giovedì 2 febbraio 2012

ABOLIRE I TESORIERI LADRI, NON I FINANZIAMENTI







Oggi, il tesoriere della Margherita, il senatore Lusi (Pd), ha dimostrato che i tempi e i partiti sono cambiati: da vere e proprie strutture aziendali, che avevano bisogno di enormi quantità di denaro per poter funzionare, sono diventati dei condomini dove l'amministratore scappa con la cassa.

Vent'anni fa, i tesorieri che venivano pizzicati si giustificavano sostenendo che rubavano per il partito.

Oggi, forse anche a causa della crisi economica, la musica è cambiata: i soldi si sottraggono per bisogno.

Chiaro che una storia del genere faccia tornare in auge l'eterno dibattito sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Di fronte a fatti come quello di Lusi, la tentazione di dire che andrebbe abolito del tutto pare essere la più logica.

Bisognerebbe però anche fermarsi a riflettere sulle conseguenze di questa abolizione. Innanzi tutto, è vero che i partiti non vivono d'aria; quindi, o si aboliscono anche loro, oppure ci si dovrebbe domandare dove i partiti andrebbero a prendere il denaro che non gli arriverebbe più dal finanziamento pubblico. L'unica possibilità sarebbero i privati, all'incirca come succede in America, dove però le lobbies hanno una posizione preminente nell'influenzare la linea politica dei partiti, secondo il classico "pago, quindi ho diritto".

Francamente, un sistema del genere mi sembra ancora peggiore di quello in vigore, anche se non si può certo dire che quello che c'è funzioni bene. Ma eliminarlo del tutto, senza nemmeno tentare di renderlo efficiente non sembra essere la soluzione più ponderata.

Altrimenti, secondo questa logica, si potrebbe abolire la gestione pubblica dell'acqua, dato che gli acquedotti pubblici non sono efficienti. Oppure, abolire le pensioni d'invalidità, perché ci sono i falsi invalidi.

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