle economie degli stati membri.
Anzi, esso è proseguito a grandi passi, mettendo sempre più in evidenza come i vecchi ideali di fratellanza erano stati letteralmente sepolti, per favorire gli interessi del vero potere, quello economico e finanziario che, con la colpevole connivenza dei governi, hanno perseguito i loro scopi esclusivi, il cui totale contrasto con gli abitanti del Continente sta diventando sempre più chiaro in questi mesi.
Prima o poi, bisognerà anche chiedersi se ai popoli convenga continuare in questo abbraccio mortale.
Non solo sono convinto come te che il progetto europeo sia fallito, ma credo ancora che ignorare questo fallimento, far finta di nulla proseguendo sulla strada miseramente tracciata da un trattato che vogliono pomposamente far passare per costituzione.
RispondiEliminaLa costituzione, che dovrebbe essere promulgata da una commissione appositamente eletta, costituerebbe la definizione di regole comuni condivise in cui iscrivere il processo di federazione, e quindi sarebbe il passaggio verso una vera democrazia federale, mentre il trattato è la pietra tombale a un'organizzazione anche solo vagamente democratica dell'Europa, trasfo9rmandosi invece in un restringimento degli spazi di decisione democratica.
Ignorare tutto questo, cullarsi sulla illusoria forza trainante della moneta unica non solo provocherà un fallimento del progetto di federazione, ma servirà a rinfocolare gli egoismi nazionali, riportandoci forse ai tempi in cui le questioni interstatali europei si risolvevano con la forza delle armi.
Per questo timore, credo sia urgente prendere atto del fallimento e ricominciare con un nuovo progetto su basi totalmente diverse.
La libera circolazione si potrebbe mantenere, senza necessariamente forzare all'integrazione realtà che non sono integrabili.
RispondiEliminaIo sono un antieuropeista convinto, e non da adesso ma da sempre.