martedì 11 ottobre 2011

ENI : LE SABBIE BITUMINOSE DEGLI ITALIANI BRAVA GENTE





"Sfruttamento delle sabbie bituminose
Nel 2010 Eni ha proseguito gli studi relativi al possibile sviluppo di riserve ad olio non convenzionali (sabbie bituminose) dalle aree omshore di Tchikatanga e Tchikatanga-Makola, nell'ambito degli accordi di cooperazione firmati nel 2008, con il particolare obiettivo di identificare le aree dove lo sviluppo sarebbe possibile nel rispetto degli stringenti parametri Eni di rispetto dei vincoli ambientali e di sostenibilità. Le due aree, estese su 1.790 chilometri quadrati, presentano enormi potenzialità. L'attuazione dell'accordo consentirà a Eni di consolidare la sua competenza specifica nel settore delle sabbie bituminose, valorizzando la tecnologia proprietaria Eni Slurry Technology (EST) al fine di valorizzare gli oli pesanti che saranno estratti dalle sabbie. Tale tecnologia è in grado di azzerare il residuo pesante della lavorazione massimizzando la resa in prodotti leggeri. Il progetto beneficerà delle sinergie derivanti dall'utilizzo delle infrastrutture del campo operato di M'Boundi."

Questo il comunicato che appare sul sito dell'Eni.

Innanzitutto: cosa sono le sabbie bituminose?
Le sabbie bituminose sono una combinazione di argilla, sabbia, acqua e bitume. Dalle sabbie bituminose si estrae un bitume simile al petrolio che può essere convertito in petrolio grezzo sintetico o raffinato direttamente in raffineria per ottenere i derivati del petrolio. Le sabbie bituminose vengono estratte tramite miniere superficiali o tramite pozzi grazie a delle tecniche come il vapore e i solventi che ne riducono la viscosità. Mediamente il bitume contiene l'83,2% di carbonio, il 10,4% d'idrogeno, lo 0,94% d'ossigeno, lo 0,36% d'azoto e il 4,8% di zolfo.

L'estrazione ha un impatto molto pesante sull'ecosistema. In Alberta, ad esempio, questa forma di estrazione ha distrutto completamente, a causa delle miniere a cielo aperto, la foresta boreale e ha delle conseguenze dirette sull'aria. Centinaia di Kilometri quadrati di territorio sono devastati.

Occorre anche tenere presente che il saldo energetico per ottenere il prodotto è negativo: per arrivare ad un barile di bitume vengono usati dai quattro ai cinque barili d'acqua. Alla fine del processo, poi, l'acqua risulta talmente piena di sostanze tossiche da renderne necessaria la raccolta in grandi vasche per l'immagazzinamento: da lì le sostanze tossiche vemgono tranquillamente rilasciate nell'aria, con il conseguente pericolo per la salute degli abitanti, ad esempio per l'aumento dell'incidenza dei tumori.

Appare quindi chiaro come gli "stringenti parametri Eni di rispetto dei vincoli ambientali e di sostenibilità" risultino essere una vera e propria barzelletta.

In più, pare che gli accordi fatti dall'Eni con il governo del Congo e con i capi-tribù della zona interessata, prevedano da parte dell'azienda di "Stato" la realizzazione di nuove strade in cambio dei diritti di sfruttamento della zona. In questi accordi nulla è dovuto alle popolazioni ivi residenti che si sono viste cacciare dalle loro case dalla sera alla mattina, senza poter vantare neppure un minimo diritto ad un indennizzo.

Praticamente, andiamo lì, espropriamo la terra, cacciamo via gli abitanti, inquiniamo la terra, l'aria e l'acqua: per quale motivo poi dovremmo stupirci se quei popoli ci odieranno e non ci considereranno "Italiani, brava gente?"

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