mercoledì 3 agosto 2011

IO E FANTOZZI



 Uno dei ricordi della mia infanzia anni '70 è quello delle letture di gruppo che i miei genitori organizzavano con i loro amici nelle serate di vacanza. E' stato durante queste serate che, all'epoca ancora analfabeta per cause anagrafiche, ho scoperto l'esistenza di Fantozzi e delle incredibili peripezie della sua tragicomica e amara vita di impiegato in una immaginaria megaditta.
Ovviamente non capivo tutto, ma lo trovavo egualmente molto divertente: certe volte, ascoltando alcuni racconti, ho seriamente rischiato di farmela letteralmente addosso dalle risate.
Se quelle letture venivano fatte in albergo, capitava sovente che altre persone mai viste prima si unissero alla compagnia, condividendo tra tutti quei momenti di rilassante e contagiosa allegria.
Più il pubblico era numeroso e più mi pareva di notare come una piccola parte di questi gruppetti, pur ridendo e divertendosi, non sembrava essere più che tanto contagiata dall'ilarità. Pareva che certe volte ridessero più per cortesia che per sincera allegria. La cosa mi incuriosiva molto e quando mi fu spiegato che non tutti si sganasciavano come me ma che alcuni, pur trovando i racconti divertenti non ne coglievano appieno la comicità perché nei loro uffici vivevano situazioni vagamente simili, pensai che mi stessero prendendo in giro.
Come potevo credere che quei racconti avessero qualche attinenza con la realtà?
Ancora oggi mi diverto tantissimo a leggere quelle incredibili storie, ma sempre più spesso mi domando se Fantozzi non sia un destino possibile, piuttosto che il parto di una fertile fantasia.

4 commenti:

  1. Il grande, grandissimo Paolo Villaggio mi faceva un doppio effetto: ridere e dolore di pancia.
    Ridere di certo, anche perchè ero giovane anche io e come non avrei potuto sganasciarmi davanti all'immagine di lui che, pensando di morire, mangia 4 chili di cozze da Gennaro 'o' vibbbrione oppure mentre fa le puzze in ascensore dichiandone fiero la responsabilità con tanto di cartello???
    DOLORE DI PANCIA perchè quei racconti portati al parossismo erano REALI.
    I miei genitori li subivano, come molti amici e conoscenti dei miei genitori. Ovviamente tutti dipendenti di qualcuno.
    Era l'inizio, carissimo Bastian, di quello che vediamo adesso che subiamo adesso.
    Nessun rispetto per i lavoratori, finti premi di produzione (in realtà ti stan dicendo ZITTO E BUONO SENNO' TI LICENZIO), NESSUNA SICUREZZA.
    E SINDACATI RIDICOLI tutti pieni di loro stessi nel fare le PFUI trattative decentrate O MANTENERE IL BACINO DI VOTI (SPESSO GARANTENDO a solo alcune categorie DI LAVORATORI, diritti inalienabili a dispetto di altri che di diritti non ne vedevano) e soprattutto PER MANTENERSI IL DOPPIO STIPENDIO E LA DOPPIA PENSIONE.
    Ma come sai io sono antipatica...

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  2. Condivido in larga parte. Sono uno di quei pochi che ha sempre sostenuto che la concertazione è solo un po' di vaselina (gli spiccioli), prima della deflorazione (la cancellazione dei diritti). Il problema, però, non sono solo i sindacati: il pensiero concertativo ha ormai fatto breccia tra gli stessi lavoratori

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  3. Sai Bastian quei lavoratori che hanno la convinzione della concertazione sono un po' come la sinistra che è diventata, per quanto attiene Borsa e Mercati, più realista del re di destra, o meglio, siccome ne capisce ancora di meno, si frega meglio.
    Ci sono stati lavoratori che hanno votato Berlusconi e che ne sono convinti, come pure sono convinti che le presa per il culo della concertazione (10 euro lordi in due anni...) sia una cosa seria.
    E' una cosa grave, ed è gravissimo che non la capiscano.

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  4. ...Insomma la sinistra non ha fatto il suo lavoro, anche se Berlinguer, con quella bellissima intervista che hai riproposto, si capiva che aveva capito MOLTO.
    Aveva anche capito che eravamo già ben sottomessi agli USA e forse, capendolo in tempo, avremmo potuto rifiutare Maastricht (vaselina) e Lisbona (deflorazione).
    Non sono complottista ma il dubbio che non sia morto per cause naturali ogni tanto, devo dire, mi assale.

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