sabato 31 marzo 2012

VAL ROSANDRA A PEZZI, LA REGIONE PLAUDE



TRIESTE. Video, fotografie e un comunicato che riempirebbe una pagina di giornale. La Regione risponde alla accuse di una Val Rosandra violata. Ricostruisce, precisa l’operazione “Alvei puliti” che nello scorso fine settimana ha comportato il taglio di centinaia di alberi. Un’operazione di pulizia contestata non solo dagli ambientalisti, che spinge Pier Luigi Nimis, professore ordinario di Botanica alla facoltà di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, a definire che «l’intervento effettuato in Val Rosandra si configura come un vero e proprio disastro ambientale». Ma Luca Ciriani contrattacca: «Difenderò sempre i volontari della Protezione civile dall’ambientalismo da salotto».




L’assessore regionale all’Ambiente spiega che l’intervento di taglio degli alberi, «chiesto dal comune di San Dorligo», aveva una funzione anti-piena: «Non si è toccato il bosco ma solo l’alveo del fiume, lì dove nessuno metteva mano da 30-40 anni, periodo in cui più volte le esondazioni hanno raggiunto le case. La scelta era tra pulire quell’alveo o lasciare tutto come stava e continuare a mettere a rischio la popolazione». Insomma, come si legge nel comunicato della Regione, che allega pure un video che testimoniano le recenti piene, si è trattato di «interventi urgenti di prevenzione per il ripristino dell’efficienza idraulica dei corsi d’acqua regionali a tutela della pubblica incolumità mediante l’asportazione della vegetazione arborea e arbustiva infestante gli alvei». Interventi, viene ulteriormente sottolineato, previsti dalla legge regionale 64/1986.

Nell’ultimo decennio, si ricorda, «il torrente Rosandra è stato interessato da fenomeni di piena nel 2003, 2008 e 2010. Nel settembre di due anni fa, in particolare, è stata allagata la zona industriale a valle e si è registrata una grave erosione in sponda sinistra in corrispondenza del ponte in località Bagnoli Superiore, con la compromissione della stabilità dell’abitazione soprastante». Ma la denuncia del botanico Nimis non è da meno della difesa dell’assessore. «Lo scriteriato intervento - sottolinea - prescindeva completamente dall’analisi delle funzionalità e dei servizi ecologici della vegetazione riparia, partendo dall’assunto grossolano che essa sia qualcosa di dannoso, da eliminare per mettere in sicurezza il torrente. Il risultato è stato un danno ecologico e paesaggistico difficilmente rimediabile in tempi brevi».

Il botanico ricorda che quella valle, oltre ad essere parte di una riserva naturale regionale, è inserita nell’area Sic “Carso Triestino e Goriziano”, nella zona di protezione speciale “Aree carsiche della Venezia Giulia” ed è pertanto sotto tutela europea. «L’intervento – prosegue - ha completamente distrutto un habitat prioritario: il bosco ripariale ad ontano nero costituisce una valida difesa delle rive, tanto che la sua presenza viene considerata una caratteristica che aumenta notevolmente il valore dell’indice di funzionalità fluviale, adottato anche dall’Arpa per monitorare lo stato dei corsi d’acqua della regione».

Secondo il professore la completa scopertura del suolo derivata dal taglio drastico effettuato in Val Rosandra priverà quel tratto del torrente del suo presidio forestale, accelerando il disseccamento del suolo e l’erosione delle rive. Mentre Ciriani precisa che durante le due giornate di taglio «le operazioni sono state svolte seguendo scrupolosamente quanto concordato nella riunione del 21 marzo, sotto l’attenta sorveglianza anche del Comune, nella persona del vicesindaco, e senza alcuna contrarietà manifesta da parte della popolazione residente». Quando l’acqua esonda, conclude polemicamente Ciriani, «arriva la Protezione civile, non Legambiente o il Wwf».

venerdì 30 marzo 2012

IL FISCO DEI FURBI E QUELLO DEI FESSI




E' possibile che il Fisco, o Agenzia delle entrate come va di moda adesso, possa non essersi mai accorto in tutti questi decenni che tutte le aziende italiane fatturano miliardi e contemporaneamente hanno i bilanci in perdita?

Secondo me no, a meno che non si dia per scontato che ci lavorano solo degli incompetenti che farebbero meglio a darsi all'ozio.

Per mesi siamo stati bombardati da una grande campagna di stampa che ha martellato in continuazione sul dovere etico di pagare le tasse e sul fatto che in Italia chi lo fa è tartassato molto più del normale, perché deve sopperire alle mancanze degli evasori.
Ora che l'Agenzia delle entrate finalmente si muove, l'esercito dei tartassati giustamente gode nell'apprendere le notizie che questo o quell'evasore è stato finalmente cuccato.

Come mai, mi chiedo, solo ora? Perché c'è la crisi e lo Stato ha bisogno di soldi.
Quindi, se è vera la premessa che non si poteva non sapere, lo Stato si muove soltanto adesso non per ragioni di giustizia ed equità sociale, ma solo perché non ne può più fare a meno.

Da ciò deduco però che fino ieri lo Stato ha avuto un occhio di riguardo in più per coloro che facevano i furbi, contando sul fatto di avere un sufficiente bacino di fessi da cui pescare.
Stando così le cose, non sono proprio convinto che si stia assistendo ad un cambiamento della situazione.

Ai fessi infatti sono stati chiesti maggiori sacrifici - e altri mazzate arriveranno -, mentre ai furbi si sta dando qualche buffetto, ma giusto il minimo indispensabile: si toglie un po' d'acqua al bacino di chi ha evaso, per riequilibrare il livello di quello in cui annaspa chi paga.

Domanda: è equilibrato un sistema in cui chi ha pagato pagherà di più e chi non ha pagato devolverà qualcosina?

martedì 27 marzo 2012

DALLA TEORIA ALLA PRATICA




Loro non sono lì per distribuire caramelle. Loro sono lì per fare quelle cose dure e spiacevoli che chi li ha preceduti non ha avuto il coraggio di fare. Forse noi non siamo ancora pronti. Se così fosse, loro se ne andranno.

A sentire queste cose mi ritornano in mente quei vecchi film e racconti di fantascienza in cui esseri superiori discendevano sulla Terra portando il loro incredibile bagaglio di conoscenze, salvo poi andarsene dopo aver dovuto constatare che gli esseri umani non erano ancora pronti per quelle meraviglie.

In questi giorni invece, chiunque ha potuto rendersi conto che questi esseri mitologici - o extraterrestri - in realtà non se ne sono mai andati dal pianeta. Sono rimasti tra noi per poter correre in nostro aiuto nel momento del bisogno.

Per nostra grande fortuna, questa schiera di Eletti - con la maiuscola, per non confonderli con quei miseri che dovrebbero rappresentare gli altri nelle istituzioni - ricopre tutti gli incarichi di potere. In tempi passati si sarebbe potuto dire che governano per grazia di Dio e volontà della nazione.

E' ovvio che questi Illuminati possano sdegnarsi qualora le loro idee e i loro provvedimenti incontrassero qualche resistenza nel cammino verso l'applicazione. Ed è altrettanto chiaro che non concepiscano le proteste della marmaglia ignorante, che altro non sa fare se non coniare slogan che incitano all'odio contro di essi.

Purtroppo ormai viviamo in un tempo in cui è nuovamente (?) concepibile la supremazia di poche persone sulla moltitudine. Il fatto che un presidente del consiglio possa affermare che se ne andrebbe se il paese non fosse pronto ad accettare le proposte sue e del suo governo dà l'idea di come si percepiscano loro stessi e di cosa pensino di chi li circonda.

La formazione culturale dei due esponenti che in questo periodo sono alla ribalta - Monti e Fornero - è quella di due teorici puri: uno nel campo dell'economia, l'altra in quello del lavoro. Dal loro punto di vista, le loro proposte non possono che essere le più corrette e migliori possibili, proprio perché basate esclusivamente sulla teoria. Sono dogmi e postulati. Come tali vanno accettati così come sono, senza bisogno di perdere tempo a discuterne.

Per quanto li riguarda, ciò che sta accadendo in questi giorni è inconcepibile. C'è gente che sta facendo notare come il passaggio dalla loro teoria alla pratica di tutti gli altri non darà gli effetti che loro hanno previsto. Per gente abituata a ragionare in termini di pura teoria questo è un delitto di lesa maestà: pretendere che le piccole beghe della moltitudine possano condizionare l'aurea perfezione delle loro teorie è impensabile. Quindi minacciano di andarsene, togliendo a tutti l'ultima possibilità di redenzione e meravigliandosi che gli "altri da sé" non siano pronti alle loro azioni salvifiche.

Certo, a questo punto occorrerebbe che qualcun altro - i nostri politici - facessero proposte meno teoriche a cui la popolazione fosse più pronta.

Ma questa è realtà, non fantascienza.

venerdì 23 marzo 2012

ALTA VELOCITA' : A QUANDO UN DOCUMENTO SERIO ?

Il Fatto Quotidiano


di Massimo Zucchetti


Il Governo italiano ha pubblicato, di fronte alle imponenti manifestazioni di dissenso alla proposta grande opera “Alta Velocità” Torino-Lione un breve documento di 9 pagine “Tav Torino-Lione: Domande e Risposte”.

Nel mondo scientifico e tecnico, questo documento ha causato imbarazzo. Fa davvero specie riscontare in un documento firmato dal Governo, e del quale il “tecnico” Monti si prende in qualche modo la responsabilità, l’affastellarsi di affermazioni approssimative, errate, e soprattutto – questa la cosa più grave – prive di fonti e studi verificabili a loro supporto. Lo scrivente, insieme ad un gruppo di tecnici e studiosi “seri”, sta elaborando un documento che metta in evidenza l’imbarazzante pochezza di questo compitino di nove pagine, evidentemente messo a punto allo stesso modo di quando noi, studenti delle medie, facevamo i compiti per la giornata scrivendoli sul tram che ci portava a scuola. Come è possibile che il governo ancora oggi non faccia uscire uno studio o un complesso di studi a supporto delle sue affermazioni che siano analizzabili e criticabili da esperti indipendenti?

Parlando di merito, farò un esempio unico, che concerne quel che mi compete. Dice il documento: “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L’impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile.”. Una affermazione molto netta, e basata sulle nuvole. Vediamo invece la realtà.

La Valsusa è stata per 40 anni oggetto di cantieri per grandi opere: la diga internazionale del Moncenisio, il raddoppio della ferrovia e dei tunnel ferroviari, il tunnel autostradale e l’autostrada del Frejus, poi l’impianto e la centrale idroelettrica di Pont Ventoux: la pretesa “sostenibilità” della nuova opera (a parte che il concetto di “sostenibile” non è definito se non in modo euristico) non viene mai valutata considerando l’impatto ambientale di quanto è già presente, che non è poco.

I cantieri danneggiano gravemente la salute degli abitanti: lo stesso studio di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) presentato da LTF, i proponenti l’opera [1], calcola un incremento del 10% nell’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari a causa dei livelli di polveri sottili prodotte dai cantieri. In base alle statistiche attuali questo aumento corrisponde a circa 200 morti in dieci anni. I documenti considerano le polveri sottili PM 10, senza considerare, ad esempio per la tratta italiana – le polveri sottilissime PM 2,5 e altri inquinanti: attendiamo quindi una valutazione seria su questi aspetti, che tuttora manca.

Il problema dell’amianto, poi, è stato minimizzato: si ammette la presenza di amianto solo per i primi 500 metri, in una zona dove per anni LTF ha negato che si potessero trovare rocce amiantifere. Salvo poi ammettere che “…la presenza di rocce potenzialmente contaminate da presenza naturale di vene asbestiformi (ofioliti, pietre verdi e serpentiniti) che possono determinare durante le fasi di scavo e movimentazione di materiale di risulta una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile”. Le misure di cautela per lo smarino amiantifero sono poi incredibili: dire che lo si chiuderà in sacchi per spedirlo all’estero significa non rendersi conto che anche solo 500 metri di tunnel di base corrispondono a 170.000 mc, pari al carico di 17.000 TIR. Per lo scavo del tunnel nella tratta italiana, si definisce come “tenore molto basso” un tenore sotto il 5% delle rocce potenzialmente riscontrabili durante lo scavo: che ne è del limite di legge, che parla di 0.1%?
Le mineralizzazioni di uranio in Valsusa sono una realtà: a presenza di uranio nelle rocce del massiccio D’Ambin oggetto dello scavo del tunnel di base sono ampiamente documentate fin dagli anni ’60 e ’70. Si va dallo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) del 1965 [2] alle prospezioni condotte dall’Agip nel 1978, alle misure dell’ARPA [3]. Sul versante francese, analoghe prospezioni furono svolte dalla società Minatome [4]. Chi propone l’opera afferma che sono stati effettuati dei carotaggi nei dintorni del tunnel geognostico e che tutti i valori “rientrano nella norma”. Appare peculiare, innanzitutto, che proprio nella zona dove si pensa di costruire il tunnel geognostico e poi il tunnel di base, decine di chilometri in totale, sia assente la presenza di uranio, quando tutta la Valle di Susa abbonda (se ne contano ben 28) di affioramenti di filoni uraniferi. In realtà, nulla si conosce su quello che si incontrerà scavando, se non la ragionevole probabilità di andare ad incocciare in filoni uraniferi grandi e piccoli. Inoltre, valutazioni indipendenti effettuate sulla base di “valori normali” del contenuto di uranio prevedono, a causa dell’emissione di gas radon da parte di queste rocce “normali”, la necessità di ricambiare ogni ora l’intero contenuto di aria del tunnel in fase di scavo, oltre al problema della risospensione di polveri e al dilavamento del materiale di smarino, con dosi alle popolazioni non trascurabili.

Per lo smarino, una stima conservativa darebbe un volume da mettere a discarica sul lato italiano di 15 milioni di metri cubi, pari al volume di 6 piramidi di Cheope, il triplo di quanto dichiarato dal progetto. E quindi per 2/3 senza alcuna ipotesi di collocazione a discarica.

In ultimo, un cenno va fatto al problema del dissesto idrogeologico in seguito agli scavi dell’opera, alla sparizione di fonti, falde, corsi d’acqua, all’enorme spreco di una risorsa preziosa come l’acqua. Il Mugello insegna. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto in un nostro precedente articolo: le belle parole passano, i grandi disastri restano, al Mugello, e resterebbero anche in Valsusa, qualora questa pazzia venisse effettivamente messa in opera. Ma tutte le evidenze – foss’anche soltanto la rigidità di chi dice “discutiamone pure, ma non si discute che l’opera si faccia” (un ossimoro quasi comico) – ci fanno capire come la vada a pochi. Occorre soltanto capire quanti ulteriori soldi pubblici verranno sprecati prima che il progetto venga abbandonato.

[1] LTF sas - Progetto preliminare in variante – Studio d’impatto ambientale-sintesi non tecnica (documento PP2-C3C-TS3-0105-A_AP-NOT del 9/7/2010 basato sull’originario trattato italo-francese del 29/1/2001)

[2] Studio geo-petrografico del versante italiano del massiccio d’Ambin; Lorenzoni S., Memorie degli Istituti di Geologia e Mineralogia dell’Università di Padova, 1965, vol. 25.

[3] ARPA Piemonte – documento prot. 3065 del 9/10/1997 relativo all’analisi delle rocce prelevate presso la miniera di venaus

[4] Le socle du massif d’Ambin (Alpes franco-italiennes); Gay M.; Vialette Y. , Bulletin de la Societe Geologique de France, 1974, Vol. 16, Issue 3, pp. 245-246

giovedì 22 marzo 2012

AL MINISTRO FORNERO NON PARLAR DEL CIMITERO



Fino ad oggi non avevo pensato ai rischi che poteva correre il ministro del lavoro Fornero per il fatto di possedere un cognome che fa rima con cimitero.

Mi ero limitato a pensare alla difficile giovinezza del ministro Passera, il cui cognome è già lì bello pronto per prenderlo in giro senza neanche il bisogno di perdere tempo a cercare una rima.

Da oggi devo prendere atto che il cimitero accostato ad un nome proprio è un'istigazione all'omicidio, per cui chiunque si trovi nelle vicinanze della donna che indossa quella maglietta potrebbe essere considerato suo complice. Esattamente come Diliberto, che ha cercato in maniera patetica di dimostrare che lui quella scritta non l'aveva proprio vista.

Un politico che si dissocia da una maglietta mi mancava. Se non ha letto la scritta, vuol dire che stava guardando le tette.

Comunque, tutto 'sto casino per una rima anche scontata. Mi immagino il pandemonio che sarebbe scoppiato se su quella maglietta ci fosse stato scritto "Fornero vaffa" o "Io odio la Fornero".

Come diceva Totò :"Ma mi faccia il piacere !"

mercoledì 21 marzo 2012

IO RIMPIANGO BIAGI



Non so se anche per voi è la stessa cosa, ma io rimpiango molto la cosiddetta riforma Biagi del mercato del lavoro. Quella almeno sospendeva l'articolo 18 solo per due anni e solo nelle aziende che avessero varato una politica di assunzioni di nuovi lavoratori. Per certi versi, dava anche un senso al termine datore di lavoro, cioè colui che assumeva nuovo personale.

Certo poi Berlusconi e il suo governo hanno approfittato in modo indegno dell'assassinio di Biagi per dare il suo nome ad una legge infinitamente peggiore, che ha generato il mostruoso effetto di precarizzare il lavoro oltre ogni limite.

Non bisogna comunque dimenticare che questo risultato è stato reso possibile solo grazie all'imbecillità - o, per i meno ingenui, alla complicità - dei governi di centrosinistra che con il ministro Treu - solo per citarne uno - avevano dato il via alla nascita dei contratti a tempo determinato.

Comunque, eravamo già arrivati ad un buon punto: un esercito di persone costrette a lavorare per pochi spiccioli, sottoposte a veri e propri ricatti e per di più senza neanche avere la certezza che quel poco che guadagnavano potesse almeno garantire una sussistenza certa - dignitosa sarebbe troppo - per tutta la cosiddetta età lavorativa ( che è l'unica età che si allunga così velocemente ).

E' chiaro anche ad un imbecille che in una condizione di vita del genere parlare di temi come crescita e natalità sia pressoché impossibile, venendo a mancare in partenza i presupposti di lungo termine.

Eravamo comunque giunti ad un risultato degno di nota, cioè ad una notevole flessibilità in entrata per quanto riguarda il mondo del lavoro. Da questo momento in poi Berlusconi sarebbe stato il garante ultimo che questo stato di cose - già così indegno - non avrebbe potuto cambiare ulteriormente in peggio.

So che suona incredibile, ma proprio il suo modo di essere e di apparire - l'ottimista per definizione, che si è fatto da solo e che proprio perché si è costruito l'immagine di uomo vincente non può e non vuole riconoscere la crisi - ci avrebbe evitato ciò che invece ci verrà portato dalla primavera: la nuova riforma del mercato del lavoro.

Infatti, solo chi non risponde in alcun modo ai cittadini può partorire una mostruosità del genere. Una ristrutturazione, come la chiamano loro, che rende il lavoro non come un mondo in cui entrare, ma un posto da cui sarà difficilissimo riuscire a non farsi sbattere fuori.

E non è che il primo passo.

martedì 6 marzo 2012

PRIMARIE

La Puglia, Milano, Genova. Adesso anche Palermo. Ovunque il Pd indichi un suo candidato alle primarie, questo risulta puntualmente sconfitto.

In un partito serio la dirigenza comincerebbe a farsi qualche esamino di coscienza. All'interno di quest'accrocchio di residuati politici, invece, si continua a blaterare di tirarsi Monti in casa come padre nobile - se non vero e proprio leader - o di prendere atto che gli elettori non vogliono alleanze con la sinistra.

Forse sarebbe il caso di convincersi una volta per tutte che non è che gli elettori vogliono Monti o l'alleanza con il centro o la sinistra. E' più probabile che chi vota alle primarie stia cercando in tutti i modi di far capire che non vuole più questi dirigenti.

Ma, si sa, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...

Mi torna in mente questa gag di Corrado Guzzanti: quando la realtà supera la fantasia.