giovedì 5 luglio 2012

PARADOSSO




Continuo a dire che il ministro Fornero sbaglia di grosso quando sostiene che il lavoro non è un diritto ma un merito da guadagnarsi col sacrificio. Però sono anche costretto ad ammettere che il suo può essere uno sbaglio solo in un'epoca come la nostra fondata sui paradossi.

Leggendo questo articolo di Massimo Fini all'inizio mi sono incazzato, poi ho prestato grande attenzione al concetto di lavoro e al fatto che una volta non era ciò a cui l'uomo dava l'importanza che gli si dà oggi. In effetti penso che solo in un mondo di paradossi questo possa avvenire.

Vivo in un paese la cui Costituzione sancisce che è fondato sul lavoro (art. 1), che riconosce ai suoi cittadini tale diritto e si adopera per renderlo effettivo (art. 4), che lo tutela assicurandone la formazione e l'elevazione (art. 35), che in cambio del suo utilizzo riconosce una contropartita economica capace di garantire un'esistenza libera e dignitosa (art. 36), che le donne hanno lo stesso diritto e pari retribuzioni (art. 37).

Ma dato che il termine lavoro deriva dal Latino "labor" e significa fatica, vivo in un tempo in cui ho il diritto di far fatica, che lo stato deve trovare il modo di farmi faticare, che devo essere pagato in proporzione a quanto mi affatico e che anche le donne devono faticare.

Dato che è un paradosso, il riposo non c'è, non è un diritto. Anzi, ha finito per assumere una connotazione negativa. Il tempo che è permesso dedicare all'ozio, che quindi può essere socialmente tollerabile, è unicamente quello che intercorre tra un periodo di fatica e l'altro. Altrimenti è qualcosa di esecrabile.

Si è preso il tempo, lo si è distinto in positivo e negativo e si è fatto in modo che i due non possano consumarsi contemporaneamente: se quando si lavora - si fatica - c'è ozio il risultato è un lavativo, uno scansafatiche, un fancazzista. E dato che la condizione di faticare è predominante su tutto il resto, chi non ha da lavorare si sente - ed in effetti è - socialmente emarginato.

Solo in una situazione paradossale come quella contemporanea si può essere così folli da reclamare un diritto che in fin dei conti porta la maggioranza delle persone ad annullare il proprio tempo faticando, affinché una minoranza possa dedicarsi all'ozio.

Ma vivendo in un paradosso, questo è il paradossale risultato. E finché non se ne rimuoveranno le cause il lavoro - la fatica - resterà un diritto, il riposo - l'ozio - un vizio da condannare. 

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