Napolitano, ieri, ci ha tenuto a far sapere che valuterà molto attentamente la nuova legge ad personam sulla prescrizione breve, soprattutto per quanto riguarda l'impatto che avrà su tutti i processi in corso, quando saremo vicini alla sua approvazione definitiva.
Praticamente, ha voluto comunicare all'unico cittadino italiano a cui sta a cuore questa legge che, se per effetto di questa ennesima porcata si prescriveranno un numero troppo elevato di processi, lui potrebbe anche non firmarla, ma avrà la cortesia di farglielo sapere prima che i suoi servi l'approvino in Parlamento, per non fargli fare brutta figura, rimandandogliela indietro.
Domanda: se la nuova legge non potesse essere applicata in nessun processo tranne che in quello che vede imputato Berlusconi per avere corrotto l'avvocato Mills, affinché testimoniasse il falso in tribunale, Napolitano firmerebbe? Parrebbe di si, altrimenti non si capirebbe per quale motivo il Presidente della Repubblica si senta in dovere di dare quello che, più che un monito, appare un suggerimento.
Domanda: quale dovere istituzionale spinge Napolitano a suggerire di fare molta attenzione a come si scrive questa legge, perché se fatta male lui non firma? Sembra quasi che stia fornendo una consulenza al Parlamento, affinché venga fatta una legge "ad personam" e non "ad personas".
Dato che nella Costituzione non si dice che il Presidente della Repubblica debba dare giudizi o consigli sulle leggi che sono in via di approvazione, ma solo valutarle una volta che siano state approvate definitivamente e, se non in linea con la Costituzione di cui lui è garante, respingerle, perché parla?
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