venerdì 18 novembre 2011

CHIEDIAMO UN REFERENDUM. E VEDIAMO CHE SUCCEDE





Questo non è un regime. Figuriamoci adesso che il capo del medesimo è stato disarcionato.
Il nostro presidente della repubblica è garante della Costituzione, che fa del nostro Paese uno Stato sovrano a tutti gli effetti. La sua indiscussa intelligenza politica ha permesso le dimissioni del Caimano e la formazione a tempo di record di un nuovo governo, formato dai migliori esponenti del nostro panorama culturale. Gente competente nei settori di cui da ministro dovranno occuparsi: una sorta di Accademia d'Italia.

Il presidente del consiglio Monti, quindi, saprà traghettare il Paese fuori dalla crisi, con una politica di sacrifici e riforme, compensate da una maggiore equità sociale. Nulla sarà imposto dall'alto. Tutto le decisioni che saranno assunte, verranno adottate solo dopo un approfondito dialogo con le parti sociali.

Monti ha tenuto a precisare - e, devo dire, la cosa un po' mi ha sorpreso - che il nuovo governo non è espressione di fantomatici poteri forti e sovranazionali, bensì ha come dovere principe quello di fare il bene della Nazione.

Quindi i soliti complottisti si tranquillizzino: nessun golpe e nessun progetto di distruggere il Paese.

Il Senato si è dichiarato soddisfatto e ha accordato la fiducia al governo, con una votazione plebiscitaria: solo 25 voti contrari.

Benissimo. Ora prendiamo in considerazione un dato di fatto. Il primo partito italiano è costituito dalla massa di cittadini che, alle ultime elezioni politiche, o non ha espresso un voto valido, oppure ha votato per partiti che non hanno raggiunto la soglia di voti per entrare in Parlamento. Questa massa di cittadini non beneficia di una rappresentanza politica. E però la consistenza numerica è tale da non poter essere ignorata.

Ora, diamo pure per scontato che il nuovo governo sarà rappresentativo di tutti i cittadini e che lavorerà nell'interesse di tutti. Quindi, stando a quanto dichiarato, prenderà ttutte le decisioni del caso dopo un ampio confronto con tutte le realtà sociali.

Mi permetto di fare una proposta: invece di protestare a compartimenti stagni - studenti, lavoratori, indignati vari - organizziamo un bel movimento di massa in cui discutere della crisi e delle cause che l'hanno generata. Parliamo di Europa e di debito. E, infine, vediamo se il governo è davvero democratico come afferma, chiedendo un referendum con cui esprimere se la maggior parte di noi è d'accordo su ripagare il debito e sulle ricette proposte allo scopo. E protestiamo tutti - con scioperi e manifestazioni, ad esempio - fino a che non otterremo il risultato.

Non vi sembra una prova del nove?

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