martedì 2 aprile 2013

SIAMO ANCORA UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA ?

Ricapitoliamo. Un anno fa Napolitano in piena tempesta economica nomina Monti senatore a vita. Due giorni dopo il governo legittimamente ancora in carica si dimette senza aver ricevuto alcun voto di sfiducia dal parlamento, caso unico nella storia repubblicana.

Viene varato un governo tecnico affidato al neosenatore Monti che in un anno presenta e fa approvare una serie di provvedimenti che nessun governo politico si sarebbe mai sognato di varare, pena il proprio suicidio. Fatto sta che quelle leggi passano con il voto delle principali forze politiche, che già profondamente in crisi a questo punto si scavano la fossa. Chiaro che il M5S diventi in questo modo un fiume in piena.

Dopo un anno di governo tecnico che si rivela un male nemmeno tanto necessario, Berlusconi decide di staccare la spina dimostrando ancora una volta di essere un grande giocatore sul tavolo della politica. Perché lascia col cerino in mano Bersani e il PD, che così rimangono gli unici veri complici dei tecnici, assieme a Casini e Fini che - unico elemento positivo di tutta la faccenda - oggi ne hanno finalmente pagato le conseguenze.

C'è chi sostiene che Napolitano sbagliò già allora a non sciogliere le camere. Può anche essere stato uno sbaglio, ma ho il sospetto che la scelta sia stata dettata più da calcoli di geopolitica.

Comunque, con un anno di ritardo finalmente si vota. Con una legge elettorale ad personam che è studiata apposta affinché B. vinca o non perda. In più studiata per un sistema bipolare, mai esistito in Italia, checché ne dicano i grandi politologi. E' evidente che con una legge così, se s'inserisce un terzo elemento va tutto a catafascio. E infatti esce una camera con una maggioranza antidemocraticamente nettissima (cioè il Partito Democratico alla camera ha una maggioranza non democratica) e un senato con una maggioranza chiara ma non sufficiente.

E qui le cose cominciano a ingarbugliarsi. Napolitano dà l'incarico a Bersani, ma non un incarico pieno. In una situazione del genere conferire un incarico esplorativo significa togliere autorità all'incaricato. Aldilà del gioco di parole, possibile che Napolitano non ci abbia pensato? Comunque Bersani ci prova lo stesso e ovviamente fallisce. Forse sarebbe stato meglio mandarlo alle camere e farlo sfiduciare lì. Ma a quel punto anche Napolitano avrebbe avuto l'unica alternativa di dimettersi, cosa che evidentemente non ha mai pensato di fare.

Comunque, bruciato Bersani, il presidente fa un tentativo in prima persona. Uno strano tentativo, visto che non si comprende come possa riuscirci lui, a meno che la sua autorità istituzionale o certi suoi argomenti siano più convincenti. Comunque non ce la fa. E si inventa, anche qui caso unico nella storia repubblicana, due comitati di saggi che a loro volta tentino laddove gli altri hanno fallito. Ma se non ce l'ha fatta Bersani che ha la maggioranza, nè Napolitano che è il presidente della repubblica, come ci possono riuscire Violante e Quagliariello?

Per ora abbiamo un partito di maggioranza senza funzioni di maggioranza, un parlamento esautorato del suo ruolo, un governo dimesso ancora in carica e un superparlamento di saggi nominati e non eletti che non si capisce bene cosa debba fare, nè perché. E si badi bene un governo che è morto tecnico ed è risorto politico, visto che Monti ha attivamente fatto campagna elettorale.

Possiamo ancora definirci una repubblica democratica?

1 commento:

  1. Analisi impeccabile. Ora, Napolitano ha un'unica preoccupazione, cointinuare la politica europea di Monti, e l'unico modo per farlo è perdere tempo lasciando l'attuale esecutivo ancora in carica.
    Del resto, chi abbia una conoscensa anche superficiale della carriera politica di Napolitano, non si sarebbe potuto aspettare nulla di meglio.

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